giovedì 9 febbraio 2012

IL CASO: Lo IOR abbandona le banche italiane

IL CASO

Lo Ior abbandona le banche italiane

La banca del Vaticano ha deciso di non utilizzare più per i propri deposti gli istituti di credito italiani, dopo che la Banca di Italia ha imposto di considerare lo Ior una banca extracomunitaria


MILANO - Lo Ior, Istituto per le opere di religione non è più cliente di banche italiane ed ha trasferito gran parte delle proprie attività finanziarie in Germania, da circa un anno, ossia da quando Bankitalia ha imposto agli istituti di credito di considerarlo alla stregua di una banca extracomunitaria. Il progressivo azzeramento dell'operatività (nove gli istituti di credito italiani con i quali lo Ior era in rapporti, tra i quali Unicredit e Intesa), è emerso dall'esame dei rapporti finanziari acquisiti dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta su presunte attività di riciclaggio legate ad operazioni avviate dalla banca vaticana. Inchiesta scaturita dal maxisequestro di 23 milioni di euro (settembre 2010) dello Ior ritenuti dalla procura oggetto di una movimentazione caratterizzata da omissioni punite dalle norme antiriciclaggio.

Nella vicenda sono indagati il presidente Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani. Il denaro è stato dissequestrato nel giugno dello scorso anno dal tribunale del riesame alla luce dei "rilevanti mutamenti sul piano normativo ed istituzionale" dello Ior in materia di antiriciclaggio. Tra queste l'istituzione dell'Autorità di informazione finanziaria (Aif) del Vaticano, con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di scambio "a condizione di reciprocità" di informazioni in materia di operazioni sospette.
Ma, quest'ultimo, con riferimento alle attività della magistratura romana, solo in un'occasione ha risposto alle domande degli inquirenti, in particolare del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava, titolari di alcuni procedimenti. In uno di questi, come riferito oggi da "L'Unità", ci sono quattro sacerdoti indagati per riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro: si tratta di Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (il nomi nativo di quest'ultimo appare nelle indagini sul G8) nonchè monsignor Emilio Messina. 
 

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