mercoledì 21 dicembre 2011

I RAGAZZI DI FASTWEB, UOMINI E DONNE DEL DOMANI

LA FORZA DEI RAGAZZI ItALIANI, LA VOLONTA’ DEL FARE
I RAGAZZI DI FASTWEB, UOMINI E DONNE DEL DOMANI
Bologna: «apre un centro monomarca, dove i ragazzi sono i protagonisti»
di Michel Upmann
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BOLOGNA – Bhè  inizio proprio con un “Bhè” di solito non scrivo articoli sul lavoro dove  mi potrebbero tacciare di “pubblicità occulta”. Questa volta  invece vorrei puntare e  vorrei scrivere di come dietro una grande azienda, ci sono dei giovani, ci sono questi giovani ragazzi , gli uomini e donne del domani.
Entrato come un semplicissimo cliente, tra fili e TV ancora da attivare , hanno fatto del disagio dell’apertura un punto di originalità. Non si sono spostati neanche di un millimetro, non si sono dati per persi e hanno aperto questo 13mo punto monomarca a Bologna, tra la gente dello shopping natalizio, loro non si sono persi d’animo, tra cavi, cavetti, tv da installare, tecnici che  finivano di montare allarmi ed altro, loro non si sono scomposti di un centimetro,  Emmanuele e Alex, indaffaratissimi tra i clienti e le tv da appendere e Maddalena e Mariangela, a “schedare” i nuovi e tanti clienti, tutti con precisione svizzera, con occhio alle procedure, ed un occhio umano verso i clienti che ne sanno poco.
Tutti erano i benvenuti, tutti hanno avuto (nonostante il disagio dell’apertura che ha fatto di loro vanto e bollino di originalità) una risposta esaustiva. Ad un certo punto sembrava di essere in un forno dove il profumo succulento attira i passanti. Questi ragazzi sono ventenni, potrebbero essere tutti miei figli ed ho visto (nonostante questa vena di pessimismo del paese) in loro la forza che c’è la faremo, ma non per la manovra “Monti” o per altri politologi, per loro per i ragazzi che si danno da fare, hanno voglia di far vedere come si lavora, con semplicità, con umiltà. Non gli regaleranno  nessuna medaglia, ma loro sanno quello che interessa , una azienda dove poter lavorare e dare il loro meglio. Un gruppo di giovani che fa oscurare e vergognare chi dell’austerity fa solo una predica  mentre razzolano male. Una volta nella vita, passi in messaggio Natalizio, un passo indietro a chi non ha fiducia nel futuro e quindi in loro stessi, un passo avanti e facciamo largo a questi ragazzi … gli uomini e donne del “domani”

lunedì 19 dicembre 2011

LadyMonti Elsa pizzicata con scorta e auto blu Meno male che si vantavano di essere tecnici

LadyMonti Elsa pizzicata con scorta e auto blu Meno male che si vantavano di essere tecnici

Lady Elsa pizzicata sulla Lancia Thesis, senza Mario ma con l'uomo della scorta. Grana per il premier in tempo di sacrifici e tagli alla Casta

LadyMonti Elsa pizzicata con scorta e auto blu  Meno male che si vantavano di essere tecnici
liberoquotidiano.it
Sobrietà, austerity, misura sono le parole più amate dal premier Mario Monti. Sono le regole, le linee guida in ogni sua decisione. Sono la strategia per rispondere ad un momento di crisi pesante. E, forse, anche un modo per smarcarsi da chi l'ha preceduto. E infatti, è lui il primo ad ostentare morigeratezza: per volare a Bruxelles sceglie un "piccolo" Falcon 900 da dodici posti in luogo dell'Airbus presidenziale, rinuncia allo stipendio da premier e ministro dell'Economia e paga il biglietto se va a una mostra. Eppure c'è qualcuno, a lui molto vicino, che mal si adegua a questo stile. Quasi fosse una nuova vita che però gli va stretta. E' Elsa Monti, la first lady, che è stata vista aggirarsi per Roma con l'auto blu, una Lancia Thesis. Non solo, insieme a lei c'era anche un uomo armato, addetto alla sicurezza - racconta Dagospia.
Il treno...e l'auto blu - Sicuramente ci saranno buoni motivi per cui la moglie del sobrio Monti si comporti così. Eppure non possiamo fare a meno di notare come stoni l'auto blu di lei con il treno preso da lui per recarsi a Roma, solo qualche settimana fa. Peccato che in quell'occasione ad attendere il premier sui binari ci fosse proprio... un auto blu. Non è un bel vedere se si pensa che uno dei cavalli di battaglia del governo è proprio la lotta ai costi della politica.

Bilderberg riabilitato e dichiarato idoneo a governare il mondo

Bilderberg riabilitato e dichiarato idoneo a governare il mondo



“Here we are, born to be kings          “Eccoci qua, nati per essere re
We’re the princes of the universe.”     Siamo i signori dell’universo.”

- Freddie Mercury

Una delle società più segrete al mondo sta venendo allo scoperto, sbattendo le palpebre alla lampeggiante e violenta luce del giorno, come Dracula che inaspettatamente decidesse di sentirsi più al sicuro emergendo dalla sua cripta fredda e umida al sorgere del sole.
“Sorgere del sole”, è la parola giusta. Mai le prospettive di un unico ordine mondiale sono sembrate più rosee, o più a portata di mano.
Così, non può essere affatto una coincidenza che il Gruppo Bilderberg, e la sua conventicola sorella, la Commissione Trilaterale, stiano improvvisamente a crogiolarsi sulle sedie a sdraio sui prati della rispettabilità pubblica.
È mia sincera convinzione che stiamo assistendo ad azioni di “riscaldamento” idonee a preparare noi tutti ad un unico ordine mondiale, nel momento in cui l’orchestrato smantellamento dell’intera economia globale comincia a mordere e a lasciare i segni.
Subito dopo che il consorzio Bilderberg / Goldman Sachs / Unione Europea aveva promosso colpi di Stato in Italia e in Grecia nel mese di novembre, l’agenzia Reuters diffondeva un dispaccio, (Reuters wired a report ), in cui veniva comunicato che il gruppo Bilderberg e la Commissione Trilaterale avevano assunto il controllo su tutta l’Europa.
L’agenzia faceva apparire i “gemelli terribili” degni di essere applauditi per aver raccolto il calice avvelenato della grande crisi del debito, che a quanto si dice sta erodendo l’euro.
Prima di proseguire, dobbiamo sottolineare che sul curriculum pubblico del direttore generale della Reuters, Peter Job, costui non è nuovo nel condividere il pane alla tavola dei dominatori dell’universo.
[Nota editoriale: in effetti, questa condivisione è così notoria che un documento formato pdf ospitato sul sito ufficiale del Dipartimento della Difesa rivela che esattamente a pagina 7 sotto la voce “Regno Unito” Job si trova primo nella lista.]
 
Beh, si potrebbe dire, Job ha diritto di trascorrere il suo tempo libero come vuole. Vero.
Il problema è che l’indipendenza editoriale merita di divenire oggetto di discussione e di contestazione nel momento in cui una fonte primaria di notizie e informazioni ha giurato di mantenere il segreto su eventi in cui è coinvolta. Non siamo in presenza di informative non attribuibili, non ufficiali, da evitare assolutamente, anche se diffuse da un giornalismo sinceramente onesto.
Il contenuto degli incontri del Bilderberg è riservato, sebbene sia privo di senso per qualsiasi dei partecipanti negare che lo scopo degli incontri annuali, per lo meno, è quello di influenzare i governi e le autorità pubbliche di tutto il mondo ad agire in un certo modo.
Posso sembrare antiquato, ma il compito principale dei media è quello di proteggere e nutrire la democrazia, dispiegando i fatti davanti al popolo.
Allora, questa è la domanda grande come una casa: i media possono essere direttamente coinvolti nella formazione della politica, quando il loro compito nella vita è quello di riferire e commentare le cose pubbliche?
Naturalmente, i grande baroni dei media hanno sempre tirato i fili dietro le quinte.
Randolph Hearst, Lord Beaverbrook, ed ora il clan Murdoch, hanno sempre spietatamente manovrato le leve del potere, spesso con conseguenze sorprendenti.
Il fatto che i giornalisti al loro servizio siano diventati collaboratori e professionisti della menzogna (vedi il caso dell’attuale scandalo della pirateria informatica sulle comunicazione telefoniche da parte del gruppo Murdoch) alla fine può essere annoverato fra le debolezze umane, ma non è proprio una cosa giusta.
La cosa diventa diversa per quei media che si aggrumano intorno al Bilderberg, che in buona sostanza si stanno dando da fare per fornire un’immagine più nitida e pulita ad una organizzazione che con tutta evidenza non è proprio alla ricerca di soluzioni democratiche.
Wikipedia emette trilli da allegro carillon, che il nuovo Duce d’Italia, Mario Monti, è un assiduo presenzialista del Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale, ed ex consigliere di Goldman Sachs.
Questi di Wikipedia si muovono con uno stile assolutamente impassibile, suggerendo che queste credenziali, sicuramente ben meritate, si addicono al ruolo di Monti, primo dei governanti non eletti in Europa dal tempo dei colonnelli neofascisti greci di 35 anni fa (tenendo conto naturalmente di Loukas Papademos, che ora è il Gauleiter della Grecia).
E però, Monti ha ministri civili, come una foglia di fico per mascherare ciò che è nondimeno chiaramente una giunta, una volta che le si solleva… la gonna.
Consultate Wikipedia, e scoprirete che Monti è a tutto titolo sui libri paga del carosello delle grandi banche centrali – la Boston Federal Reserve, la finanziaria greca “Partenone” e vicepresidente della Banca centrale europea, dove ha ricoperto incarichi per otto anni sotto due presidenti.
Un onesto, sincero ed instancabile lavoratore, eh?!
Andando un po’ più in profondità all’interno di un’analoga entrata al governo, troveremo tranquillamente acquattato quel “Trilateralista” d’annata (dal 1998) che in realtà ha provocato la crisi del debito greco. Parliamo nientemeno che di Papademos, che stava a servizio presso la banca centrale come capo negoziatore per fare entrare a forza la Grecia nell’Eurozona nel 2000. Si è trattato  della leggendaria truffa Goldman Sachs / JP Morgan nel falsificare i libri contabili, che si è riverberata poi come il cuore della crisi greca che stiamo osservando ora.
Come i deliri di uno zio pazzo celato in soffitta, non è stato possibile nascondere i sospetti sulle reali intenzioni del Bilderberg. Succede invariabilmente un disdicevole putiferio quando il “giovanotto” inizia ad urlare rabbiosamente da una finestra del piano superiore, proprio quando si hanno ospiti in giro per un rilassante barbecue domenicale pomeridiano.
Quindi, tutte le pomate lenitive cosparse sulle accuse di cospirazioni hanno al contrario in buona sostanza infiammato le congetture, soprattutto attraverso l’azione della rete Internet estesa al mondo, insieme a quella di nuovi professionisti di un giornalismo non impastoiato, privo di censure.
Nel corso degli anni, la risposta variava, dalle smentite di copertura che il gruppo Bilderberg esistesse in qualche forma organizzata, alle accuse contro quei pochi scomodi ficcanaso che criticavano a testa alta, che venivano denunciati come fossero fenomeni da circo patiti degli UFO, satanisti o pazzi diversamente assortiti, che sarebbe stato il caso di rinchiuderli in un manicomio per il loro interesse.
In un certo senso, questo era inevitabile, visto che la trama della vicenda Bilderberg, un complotto segreto da parte di un’élite di potere incestuosa che cospirava per conquistare il mondo, sembrava infatti assolutamente fantastica.
L’inizio dell’afflosciarsi dell’economia mondiale nel 2008 metteva in moto abbastanza improvvisamente una mutazione nella rappresentazione della cricca del Bilderberg.
Per anni, un drappello ristretto di appassionati e zelanti osservatori, i cosiddetti “Bilderwatchers”, si era reso in qualche modo insopportabile facendosi vivo alle riunioni annuali del gruppo Bilderberg, cercando di identificare gli arrivi illustri.
La documentazione di questi osservatori veniva trascurata, ed anche i mezzi di informazione più importanti non davano alcun peso all’annuale “carovana” Bilderberg, o dipingevano l’assemblea annuale come un innocuo ricevimento all’ora del tè di statisti e leader di imprese multinazionali, che non avevano niente di meglio da fare.
I pochi che hanno tentato di partecipare senza invito, o di intercettare abusivamente comunicazioni su quello che avveniva, sono stati malmenati dai vigilantes di polizia e della sicurezza, che sempre più hanno adottato le tattiche di intimidazione e di minaccia affinate in occasione dei vertici del G20. Accuse e querele di diversa natura sono sempre state scartate per ordine delle superiori autorità.
 
Poi è arrivato il “Momento famoso” di Obama, nel giugno del 2008.
Fino a quel anno, gli organizzatori e i partecipanti al gruppo Bilderberg  potevano contare sugli schermi protettivi delle… folli teorie cospirative.
Per alcune ore, il 6 giugno, con gli applausi della convenzione ancora nelle orecchie, Obama segretamente si allontanava dalla campagna elettorale per partecipare a una riunione ristretta con componenti di rilievo del Bilderberg, a margine dell’incontro principale che si doveva tenere più tardi, tra il 5 e l’8 giugno a Chantilly, alla periferia di Washington.
Aveva al seguito la accigliatissima Hillary Clinton, anche lei una del Bilderberg.
Che cosa è successo dopo, è esploso su Internet, ma non sui media di informazione; e anche tra la comunità Internet sussisteva un senso di incredulità pieno di tensione in merito ai disegni sul dominio del mondo, che ora stavano vorticando attorno al probabile prossimo presidente degli Stati Uniti.
Qui siamo in presenza di un certo interessante tempismo. Curiosa la “coincidenza” di come ai magnati del Bilderberg fosse capitato “per caso” di incontrarsi negli Stati Uniti, e così comodamente vicino a Washington, proprio quando la Convention democratica concludeva i suoi lavori e sceglieva Obama – candidato preferito e a lungo prospettato dal Bilderberg.
Una linea piuttosto stupida è emersa da un membro del Bilderberg, che ha tentato di sdrammatizzare l’agitazione suscitata dal fatto che Obama potesse apparire il burattino a cui è stata consegnata la lista della spesa, per conto del gruppo Bilderberg, da far digerire al suo governo.
Egli, invece, si è sparato da solo sui piedi ammettendo che sarebbe stato difficile nominare una qualsiasi amministrazione degli Stati Uniti, che non fosse brulicante di membri del Bilderberg, e di altri personaggi appartenenti allo stesso ambiente, come il Consiglio per le Relazioni con l’Estero e la Commissione Trilaterale.
A partire da allora, è stato sempre più difficile stendere un velo di silenzio su Obama, il “presidente barboncino” del Bilderberg, soprattutto perché le principali nomine nella nuova amministrazione si rivelarono davvero Bilderberg dipendenti.
Ma c’era anche qualcosa d’altro.
Dopo Chantilly, per la Clinton sembrava che il ripieno fosse stato confezionato alla meglio senza la sua partecipazione. Ed era successo proprio così! Lei abbandonava la riunione segreta, tenutasi a casa di uno dei principali membri del Bilderberg, nella consapevolezza che era il tetro vecchio mulo Joe Biden ad essere candidato alla vice-presidenza, e non lei stessa, come Obama aveva fatto intendere.
A lei veniva promesso come compensazione quel letto di chiodi tormentoso chiamato Dipartimento di Stato. Bruciata da questa terribile umiliazione impartitale dal suo stesso clan, la Clinton non ha mai più recuperato il suo equilibrio e da allora ha dimostrato di essere palesemente a disagio.
Come numero due sulla lista dei candidati, e successivamente come vice-presidente in carica, i “Bilderberger” temevano che la Clinton, una figura decisamente reticente che poteva presentare alcuni problemi nell’assorbire documenti e informazioni, come a volte indicava un suo latente autismo, avrebbe facilmente eclissato Obama.
In ogni caso la vicenda ha dimostrato l’influenza del Bilderberg nel dettare loro il cammino.
Nel 2009, avveniva qualcosa di strano. Il Bilderberg veniva investito improvvisamente da nuove dinamiche. Branchi di giornalisti si avventavano sulla società segreta come mosche su un pasticcio di carne. I giornali cominciarono a riempire le colonne dei loro articoli con le sparate carpite ai principi dell’universo nelle loro berline eleganti, in arrivo all’ultimo elegantissimo hotel strettamente sorvegliato scelto per l’annuale “consiglio della tribù”.
Crescevano le dimensioni degli articoli e si allungavano i minuti di trasmissione. Il Bilderberg era entrato nel dominio della popolarità, e lì vi rimaneva saldamente. La domanda è: perché?
Naturalmente, la demolizione controllata della Clinton, l’ascesa a razzo di un candidato nero con un passato islamico che concorreva per la Casa Bianca, inoltre completamente sconosciuto solo pochi mesi prima, tutto ciò aveva molto a che fare con questo.
Si accendevano le discussioni. Il Bilderberg poteva fare e disfare i presidenti degli Stati Uniti.
In termini di “disfare”, un precedente prescelto dal Bilderberg, Jimmy Carter, era stato messo da parte senza tanti complimenti, e sostituito con Ronald Reagan, non essendo riuscito ad essere all’altezza dopo i suoi primi quattro anni di mandato.
Margaret Thatcher era un’altra totale sconosciuta, fino a quando lei presenziò alla riunione del Bilderberg tenutasi in Turchia nel 1975. Da allora la sua ascesa al potere fu fulminea.
Tony Blair veniva destinato senza riserve a sorridere alla fama e alla fortuna, fino al suo ingresso a Downing Street, dopo aver dimostrato le sue abilità forensi… con le posate e un cocktail di gamberetti al conclave del 1993 tenutosi ad Atene.
Poi, nell’anno successivo, nel mese di maggio del 1994, il caso voleva che il non-Bilderberg leader laburista John Smith inaspettatamente, ma molto opportunamente, cadesse stroncato (da un attacco di cuore), su una montagna scozzese.
Blair, un ex agitatore sinistroide anti-Unione Europea e suonatore in un gruppo rock (gli Ugly Rumours), veniva eletto per prendere il suo posto, solo otto settimane dopo. I media britannici debitamente trasformavano un avvocato “gauche” (gioco di parole: gauche come di sinistra, ma anche gauche come maldestro) con strani occhi sbarrati (“staring”, gioco di parole con riferimento al successivo termine “star”) in una star rock (una roccia!) politica.
Il “Momento Obama” permetteva che analisi prospettiche sul gruppo Bilderberg filtrassero nel sistema di comunicazioni di massa. Chi erano queste persone ricche e potenti in maniera sbalorditiva, che potevano con uno schiocco delle dita far saltare il mondo?
Apparentemente, erano solo gentili patrizi, che sentivano il bisogno di incontrarsi e discutere sulle gravi questioni del momento, senza arrecare danno o con cattive intenzioni.
Questa è esattamente la linea spacciata da John Micklethwaite, partecipante al gruppo Bilderberg e redattore capo della rivista globalista da parrocchia, “The Economist”, in un suo rasserenante editoriale scritto nel gennaio di quest’anno.
In un’intervista artificiosa con il rassicurante, pipa in bocca, conte Etienne Davignon, un plutocrate belga stupendamente ricco, padrino dell’Unione Europea e principe ereditario del Bilderberg, appariva la storia familiare di un gruppo in cui si esprimevano le proprie emozioni in modo aperto, in cui persone importanti del mondo potevano parlare apertamente, “senza preoccuparsi che le loro parole potessero risuonare nei titoli di testa dei giornali dell’indomani”.
Come quelli che appaiono sui dispacci della Reuters, per caso? Nessun problema, come amano dire in Australia, quando si richiede anche un servizio modesto.
Come abbiamo fatto notare in precedenza, Peter Job, l’amministratore delegato di Reuters, è un “ospite” molto rispettato, e lui non è affatto l’unico tra il bel mondo di scribacchini e padroni di scribacchini.
Dopo tutto, non si tratta solo di semplice e ovvio buon senso giustificato dalla professione di “pubbliche relazioni” che, se si desidera controllare il messaggio, la tecnica migliore è sempre quella di invitare il nemico a cena all’interno della propria tenda?
L’elenco dei proprietari di giornali, di capo-redattori ed editorialisti che hanno partecipato ai vertici mondiali nel corso degli anni comprende, oltre a quelli di “The Economist”, del “Washington Post”, “US News and World Report”, “The Observer “(edizione sorella di stanza a Londra di “The Guardian”) , il canadese Conrad Black magnate della stampa (prima di ritirarsi in un…penitenziario), di “New York Times”, “CBS”, “ABC”, “BBC”, Rupert Murdoch, “Wall Street Journal”, “Financial Times”, “Die Zeit”, del “London Times”, “Le Figaro”, e così in avanti.
La festa di quest’anno a St Moritz è stata caratterizzata dalla presenza di invitati appartenenti a gruppi di media dell’Austria, Paesi Bassi e Finlandia.
Interessante notare che “The Economist” manda spesso due caposervizi con le funzioni di relatori, vale a dire il direttore e il coordinatore della sezione politica del giornale.
Così scopriamo che il sistema delle corporation dell’informazione non è altro che una vasta camera di risonanza, che riecheggia le conclusioni e le decisioni di un comitato élitario auto-referenziale di interessi incestuosi. Secondo la famosa frase di Marshall McLuhan, ecco la prova evidente che “il medium è il messaggio”.
Charlie Skelton, editorialista del “Guardian” di Londra, è uno degli scomunicati che non è degno di un invito formale. Egli è il “teppistello”, sempre in disaccordo, confinato ai margini. È sicuramente il tipo che non ci mette un attimo a lanciare mezzo mattone contro la finestra del preside. Ecco un esempio.
“Sono così incredibilmente indignato di un potere che viene piegato al volere di pochi. Ho avuto davanti agli occhi questo potere per tre giorni, e mi viene la mosca al naso. Non mi importa se il gruppo Bilderberg ha in programma di salvare il mondo o di ficcarlo in un frullatore e berne il succo, non credo che la politica dovrebbe essere condotta in questo modo.”
Buono a sapersi, se non che il Bilderberg non si interessa di un’attività mondana e in gran parte priva di senso chiamata politica, e non lo ha mai fatto.
Mario Monti, un grande gladiatore Bilderberg, che è ora il signore non eletto dell’ Italia, ha sempre dichiarato la sua posizione fermamente contraria alle politiche di partito.
Allo stesso modo, Charlie Skelton scansa la scomoda verità che il gruppo del giornale che compra i suoi lavori è stato ben rappresentato al Bilderberg, nel passato.
Inoltre, tutti sono ben informati su cosa significava Fleet Street (una strada di Londra, sede dei maggiori quotidiani inglesi fino agli anni ’80,  e l’agenzia Reuters è stata l’ultima testata del giornalismo britannico a lasciare questa località nel 2005), e sono consapevoli degli stretti rapporti praticamente senza interruzioni che esistono tra il “Guardian” e i servizi segreti britannici (e che in realtà coinvolgono altri organi vitali dei media britannici, tra cui il gruppo di Murdoch e la BBC).
Allora, perché il nostro Charlie ha fornito una così pesante “nota spese”, tale da indurre il lancio di oggetti contundenti al passaggio dei  Bilderbergers? È davvero molto semplice.
Il suo principale lavoro quotidiano è quello di scrivere testi umoristici. Viaggiando da una sontuosa località ad un’altra all’inseguimento della carovana del Bilderberg, consapevolmente o meno, il suo ruolo è quello del buffone di corte che trasforma le cose mortalmente serie in risate fragorose.
Tuttavia, dopo il raduno presso la deliziosa stazione balneare catalana di Sitges nel 2009, il suo reportage includeva questa frase più che interessante:
“Sarebbe più piacevole se l’interfaccia tra il Bilderberg e il mondo potesse essere più morbida – se potesse mostrarsi a noi a viso aperto, piuttosto che come la canna di una mitragliatrice.”
Per me questo racchiude l’inconfondibile sapore di un commento per condizionare una favorevole opinione. Dico questo, perché sono sicuro che dietro il tenore di una corrispondenza più misurata sul Bilderberg si nasconda un enorme cambiamento di politica di marketing.
Vale a dire, abbiamo avuto a che fare con l’arroganza – perfino con l’insolenza – di élite orgogliosamente distaccate, e diamo il benvenuto sulla scena ai loro manager e pensatori, responsabili e fedeli, al posto di politici purtroppo ossessionati dalle bustarelle della corruzione.
Questo è esattamente ciò che l’elegante Mario Monti sta predicando agli Italiani in questo momento:
Sia che lo vogliate o no un governo mondiale, noi siamo quello, e voi dovrete sottomettervi a noi! Ma noi desideriamo il vostro amore, anche quando noi stiamo forgiano le catene con cui vincoleremo per sempre queste vostre vecchie ridondanti libertà.
Splendido il Nuovo Mondo? Sì, Aldous Huxley usava quasi esattamente questi termini:
“ ‘E questo’, sentenziava il Direttore, ‘questo è il segreto della felicità e della virtù – col preferire solo quello che si è destinati a fare. Tutti i condizionamenti mirano a questo: rendere le persone simili al loro destino sociale ineluttabile.’”
Il Monte (“-berg in tedesco significa “monte”) Bilderberg estende ora la sua ombra scura sulle strutture di tutta l’Unione Europea e di tre suoi Stati membri: Grecia, Spagna e Italia.
Questi tre paesi possono ora essere a ragione considerati colonie Bilderberg.
I “Bilderbergers” sono i controllori della Germania, Regno Unito, Francia, Polonia, Ungheria, Danimarca, Paesi Bassi e tra gli Stati non-membri, la Svizzera.
La “montagna” imponente ha controllato Washington per anni, in alleanza con la Commissione Trilaterale e il Consiglio per le Relazioni con l’Estero (per di più, bisogna ricordare un importante precursore, l’American Enterprise Institute).
All’interno della “montagna” troviamo Wall Street, la City of London, e la Banca Centrale Europea. Troviamo il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca dei regolamenti internazionali, l’UNESCO, l’ONU e la NATO.
Tutti insieme, le loro condizioni spianano la strada alla paternità della globalizzazione totale.
L’articolo della Reuters in novembre è stato puntuale e significativo in quanto ha rivelato il grado di conoscenza che il sistema dei media delle corporation possiede in merito al progetto Bilderberg, e con molta cortesia ha soprasseduto sull’intera metà del secolo scorso.
Ma niente riesce meglio di un successo.
Turbolenta, ingovernabile, ed emozionante, l’Italia è ora sotto il controllo del reggente Bilderberg, Mario Monti.
Se vi sembra che io faccia menzione di questo signore ad ogni respiro, io non mi scuso per nulla, in quanto vi avverto, Monti è un modello di comportamento importante per il futuro.
Monti appare ora come un faro di calma e di serenità in mezzo alle invariabili turbolenze del clima politico italiano. Non sembra un presidente provvisorio. Sembra uno ben sicuro di se stesso. Ecco, un Bilderberger dal volto umano, il tecno-dittatore promesso con le stesse caratteristiche altrove, ad altri paesi europei.
L’audacia mozzafiato con cui i globalisti hanno rovesciato il governo italiano legittimamente eletto, sull’onda di un allarme completamente fasullo rispetto al debito pubblico italiano, rappresenta la dimostrazione straordinaria del potere che attualmente hanno accumulato.
Monti si è permesso perfino di pronunciare una frase da far rimanere a bocca aperta, che il suo era “un governo forte, senza conflitti di interesse.”
Allora, niente Bilderberg, niente Commissione Trilaterale, niente Goldman Sachs?
Forse non vi è la presenza nel consiglio dei ministri di un direttore di una banca italiana in grande sofferenza, quotidianamente in attesa di un salvataggio finanziario da Francoforte?
Nemmeno di un ammiraglio responsabile del ministero della difesa, i militari responsabili delle forze armate per la prima volta dal tempo di Mussolini?
O forse non è arrivata la conferma da parte del nuovo governo dell’acquisto di 131 bombardieri della Lockheed Martin, i Joint Strike Fighters (JSF), al costo di 13 miliardi di euro, quando il paese dovrebbe essere in bancarotta?
Fino ad ora gli Italiani gradiscono quello a cui stanno assistendo, anche se il tempo ci dirà qualcosa a questo riguardo. Per ora, sono in uno stato di shock, per come in realtà sia stato possibile liberarsi del principe delle furberie Silvio Berlusconi.
Come nostra guida ad un probabile futuro, può essere illuminante tornare a qualche parola pronunciata  in materia di oligarchie da Friedrich August Hayek, economista e filosofo sociale e autore di La via alla schiavitù:
“La probabilità di trovare persone al potere come individui che dovrebbero provare avversione per il possesso e per l’esercizio del potere è al pari livello con la probabilità che una persona estremamente tenera di cuore potrebbe impiegarsi come maestro fustigatore in una piantagione di schiavi.”


Tratto da: Bilderberg riabilitato e dichiarato idoneo a governare il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2011/12/17/bilderberg-riabilitato-e-dichiarato-idoneo-a-governare-il-mondo/#ixzz1gyoYuQ6M
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

venerdì 16 dicembre 2011

Scandalo Don Verzè e San Raffaele: venerdì Valsecchi davanti al giudice, l'Ira del Santo Padre.


Scandalo Don Verzè e San Raffaele: venerdì Valsecchi davanti al giudice, l'Ira del Santo Padre.
Primo giorno in carcere, a San Vittore, per il manager comasco Mario Valsecchi, ex direttore amministrativo dell'ospedale San Raffaele di Milano, arrestato ieri (15/12/2011 ndr per chi legge) dalla Finanza su ordine della Procura Milanese. E' in cella con le pesanti accuse di associazione per delinquere e bancarotta assieme a Pierangelo Daccò, uomo d'affari già in cella e da ieri colpito da una nuova misura cautelare per associazione a delinquere. I due saranno sentiti dal Gip Vincenzo Tutinelli, lo stesso che ha avvallato la misura di custodia cautelare, venerdì mattina.
L'inchiesta dei Pm milanesi avrebbe accertato un giro di fondi neri che sarebbe stato gestito dall'ex vicepresidente Mario Cal, il braccio destro del fondatore don Luigi Verzè. Cal, per la cronaca, si è suicidato lo scorso mese di luglio, in circostanze ancora oscure e misteriose. Intanto Il Santo Padre a posto sotto la Protezione del Vaticano il San Raffaele (.. meno male) ed anche l'arrivo a Milano del cardinal Scola, uomo di grande fede e di provatissima moralità, che ha una grossissima missione, ripulire la Diocesi Ambrosiana, da queste intrusioni, di lobby massoniche che già dal 1973 si sono incancrenite dentro la Chiesa. Il Santo Padre Benedetto XVI sta operando in silenzio, una grande pulizia, che vista dal di dentro, non sarà veloce, ma già gli effetti di aria nuova si intravvedono. Dunque tornando a Valsecchi, secondo le conclusioni dei magistrati, è lui che avrebbe preso parte a tutti gli effetti al cosiddetto sistema San Raffaele utilizzato per dilapidare le risorse della Fondazione e dirottarle all'estero per le esigenze personali dei vecchi dirigenti nonché per pagamenti in nero. Ora, però, tocca all'ex direttore amministrativo. Ancora da capire se risponderà alle domande del giudice oppure resterà in silenzio. 

Vi è poi  da parte mia  un pensiero per L’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti del sito www.uaar.it, che si ostinano ad attaccare chi è cattolico, con articoli costruiti ad arte, con giochi d'astuzia, con cattiveria d'animo. Ma lasciateci stare, ma poi basta con quei test se siamo o no dei buoni cattolici. Ma pensate a tutte le vostre questioni, i vostri intrallazzi, che nonostante Laici e atei, senza Dio, in realtà siete attaccati peggio di tutti gli altri ad un solo Dio, il Dio DENARO.

MONTI ALLA PROVA DELLA FIDUCIA BERLUSCONI, "E' DISPERATO"

Ormai sono moltissime le voci di corridoio che lo dicono, che lo confermano.Ancora Lega, ancora bagarre, stavolta a Montecitorio mentre il governo poneva la questione di fiducia sulla manovra, che sara' votata domani. "NON PASSERA' " Cartelli contro l'Ici, cori 'vergogna vergogna', insulti a Fini che ricorda come "fischiano i pecorai non i deputati". Mario Monti non perde l'aplomb ma sottolinea la gravita' del momento: "Ci sono cose che non devono farmi alcun effetto. Mi sono trovato ieri nella parte alta dell'emiciclo del Senato e ho i visto dei miei conterranei abbastanza vivacemente all'opera", osserva con il suo misurato humour. Altrettanto misurata ma severa la considerazione del presidente del Consiglio sulle "resistenze" alle liberalizzazioni: "Non sono una novità in Italia né in Europa e spesso non vengono superate al primo colpo, ma si possono superare con una determinazione tenace". Senza la manovra varata dal governo, ribadisce il professore, "ci sarebbero state discontinuità nella capacita' dello Stato di fare fronte agli impegni, del Paese di stare in un quadro di stabilita' monetaria". "Ho l'impressione che gli italiani, pur avendo scarsissima simpatia quando si chiedono sacrifici, stiano capendo che l'alternativa non e' la vita senza quei sacrifici, ma la vita con sacrifici molto più gravi", è il mantra che l'inquilino di Palazzo Chigi affida ai giornalisti e che pone su in altro ambito anche durante la conferenza degli ambasciatori. In quell'occasione Monti' sottolinea che "l'interesse nazionale e l'orgoglio nazionale sono virtù moderne e attuali, che non coincidono con la miope difesa del proprio cortile di casa ma dalla consapevolezza che non si può prescindere dall'agenda globale". E il professore, il tecnico, richiama al dovere di "trasferire nel dibattito politico nazionale e nel tessuto da cui scaturiscono gli orientamenti politici generali la consapevolezza delle scelte da compiere e delle priorità da individuare, anche per poter partecipare in modo credibile alle sfide della collaborazione e della competizione". E si concede, il tecnico, una battuta sul termine ormai più temuto in Europa: "C'e' una variabile che conta piu' dello spread, cioe' il valore dell'aggettivo 'italiano'". Torna a farsi sentire anche la voce di Silvio Berlusconi che avverte: "Non c'e' nessuna certezza che questo governo abbia di fronte a se' tutto il tempo della legislatura, che e' un breve periodo ma, in un momento come questo, qualsiasi giorno può portare a cambiamenti importanti, è giunta l'ora di dare una svolta non possono governare le banche". "Io - rivendica - sono responsabile ma non credo che altri abbiano lo stesso senso dello Stato e la stessa responsabilità ", dice l'ex premier quando si parla di chi potrebbe chiedere lo scioglimento anticipato della legislatura. "A me non fa nessun piacere vedere l'insuccesso di qualcuno, soprattutto di Monti che con generosità si è messo a disposizione del Paese, ma siamo sicuri  che si tratta di un fatto di generosità più che di ambizione ?".

domenica 11 dicembre 2011

ECCO I NOMI E GLI INDIRIZZI E-MAIL DEI PARLAMENTARI CHE HANNO BLOCCATO IL DECRETO PER LA RIDUZIONE DEL LORO STIPENDIO.

ECCO I NOMI E GLI INDIRIZZI E-MAIL DEI PARLAMENTARI CHE HANNO BLOCCATO IL DECRETO PER LA RIDUZIONE DEL LORO STIPENDIO.

(da "Il Corsivo Quotidiano")
Finalmente. Che bel Decreto Governativo. Settimo comma dell’Articolo 23 della manovra:  Da Gennaio lo stipendio dei parlamentari italiani sarà equiparato alla media dei colleghi europei. 5000 Euro in meno a tutti. Ci godo.
Ovviamente i Parlamentari si sono già opposti al decreto. La Prima Commissione Affari Costituzionali della Camera ha già bloccato il comma.
Controllando sul sito della Camera ho scoperto però che sono pubblicati tutti i nomi dei componenti di questa illustre Commissione.
Cosa ancor più bella: ci sono gli indirizzi e-mail di tutti. Che ne dite, vi andrebbe di esprimer loro, in modo aggraziato ed educato, la vostra opinione sul poco gradevole misfatto che hanno compiuto?
E’ giunta l’ora di farci sentire!
Ecco il link dove reperire nomi e indirizzi email: Buon divertimento.

ALTRO CHE VATICANO/LA CGIL: 3000 SEDI IN TUTTA ITALIA E NEPPURE UN EURO DI ICI... SENZA LASCIARE CISL E UIL

ALTRO CHE VATICANO/ LA CGIL: 3000 SEDI IN TUTTA ITALIA E NEPPURE UN EURO DI ICI... SENZA LASCIARE CISL E UIL

Michel Upmann/ Riccardo Ghezzi per la fonte.
Altro che Vaticano. I Sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie al una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati.
E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell'"altra Casta", come è stata brillantemente definita dal giornalista dell'Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla triplice.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La Legge, però, paragona in modo del tutto immotivato alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso.
Ma c'è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Igl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto
secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l'articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste. Non c'è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice.
Logico che in parlamento si facciano leggi "ad personam", o meglio ad usum sindacati.
I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c'è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all'articolo 13 libera le associazioni dall'obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l'importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nella casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l'Inps rimborsa.
L'assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all'Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D'Alema, che concedeva loro l'esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire il Rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato "bastonato" nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.

Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?
(fonte Dagospia)

sabato 10 dicembre 2011

PRIMA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LA CHIESA CATTOLICA E LA MASSONERIA"di Michel Upmann - Italian University Press

PRIMA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LA CHIESA CATTOLICA E LA MASSONERIA"di Michel Upmann - Italian University Press


Verona, piazza delle Erbe, 3 (venerdì 9 dicembre 2011)


Impostare, scrivere, correggere e poi stampare, promuovere e divulgare, per me, per tutte le persone a me vicine, all'editore, all'editing V. Nuccio, all'impaginatore M.rava non sono costati solo dei denari, ma anche impegno e professionalità. E come quando un padre e fremente per la nascita di un figlio ecco che si agita, si impone, si calma, ma poi gioisce.
Io devo dire che non ho mai visto una Verona così bella sotto il periodo Natalizio. Ho avuto una accoglienza unica dalla città e dai miei amici dei Corpi Sanitari Internazionali, il Generale Adelino Fasoli, il Colonnello Franco Lavagnoli. da Giovanni del Club di Giulietta che mi ha ospitato, dai semplici gesti di amicizia che non sto qui a scrivere. penso di interpretare anche il grazie del mio amico l'Attore Marco Ciotti che con me ha iniziato questa avventura e che con me legge nelle varie presentazioni dei passi tratti dal mio libro.
































Un grazie a tutte le persone che  nonostante il ponte dell'Immacolata sono venute a trovarmi e ad ascoltare le cose che volevo dire, che volevo far capire, far comprendere su questo libro, questa raccolti snocciolata di documenti importanti su come un gruppo non vuole solo impossessarsi della Chiesa cattolica, ma proprio di distruggere la nostra spiritualità di noi uomini e donne che non ci vergogniamo a definirci Servi di Dio.