martedì 31 gennaio 2012

SPY-STORY in Vaticano, il Capo della Gendarmeria "GIANI" inciampa in una operazione creando un caso diplomatico.



SPY-STORY in Vaticano, il Capo della Gendarmeria "GIANI"  inciampa in una operazione creando un caso diplomatico.

Per più di quattro mesi in Vaticano si è svolto in grandissimo segreto una sorta di maxi-processo canonico che aveva al centro proprio le accuse e gli accusati citati nelle clamorose lettere di monsignor Carlo Maria Viganò inviate al Papa e al cardinale Tarcisio Bertone fra il mese di marzo e quello di maggio 2011. Come rivelato da Gianluigi Nuzzi su Libero e su La7 nel programma Gli intoccabili, in quelle missive l’allora segretario generale del Governatorato del Vaticano riferiva i numerosi bastoni che gli erano stati messi fra le ruote nell’opera di risanamento del bilancio del piccolo Stato.

C’erano episodi di malversazioni, nomi citati di detrattori, segnalazioni sulle intromissioni poco limpide di alcuni personaggi che avevano libero accesso alla Santa Sede pur non avendone titolo ufficiale. Tutte le accuse, e addirittura molto di più, sono state al centro del maxi processo canonico. Monsignori, cardinali, sacerdoti, vescovi e semplici dipendenti del Vaticano sono sfilati nelle aule dei sacri tribunali per testimoniare in un modo o nell’altro su capi di accusa da fare tremare la pelle: certo corruzione e malversazione, ma perfino pederastìa e appartenenza alla massoneria.

MATERIALE ENORME
L’accusa è stata verificata nei confronti di gran parte dei nomi citati nelle lettere riservate da monsignor Viganò, poi l’indagine si è estesa. La sorpresa - anche degli stessi imputati- è stata nella notevole produzione del materiale processuale, che nulla aveva da invidiare a quello che appare nelle aule di giustizia e nei faldoni dei pubblici ministeri in Italia.

C’erano trascrizioni di intercettazioni ambientali (effettuate tramite microspie) e telefoniche, produzione di corrispondenza a mano e perfino elettronica ordinaria e riservata. Si è quindi scoperto che, al di là delle mura Leonine, la Gendarmeria guidata  dall’Ispettore Generale Domenico Giani è in grado di effettuare indagini assai simili a quelle dei corpi di polizia giudiziaria dello Stato italiano, ma dentro lo stato vaticano e non fuori mura... le procure di Roma indagano ed aprono dei fascicoli. Più di un monsignore ha appreso solo in aula che le sue conversazioni private erano state intercettate, così come tutte le comunicazioni elettroniche o amanuensi. C’erano i brogliacci di alcune telefonate, i testi delle e-mail inviate, copia di qualche lettera non protocollata. D’altra parte Giani, che nasce poliziotto italiano, ha lavorato praticamente in ogni corpo prima di entrare in Vaticano: con la guardia di Finanza, con la polizia giudiziaria al ministero di Giustizia, perfino con il Sisde, il servizio segreto civile di cui è stato a lungo collaboratoreOltre Tevere ha assunto superpoteri che in Italia sarebbero inimmaginabili nelle mani di una sola persona, ha iniziato ad operare senza l'OK del Santo Padre e senza che l'Intelligence vaticana ne sapesse nulla. 

I SUPERPOTERI
I suoi poteri eccezionali derivano anche dalla concentrazione nelle sue mani di compiti di sicurezza, di polizia giudiziaria, di antiterrorismo e perfino (cose da pazzi) di istruttoria processuale. È stato lo stesso Giani a svolgere il compito di pubblico ministero nel maxi-processo canonico sulle denunce di monsignor Viganò. Ci chiediamo come si possa dare ad una persona sola così tanti poteri.

Con tutto quel materiale e capi di accusa  così gravi, bisogna dire però che il processo non è stato un successo per il GIANI e per l’accusa: tutti gli indiziati sono stati prosciolti dai sospetti e il materiale probatorio nei loro confronti è stato giudicato del tutto inconsistente (forse il Santo Padre  ha dato uno stop al "gruppo Giani"). Si era dunque prestata troppa attenzione al pettegolezzo che in Curia procede a velocità della luce e ad amplissimo spettro, senza trovare documentazione che riuscisse a comprovare le accuse. 
Anche i riferimenti più puntuali contenuti nella seconda lettera di monsignor Viganò al cardinale Bertone non hanno trovato il necessario riscontro documentale. Ogni testimone sfilato o negava tutto o riferiva di avere appreso quel che aveva confidato da confidenza di terzi. quindi  grosso scivolone di Giani e della gendarmeria che con queste operazioni si sono inemicati molti monsignori...È anche per questo che alla fine del processo monsignor Viganò è stato sollevato dall’incarico che aveva in Governatorato e promosso (la sua buona fede è stata comunque riconosciuta e i bastoni fra le ruote delle amministrazione erano reali) alla nunziatura apostolica di Washington.

CACCIA AI COLPEVOLI
Resta da capire perché dopo molti mesi quelle due lettere sono uscite dalle mura Leonine, e quali mani le hanno accompagnate. È naturalmente questo - più dello scandalo già conosciuto da tempo ed esaminato nel maxiprocesso - ad agitare più i sonni oltre Tevere. Una certezza ormai è stata raggiunta: nelle missive prodotte dalla stampa appare il timbro di ricezione degli uffici della segreteria di Stato. Non può quindi essere stato il mittente (monsignor Viganò) a divulgarle. Devono essere uscite dalla segreteria di Stato. Ovviamente non possono essere stati i collaboratori più fedeli al cardinale Bertone a farlo. I sospetti ricadono sul personale di segreteria più legato alle precedenti gestioni, ed essenzialmente a quella del cardinale Angelo Sodano. Qualche indizio sembra che sia stato raccolto, ed è ormai iniziata la caccia al colpevole, ma del Giani non si sa più nulla.

Michel Upmann

I Prelati austriaci si ribellano alla Chiesa di Roma



I preti austriaci si ribellano alla Chiesa di Roma


In Austria, i 300 sacerdoti del movimento Pfarrer-Initiative hanno lanciato il 19 giugno 2011 un formidabile “Appello alla disobbedienza”. Un manifesto riformista articolato in sette punti operativi. Per aprire la chiesa alla modernità. 

Una richiesta che la chiesa austriaca aveva avviato particolarmente a seguito dello scandalo pedofilia, ma senza successo. Si pensi alla doccia fredda della “lettera ai vescovi austriaci” del 19 dicembre 1998, scritta dall’allora prefetto della fede Ratzinger: una sequela inappellabile di no su tutto quanto non si conformasse all’ortodossia su sessualità, matrimonio, anticoncezionali, nonché su sacerdozio e comunione eucaristica. 

Il dialogo sembrava servire solo alla curia vaticana per ribadire l’obbedienza a Roma. Così fino agli incontri più recenti di Benedetto XVI con i vescovi austriaci. Era come scontrarsi con un muro di gomma. Intanto i fedeli abbandonavano le parrocchie e chiudevano la borsa (nel 2010, il 64% non ha versato il contributo alla chiesa cattolica). 

È in questo profondo disagio che è nato nel 2006 il movimento Pfarrer-Initiative, che adesso ha deciso, col suo “appello alla disobbedienza” di procedere autonomamente per la riforma, cominciando dalle proprie parrocchie.

Vogliono creare una chiesa comunità dialogante, i disobbedienti. Una Chiesa dove la individuale libertà di coscienza venga prima dell’obbedienza al papa. E per questo dichiarano nel loro appello: «Reciteremo in futuro in ogni messa una preghiera per la riforma della chiesa». Un incipit che evoca lotte lontane. Istanze di resistenza che non hanno mai smesso di fruttificare nei secoli, nonostante discriminazioni, persecuzioni, roghi.

Radici plurali e laiche che ritornano, e che adesso alimentano anche i sette punti di questo appello. 
Sette sigilli per contestare gerarchia e dottrina della chiesa cattolica apostolica romana. Per contestare le sue Verità supposte, alle quali si contrappone spirito di libertà e di autodeterminazione.

Libertà di pensiero e di parola, innanzitutto, perché si legge nell’appello: «davanti a Dio c’è libertà di parola». Libertà di parola che è riappropriazione della capacità e volontà di ricercare liberamente per trovare altri significati, altre definizioni. Parola quindi al di fuori dell’ortodossia. Parola che esamina e diviene. Parola atto creativo: per uscire dal già descritto e prescritto. Parola che libera dalla Verità unica. Parola che spezza l’ascolto passivo della catechistica obbedienza. Parola che sottrae al chierico il Verbo. Parola desacralizzata dunque, che supera il dualismo: sacro - profano. Parola che demarca solo il confine con l’arroganza assolutizzante della fede a una dimensione. Parola che non pretende replicanti dell’identico. E che per questo consente al fedele di sperimentare, nel pluralismo del definire, anche un modo altro e molteplice di fede. Di diventare nella libertà di parola davanti a Dio, il creatore della sua fede.
In questo atto di disobbedienza nella «libertà di parola» è posta la questione di fondo: sottrarre finalmente la gestione della parrhesia (libertà di parola) a quella chiesa curiale che proprio sull’accaparramento della Parola ha costruito e imposto il suo potere fin dall’inizio. 
Una chiesa vaticana che oggi, di fronte ad una società sempre più laicizzata e secolarizzata nei fatti, pretende di ergersi a giudice universale: detentore assoluto del bene e del male. Ovunque. Sempre. In eterno. 

Per spezzare questo astorico potere i sacerdoti di Pfarrer-Initiative dichiarano appunto: «in ogni messa reciteremo una preghiera per la riforma della chiesa». Una disobbedienza che diviene rivoluzione per una chiesa come la cattolica, dove in ogni messa ancora oggi officiante i fedeli ripetono, in continuità niceniana e tridentina la professione di fede: «Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica ….». 

Al contrario, i “disubbidienti” parroci austriaci vogliono ricercare e interpretare con i fedeli, abbattendo anche il discrimine tra comunicati e scomunicati. Tra chi è dentro al recinto del sacro (fanum). E chi ne è fuori (pro-fanum). Eccoli allora sostenere con forza che all’eucarestia possono accedere anche «divorziati-risposati, membri di altre chiese cristiane e, in alcuni casi, anche cattolici che sono usciti dalla chiesa». Vogliono una chiesa dell’accoglienza. Della pariteticità. Una chiesa dove i fedeli siano sempre meno pecore, e il pastore sempre meno capo. Parlano addirittura di “Eucaristia senza prete” (priesterlose Eucharistiefeier), per potenziare e sviluppare autonomia e responsabilità di ciascuno. 

Sono stanchi dell’assolutismo religioso. Vogliono democratizzare, prevedendo ruoli di governo impensabili per la chiesa di Roma. Pertanto dichiarano: «Ci impegneremo affinché ogni parrocchia abbia un suo moderatore: uomo o donna, sposato o non sposato, a tempo pieno o a tempo parziale. Questo però non attraverso fusioni di parrocchie, ma attraverso un nuovo modello di prete». Sono consapevoli, infatti, che senza rimettere in discussione il tradizionale modello di prete, non ci sarà mai riforma. «Un nuovo modello di prete» tutto da creare. Ma sanno per certo che l’accesso non può essere precluso a donne, coniugati e finanche conviventi. Fratelli e sorelle che «seguono la loro coscienza – come facciamo noi con la nostra protesta». 

Più di qualche sobbalzo all’ombra del Cupolone ci deve essere stato, nel leggere questo “appello alla disobbedienza”.
Intanto per arginare la piccola grande Riforma di Pfarrer-Initiative, è intervenuto Egon Kapellari, vice presidente della conferenza episcopale, che ha espresso la sua preoccupazione per l’unità della Chiesa e stigmatizzato i disobbedienti: «Questa visione parziale della situazione generale nella Chiesa austriaca e le conseguenze che vengono tratte potranno sembrare plausibili a molte persone, ma essa mette seriamente in pericolo l'identità e l'unità della Chiesa cattolica. È del tutto legittimo esprimere le preoccupazioni delle parrocchie, ma è una cosa assai diversa incitare alla disobbedienza e mettere in pericolo la fisionomia della Chiesa a livello mondiale e in maniera del tutto unilaterale rifiutare gli obblighi comuni». 

Per cercare di bloccare il contagio del manifesto dei disobbedienti è intervenuto anche il presidente della Conferenza episcopale austriaca, il cardinale Christoph Schönborn. Questi, che è anche arcivescovo di Vienna, aveva avuto come suo vicario dal 1995 al 1999 proprio mons. Helmut Schüller, che di Pfarrer-Initiative è adesso il portavoce. 
Christoph Schönborn si è guadagnato una certa stima negli ultimi anni per aver assunto senza riserve la difesa delle vittime del clero pedofilo. Suo l’impulso a dar loro voce proprio nella cattedrale di Vienna. Sua l’iniziativa nel 2010 di istituire una commissione indipendente guidata dall'ex governatrice della Stiria, Waltraud Klasnic. E sua ancora la polemica contro il cardinal Sodano, accusato di “insabbiare” e di liquidare come “chiacchiericcio” lo scandalo pedofilia. Per questa ultima posizione Schönborn è stato richiamato dall’attuale papa e ha dovuto fare ammenda. 

Adesso Christoph Schönborn, che per altro di Ratzinger è stato anche allievo, ha deciso di prendere posizione contro i preti disobbedienti austriaci con un comunicato in cui ricorda loro che «al momento dell’ordinazione, noi sacerdoti abbiamo promesso, liberamente e senza imposizione, nelle mani del vescovo “rispetto e obbedienza”». Io stesso, scrive, «nel mio ruolo di vescovo ho giurato al Papa fedeltà e obbedienza. Io voglio mantenere questa parola data». Ma, continua Schönborn, «se la disobbedienza al Papa e al vescovo diventano una questione di coscienza, questo significa che si è saliti su un altro livello, un livello che obbliga ad assumere una risoluzione chiara».
E aggiunge: «chi in piena e provata coscienza e convincimento, pensa che Roma abbia preso una strada sbagliata, una strada che contrasta seriamente il volere del Signore, dovrebbe trarne, infine, le dovute conseguenze, e cioè non camminare più sulla via della chiesa romana». 

Insomma o si sta dentro la Chiesa unica e universale, quella romana, oppure si esca fuori, conclude il cardinale, perché «in ultima analisi, ogni sacerdote, così come tutti noi, deve decidere se vuole continuare a percorrere il cammino insieme al Papa, al vescovo e alla chiesa, oppure no. Sicuramente, è sempre difficile abdicare ad alcune idee e concezioni. Ma chi nega il principio dell’obbedienza, disgrega l’unità». 
È una minaccia e una promessa?

giovedì 19 gennaio 2012

MONS. APPIGNANESI: INFAME E PERFIDO LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI. GAY RIGURGITO DEL MALE

MONS. APPIGNANESI: INFAME E PERFIDO LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI. GAY RIGURGITO DEL MALE 


Con Monsignor Ennio Appignanesi, arcivescovo di Potenza, parliamo del contestato spettacolo di Castellucci che sbarcherà sulle scene a Milano dal 24 gennaio. Il Prelato è con il dente avvelenato: "ho già letto su Avenire cose molto gravi su questo evento teatrale, ma aggiungo volentieri qualche cosa". Prego: "chi sceglie un simbolo sacro come Cristo, che sulla croce è morto per tutti, al fine di realizzare spettacoli indecenti, compie un atto lurido e perfido. Siamo davanti non soltanto ad un grave insulto alla divinità e questo di per sè stesso mi pare molto, ma molto grave. Ma anche contro la ragione". Per quale motivo? "perchè non ha senso vomitare volgarità sul crocifisso, considerando che è un segno relativo a tutta la storia dell'Occidente. In casi del genere, non ha alcun senso parlare di libertà. Ci troviamo innanzi ad un abuso della libertà, della libertà usata male e in senso perverso". I cattolici che dovessero andare a vederlo, che cosa rischiano?

"intanto vedere quella roba non è da cattolici e confido davvero nella loro intelligenza. Poi chi cattolico, ci andasse con la coscienza e volontà di profanare Cristo, da solo si mette fuori della comunione della Chiesa".

Eccellenza, è giusto domandarsi, ma chi finanzia e chi sta dietro questi spettacoli?

"la domanda io me la sono posta tante volte e anche in altre circostanze. Credo che siano le solite lobby che odiano la Chiesa e ne vogliono vedere la fine. Siccome non ci riescono, provano gran piacere a denigrarla. Tra i maggiori sospettati ci vedo, per esempio, la massoneria o raggruppamenti di gay. Insomma, tutte quelle porzioni di società che la Chiesa pretende in nome di Dio, di mettere in regola".

I gay?

"certo, anche loro odiano la Chiesa cattolica, basti vedere quello che combinano durante le parate dell'orgoglio gay. Ma orgoglio di che cosa, di una vita contro natura? Loro, quando parlano di orgoglio, sono soltanto un rigurgito del male, una manifestazione di orgoglio di pervertiti".

MONS. BONICELLI: LOBBY ANTICATTOLICHE DIETRO LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI. IRRISPETTOSO DEL SENTIMENTO RELIGIOSO


MONS. BONICELLI: LOBBY ANTICATTOLICHE DIETRO LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI. IRRISPETTOSO DEL SENTIMENTO RELIGIOSO 



Con Monsignor Gaetano Bonicelli, arcivescovo emerito di Siena, commentiamo la difficile situazione relativa alla prossima messa in scena a Milano, dello spettacolo di Castellucci che ironizza e insulta il volto di Cristo. Eccellenza, qual è il suo parere su questa rappresentazione? "cosa vuole che le dica, quando si arriva a certi livelli di barbarie, quando si denigra il volto sacro di Gesù, caro ai cattolici e a tutta la tradizione cristiana, significa che questa civiltà è malata, profondamente malata". Ma che cosa spinge certi autori a mettere in scena opere del genere? "sicuramente un odio profondo verso la nostra fede, ma anche bisogna considerare chi sta dietro di loro, delle potenti lobby che odiano la Chiesa e tutto quanto è cattolico. Le solite aggregazioni di poteri forti e potenti dal punto di vista economico". Trova normale offendere il sentimento religioso? "assolutamente no, credo che sia una formidabile opera di disinformazione. Ogni simbolo religioso, di qualunque tipo, merita rispetto. Ma noi in Italia siamo sempre pronti a stracciarci le vesti per gli altri, ma spesso siamo tiepidi o indifferenti quando si tratta dei nostri simboli".


Se la prendono con Cristo, mai con l'Islam:

"insultare l'Islam è una operazione ingiusta. Tuttavia, esiste questa tendenza, probabilmente perchè se uno ironizza o blasfema contro Maometto, bruciano il teatro, i cattolici no".

Che cosa devono fare i cattolici davanti ad uno spettacolo tanto infimo e offensivo?

"pregare, recitare orazioni di riparazione, ma anche civilmente protestare. Senza indulgere ad atti intemperanti".

Che cosa direbbe al regista?

"gli direi con calma, di essere maggiormente rispettoso e garbato. Tuttavia, dubito che con persone del genere si possa avviare un dialogo basato sulla lealtà".

IL MINISTRO RICCARDI ORA TACE. MA E' CATTOLICO? GOVERNO MONTI MASSONICO: EMARGINA CRISTO OVUNQUE

IL MINISTRO RICCARDI ORA TACE. MA E' CATTOLICO? GOVERNO MONTI MASSONICO: EMARGINA CRISTO OVUNQUE 


Speravamo che nella politica che conta si levasse qualche voce cattolica a rampognare lo spettacolo blasfemo di Castellucci. Eppure con un ministro che cattolico si dice, Riccardi, ed un altro che viene dalla Cattolica, Ornaghi, sale il vuoto pneumatico. Meglio: quando si tratta di chiedere diritti per gli immigrati, anche contro gli interessi dei nostri, Riccardi esterna, propone, dice. Non abbiamo sentito da lui, un solo vocabolo, una sola sillaba, di censura della vergogna di Castellucci. Evidentemente, Riccardi teme contraccolpi per la Milano di Pisapia e dei cattocomunisti. In questo caso, meglio il silenzio che è politicamente corretto, ma cristianamente ingiurioso. Aspettiamo fatti concreti dal Ministro della Sant'Egidio, ma dubitiamo che arriveranno. Anche se con qualche cattolico "ufficiale", il Governo massoinco fa di tutto per emarginare Cristo dalla vita pubblica e politica. Un fatto simbolo: Monti che non bacia l'anello del Papa, che cosa volete di più? Era e resta massone.

In quanto allo spettacolo vergogna.

Cattolici milanesi e non, fatevi forza, organizzate messe, preghiere e veglie, per dire di no a questa mascalzonata. Si tratta di una opera del demonio.

Il solo modo che abbiamo per fare cambiare testa ai signori del Palazzo e della Procura è aumentare il tenore delle proteste anche sotto i balconi che contano.

Infine: per lo spettacolo, comprando il biglietto e senza azioni di violenza, la protesta sia: recitare il rosario durante lo spettacolo e cantare inni di lode a Dio. Nessuno potrà cacciare chi prega.

CARDINALE: BLASFEMO LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI, OFFENDE I CRISTIANI. LE AUTORITA' VALUTINO SE PERMETTERLO

CARDINALE: BLASFEMO LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI, OFFENDE I CRISTIANI. LE AUTORITA' VALUTINO SE PERMETTERLO 


Tiene ancora banco la disgustosa opera del regista Castellucci che insulta e denigra i cristiani. Ne parliamo con il cardinale Renato Raffaele Martino. Eminenza, l'opera di Castellucci denigra, vilipende il volto di Cristo: "quando si mandano certi spettacoli, chiamiamoli tali con molta fantasia, vuole dire che il livello di civiltà è sceso in basso o addirittura si è annullato". In che senso? "la maggioranza degli italiani è di fede cattolica, apostolica e romana. Per lo meno da questo punto di vista, direi che la rappresentazione è gratuitamente volgare. La tolleranza è un valore sacrosanto e da perseguire, ma sia vicendevole, nel senso che si rispettino davvero tutti i simboli religiosi. Negli ultimi tempi, giustamente, si chiede di non offendere il credo di altre fedi, ma almeno rispettino quello che è nel cuore e nelle menti della maggioranza degli italiani". E dice: "da questo punto di vista, i cattolici spesso sono negligenti, nel senso che, forse per mitezza, forse per quieto vivere, non protestano in maniera convincente".

Crede che le autorità pubbliche debbano mandare in scena roba del genere?

"la libertà di espressione e di pensiero sono sacrosante, ma trovano certamente un limite quando si denigra pubblicamente il sentimento religioso. Non sarebbe male che ci ripensino e dicano di no a questa blasfemia".

Ritiene quello di Castellucci spettacolo blasfemo?

"Certo che lo è. Quando si insulta o vilipende il volto di Cristo, simbolo caro non solo ai cattolici, ma a tutti i cristiani, siamo scesi nella più totale barbarie, nella mancanza di sensibilità. E forse anche nell'ignoranza".

I cattolici, una parte di loro,preannuncia messe di riparazione o rosari:

"li incoraggio e fanno molto bene. E' il segno chiaro ed evidente, che quello spettacolo offende Cristo. In questo caso, occorre pregare, ma anche fare sentire tutto il nostro dissenso".

ANTONELLO VENDITTI: CASTELLUCCI, BESTEMMIA GRATUITA E INUTILE. RISPETTARE LA SENSIBILITA' RELIGIOSA

ANTONELLO VENDITTI: CASTELLUCCI, BESTEMMIA GRATUITA E INUTILE. RISPETTARE LA SENSIBILITA' RELIGIOSA 



Con Antonello Venditti, sicuramente non "accusabile" di bigottismo o tradizionalismo, parliamo della controversa opera di Castellucci. Venditti, dal 24 a Milano andarà in scena una rappresentazione che contempla lancio di sterco sul volto "imbrattato di Cristo". Che ne pensa? "guardi, affrontare questo tema e quello religioso, è sempre delicato. Io stesso, sono stato accusato credo ingiustamente di aver blasfemato, avendo invece fatto un complimento a Cristo. Ed esiste sempre il rischio di attentare alla libertà di espressione". Questa volta, i cattolici e la Curia stessa, sono concordi: lo spettacolo offende il senso religioso: "veniamo a noi. Io non avrei mai accettato di fare una cosa del genere che mi sembra una provocazione gratuita, anzi una vera bestemmia senza alcun senso e utilità, salvo il provocare i cristiani. Non comprendo che cosa voglia l'autore. Vuole fare tornare Cristo in terra? Ma lo farà da solo. Intanto gli uomini pensino a rispettare e seguire il Vangelo".

Precisa:

"la mia idea è che lo stesso soggetto della rappresentazione sia sbagliato, va a toccare la sola vera figura di vero Dio e vero Uomo che ha pagato in sacrificio per tutti, anche per chi oggi lo offende".

Nel lavoro gli tirano dello sterco:

"se lo potevano risparmiare, un assalto alla sensibilità religiosa ed anche abbastanza forte. Questa cosa pesa su chi la mette in atto, ecco la bestemmia. E chi bestemmia se la scampa in terra, prima o dopo, dovrà rendere conto al Padre Eterno".

Aggiunge:

"Cristo, sulla terra e per noi, ha preso tante di quelle botte, lo hanno processato, messo a morte, umiliato. Non bastava questo? Oggi troviamo qualche altro che pretende lanciargli altro sterco? Spero che il Signore abbia davvero pietà di questa umanità".

Insomma, una bestemmia:

"vista così, una bestemmia grave e gratuita. Lo ripeto: io non la avrei mai fatta e sa tanto di gratuito, provocatorio e inutile".

domenica 15 gennaio 2012

Figli cristiani affidati a coppia islamica: è battaglia

Figli cristiani affidati a coppia islamica: è battaglia 


«Sono stato discriminato dalle istituzioni italiane perché non voglio imporre la religione musulmana ai miei figli». Una denuncia controcorrente, quella di Khalid Makhlou, operaio edile marocchino, in Italia da 25 anni, sposato con Valentina, 29enne italiana e cristiana, e da molti anni perfettamente integrato ad Albenga. «Io non sono praticante, mentre i miei bambini – spiega –, un maschio di 5 anni e una femmina di 3, sono stati battezzati e sono cristiani come mia moglie, ma presto potrebbero non esserlo più». Gli assistenti sociali, infatti, li hanno da tempo affidati a una coppia musulmana, marito egiziano e moglie italiana convertita all’islam, secondo un semplicistico e frettoloso assunto per il quale arabo uguale islamico. A lamentare il grossolano errore di valutazione e a raccontare la vicenda è lo stesso sito dei marocchini in Italia “al-Maghrebiya.it”, che sostiene le ragioni dell’uomo. Il cui dramma è iniziato quando, alla nascita della bimba, sua moglie è caduta in una forma grave di depressione post partum, che ha richiesto il ricovero e poi la permanenza in una comunità protetta, dalla quale Valentina dovrebbe finalmente uscire tra uno o due mesi, grazie al buon recupero. «In questo periodo ho dovuto far fronte da solo a tutte le necessità dei bambini – spiega Makhlou –, conciliando con grande difficoltà lavoro e famiglia e facendo da padre e madre insieme. Così sono stato proprio io che ingenuamente, fidandomi delle istituzioni italiane ed essendo un cittadino onesto, incensurato, lavoratore, ho chiesto aiuto agli assistenti sociali per ottenere un appoggio. Per tutta risposta sono precipitato in un incubo: mi hanno tolto i figli per affidarli a un’altra coppia, che però è integralista islamica e fa di tutto per condurre all’islam i figli di una donna cattolica».

Che alcune gravissime irregolarità siano accadute è provato ad esempio dal fatto che la bimba - come risulta incontrovertibilmente da alcune foto - è stata condotta in Egitto dalla famiglia affidataria, senza che il padre ne sapesse nulla e avesse dato l’assenso. Nulla in contrario se al suo fianco il tribunale di Genova avesse messo una famiglia italiana o comunque cristiana come i suoi bambini, ma «i giudici devono aver pensato che tutti gli arabi sono musulmani: il padre dei due piccoli è marocchino, quindi li diamo a un egiziano e a una convertita... Quantomeno credo si tratti di una cattiva valutazione culturale, per colpa della quale da anni combatto inutilmente». 

Mentre su Facebook ieri si è aperta una pagina in cui i marocchini d’Italia difendono i diritti dell’uomo, la parlamentare Souad Sbai, anche lei di origini marocchine, tra ieri e oggi ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma e un’interrogazione parlamentare, ha chiesto una commissione d’inchiesta con un’interpellanza al ministero della Giustizia, e si è rivolta all’ufficio Pari opportunità e diritti umani dell’Unione Europea: «Io questo lo definisco stupro culturale», dice senza mezzi termini la deputata. «Assurdo è che una cosa simile succeda in Italia, dove un uomo chiede un sussidio economico per potersi permettere una persona di sostegno, tra l’altro proponendo che dei suoi figli si occupassero i nonni materni e gli zii, ma si vede portar via i piccoli per affidarli a gente che sappiamo bene come si comporta soprattutto in tema di apostasia, come viene considerata dall’islam la conversione al cristianesimo, in alcuni Paesi punita persino con la morte. Khalid è un uomo per bene, chiede solo che vengano affidati a una coppia che rispetti la loro fede religiosa». Gravi, secondo la parlamentare, le responsabilità dei giudici, «ai quali consiglio di studiare a fondo il fenomeno dell’immigrazione. Che c’entrano quei due bambini con le usanze e il pensiero islamico? Se anche il papà, come la mamma, fosse stato italiano, forse i suoi figli sarebbero stati dati a una coppia musulmana? Non credo. La discriminazione è innegabile».

PAPA BENEDETTO XVI RICEVE MARIO MONTI. IL MASSONE NON BACIA L'ANELLO DEL PESCATORE

PAPA BENEDETTO XVI RICEVE MARIO MONTI. IL MASSONE NON BACIA L'ANELLO DEL PESCATORE 


Primo incontro in Vaticano tra Papa Benedetto XVI ed il primo ministro italiano Mario Monti. I due si erano già visti a Ciampino, prima della partenza del Papa per il Benin. Il faccia a faccia, è durato circa 20 minuti e da fonti governative, pare sia stato cordiale. Il Papa ha detto a Monti: "situazione difficile, ma avete iniziato bene", alludendo alla crisi finanziaria mondiale. Una curiosità: Monti non si è inginocchiato al Papa, tanto meno ne ha baciato l'anello. Che fosse in odore di massoneria era sicuro, ma ne abbiamo avuto la conferma alla odierna visita in Vaticano. Monti, non solo non si è inginocchiato al Papa, ma neppure ne ha baciato l'anello. Un trattamento del genere, lo troviamo solo in Messico, quello anteriore al disgelo, quando Giovanni Paolo II fu accolto col titolo di signore e nessuno volle baciare l'anello del Pescatore. Era ed è il Messico juarista e massone. Si è ripetuto con Monti, che con somma villania, non ha baciato l'anello del Papa. ... Eppure, il professore non fa mistero di andare a Messa la domenica.

Dice di essere cattolico e poi, davanti al Vicario di Cristo, ritrae la mano. O si è trattato di una colossale svista diplomatica (e sarebbe roba da screanzato) o, come pare probabile, scelta chiara a denotare stupidamente la laicità dello Stato.

La via laica si dimostra con i fatti e non con gesti che i cattolici ritengono inutili ed anche offensivi verso il Papa e quello che rappresenta.

Il Papa lo ha accolto bene, anche con una mezza apertura di credito, ma le parole del Pontefice sulla finanza e sui suoi limiti, suonano ancora come pietre e Monti le ricorda bene.

Intanto restano sul tappeto, irrisolti e peggiorati, tutti i problemi di un'economia che va a ritroso, delle liberalizzazioni e proteste varie.

Insomma, Monti avrebbe bisogno più che del Papa, di un esorcista.

Sicuramente, Leone XIII lo avrebbe scomunicato, data l'appartenenza del soggetto alla massoneria e dati gli atteggiamenti in piena contravvenzione alla dottrina sociale espletata chiaramente nella Rerum Novarum.

Il non aver baciato l'anello del Papa, sarà ricordato ed i cattolici veri non lo possono dimenticare con facilità. Altro che statista, questa è roba da maleducato.

LA GERMANIA TRAMA: Piano B Merkel: Stampare Marchi e Dire Addio a Euro

Piano B Merkel: Stampare Marchi e Dire Addio a Euro

Le voci sono sempre più insistenti e anche qualche sommessa conferma sul fatto che la Germania starebbe stampando marchi in quantità significative in tipografie svizzere. Le banche riaprono i codici delle transazioni vecchie valute.

MENTRE LA GERMANIA si prepara a dare al via alla nuova fase fiscale dell'Unione Europea, dalla Svizzera rimbalzano voci sempre più insistenti, che la Merkel si starebbe predisponendo una via di fuga nel caso la crisi dell'euro debito dovesse esplodere nel breve e allargare il contagio alla Germania.

IL PIANO B SAREBBE quello dell'immediato ritorno al marco tanto che Berlino si sarebbe in gran segreto organizzata, tornando a stampare la vecchia moneta, in due tipografie elvetiche. La scelta della Svizzera è dettata dal fatto che, stando ai trattati istitutivi dell'Unione Monetaria (Uem), i Paesi che aderiscono all’euro non possono tornare a battere il vecchio conio.

IL GRANDE ESODO dall'euro comunque è già iniziato. L’euro, nato con l’intento di tener testa al dollaro anch’esso in declino ma supportato da un sistema di tutele e cuscinetti più efficace, è diventato ormai una trappola. I problemi sono nati tutti dalle difficoltà dell'Eurozona e della sua politica, immobilizzata dal menefreghismo interessato di Berlino ogni volta che c’è da prendere decisioni importanti.

LE TURBOLENZE sui mercato finanziari in area euro stanno generando situazioni sempre più complesse ed imprevedibili: tra governi commissariati e Paesi super-affidabili come la Francia che improvvisamente iniziano a vacillare, l’ipotesi secondo cui l’esperienza della moneta unica sia vicina al termine, serpeggia come una possibilità molto più concreta di quanto ci si potesse aspettare anche solo pochi mesi fa. E oggi, anche gli stati che, da sempre hanno sognato di entrare nel mondo della moneta unica, si sono resi conto che la politica europea è una trappola.

IN PRIMIS LA POLONIA, dove secondo recenti sondaggi, quasi i tre quarti della popolazione è fortemente contraria all’ abbandono dello zloty, la moneta di Stato.

LA REPUBBLICA CECA, dove la maggior parte dei cittadini non vuole abbandonare la corona. La Bulgaria, che avrebbe tutte le carte in regola per entrare nell'euro già dal prossimo anno, ma il cui governo ha dichiarato di non voler entrare a far parte della zona euro.

PERFINO GLI STATI DELL'EST, che dopo più di 20 anni dalla caduta dell'Urss iniziano ad avere economie floride e dinamiche, oggi snobbano i cosiddetti 'grandi', da cui preferiscono prendere le distanze. Bisogna tener conto che lo scetticismo dei paesi dell'est che l'euro lo hanno già adottato, senza trarne alcun beneficio, come Estonia, Slovacchia e Slovenia guardano con rammarico, alla forte crescita della Polonia, che senza euro stanno più che bene.

MA LE INCERTEZZE sulla tenuta dell’euro non sono soltanto dei paesi che si defilano ancor prima di entrarvi, ma anche, e soprattutto,le preoccupazioni attanagliano il mondo delle banche che si stanno preparando al collasso del sistema e al ritorno alle vecchie divise.

IN QUESTO CONTESTO pare che la Germania abbia commissionato ad una tipografia ticinese la stampa di una grossa quantità di Marchi Tedeschi, evidentemente in vista di un ipotetico switch-off dalla moneta unica che sarebbe, eventualmente, da effettuare in tempi brevissimi.

SECONDO INDISCREZIONI, di non poco conto, la Merkel sta cercando una via di fuga per la Germania. Sono sempre più insistenti le voci di richiesta alla Svizzera di stampare la vecchia moneta tedesca, il marco, appunto. La Banca centrale tedesca e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble avrebbero affidato la stampa a due società svizzere, la ditta Sicpa a Losanna e l’altra, il cui nome non è noto a Zurigo.

LA NOTIZIA AVEVA iniziato a circolare a ottobre e sarebbe stata riferita anche all’ex premier italiano Silvio Berlusconi. Ed è quindi lecito pensare che ne sia stato informato anche l’attuale presidente del Consiglio Mario Monti.

SE IL PEGGIO dovesse capitare è sempre bene sottolineare che dall’euro si esce meglio se si esce prima, data la possibilità di ritrattare le condizioni di rimborso dei titoli di stato in modo più ordinato e probabilmente meno pesante. Subire il fallimento dell’euro facendosi travolgere dagli eventi potrebbe essere invece un passaggio catastrofico nella storia dell’Italia che conoscerebbe senza dubbio un periodo di agitazione sociale come non se ne vedono da parecchi decenni.

INOLTRE COME SEGNALA il Wall Street Journal, parla di almeno due istituti che stanno riattivando il sistema di cambio basato sulla dracma, l'escudo e la nostra vecchia lira, le tre vecchie monete dei tre Paesi più a rischio, rispettivamente Grecia, Portogallo e Italia.

LE BANCHE hanno contattato Swift, il consorzio con sede in Belgio che gestisce transazioni finanziarie internazionali, per sapere se i codici delle vecchie divise siano ancora attivi o almeno utilizzabili in caso di emergenza.

SE LA RISPOSTA DOVESSE essere positiva, potrebbero iniziare fin da subito a lavorare ad un sistema di cambio alternativo a quello dell'euro in grado di entrare a regime con intraprendenza nel caso in cui i Paesi in questione ne dovessero uscire.

sabato 14 gennaio 2012

Nave da crociera Costa incagliata a Isola del Giglio

Nave da crociera Costa incagliata a Isola del Giglio






4200 persone evacuate sulle scialuppe

Una falla nello scafo

E' di almeno tre morti e 13 feriti il bilancio, al momento, dell'incidente che ha coinvolto ieri sera la nave Costa Concordia, secondo quanto rende noto il prefetto di Grosseto Giuseppe Linardi. Non c'e' certezza che tutte le persone a bordo siano state recuperate: ''Deve essere ispezionata - spiega Linardi - la parte della nave che e' sott'acqua. Si procedera' con i sommozzatori''. Uno squarcio lungo almeno 70 mt. sulla fiancata di sinistra e un'inclinazione di 80 gradi dalla parte opposta: si presenta cosi' la Costa Concordia, la nave naufragata ieri al Giglio. A bordo della nave sono in corso le operazioni di soccorso con i vigili del fuoco alla ricerca di eventuali dispersi. La nave e' a ridosso degli scogli.

ECCO PERCHE' L'UNGHERIA HA FATTO QUELLA SCELTA: NELLA GRECIA EUROPEA SI MUORE DI FAME

Ecco perchè l'Ungheria ha fatto una scelta, secondo noi giusta, come l'Islanda, una scelta diversa non vuol dire non democratica. Perchè i vertici dell'Europa sanno bene che quella loro non è democratica, ma hanno dietro lobby massoniche molto potenti, con giornali e TV. In Grecia gli scolari svengono per la fame
La Grecia è in piena recessione: povertà, lotta quotidiana per la sopravvivenza e disperazione. Secondo i dati della Confederazione nazionale del commercio ellenico le famiglie greche stanno vivendo una situazione che appena qualche mese fa sembrava impensabile: ben nove greci su dieci hanno abolito le spese per il vestiario e per le calzature, otto su dieci le spese per i divertimenti e addirittura un cittadino su quattro dichiara che gli non bastano i soldi per l’acquisto di generi di prima necessità. Soltanto un greco su quattro cerca di risparmiare per paura della situazione economica incerta.

Mentre sempre un cittadino su quattro vive al di sotto della soglia di povertà, uno al limite della stessa soglia e due su quattro fanno ricorso ai loro risparmi per vivere. In ogni caso, secondo la Confederazione, ciò significa che sul mercato manca la liquidità che può condure alla sparizione della piccola e media imprenditoria.

Senza reddito e alla fame: bimbi denutriti

Più di 400 mila nuclei familiari, secondo l’Istituto nazionale di statistica Elstat, sono rimasti senza alcun reddito perché nessuno dei componenti lavora più, mentre oltre 60 mila famiglie hanno fatto ricorso al tribunale chiedendo la regolamentazione dei loro debiti perché sostengono di non essere più in grado di pagarli nemmeno a rate. Il numero degli indigenti che usufruiscono delle mense comuni allestite dalla Chiesa ortodossa greca è aumentato ultimamente di 20 mila unità, come ha rivelato Maria Iliopoulou, direttrice del brefotrofio di Atene.

Parlando con il sito online Newsit.gr, la donna ha affermato che nelle ultime settimane “sono stati registrati circa 200 casi di neonati denutriti perché i loro genitori non sono in grado di alimentarli come si deve”, mentre gli insegnanti delle scuole intorno all’istituto da lei diretto fanno la fila per prendere un piatto di cibo per i loro alunni che non hanno da mangiare. Anche i maestri delle scuole elementari del Comune di Atene, sostiene Iliopoulou, ”ci chiedono i pasti per i loro scolari che non hanno da mangiare, mentre in molte scuole la situazione è ancor più drammatica poiché alcuni bambini sono svenuti in classe in quanto denutriti.

L’Associazione insegnanti di Scuole elementari di Atene, circa la situazione in cui versano molti alunni delle scuole della capitale a causa della difficile situazione economica dei genitori, ha denunciato il caso di un padre che si è tolto la vita in quanto non era più in grado di far crescere i suoi tre figli. Il ministero della Pubblica Istruzione, che in un primo momento aveva definito la denuncia come “propaganda”, si è visto costretto a riconoscere la gravità del problema. E così ha deciso di distribuire agli alunni delle famiglie meno abbienti buoni pasto con cui al mattino possono acquistare la colazione dal refettorio delle scuole.

Persone che non hanno più una casa

Come hanno detto alcuni insegnanti al quotidiano To Vima, il problema di denutrizione esiste e viene individuato più facilmente nelle scuole a pieno tempo: “Molti ragazzi vengono in classe senza il pranzo e dicono di averlo dimenticato a casa perché si vergognano di dire la verità”. E non mancano nemmeno i casi di pazienti che, dopo essere guariti, non vogliono lasciare l’ospedale visto che non hanno dove andare a dormire.

Fonte: futurolibero.it

martedì 10 gennaio 2012

DON AMORTH: MONTI CAPO MASSONE E STRUMENTO DI SATANA IN UN'EUROPA QUASI ATEA.

DON AMORTH: MONTI CAPO MASSONE E STRUMENTO DI SATANA IN UN'EUROPA QUASI ATEA.


Nel giorno dell'Epifania, il Papa - all'Angelus - ha detto che il mondo occidentale viaggia a vista nelle tenebre. Chiediamo il parere di padre Gabriele Amorth, decano degli esorcisti. Padre Amorth, condivide l'analisi del Papa? "certo, ma succede questo perché l'Occidente, l'Europa e l'Italia hanno rinunciato a Dio, lo hanno messo fuori. E quando fai questo, ti schieri col nemico che è Satana". Ossia? "L'occidente, almeno per ora, ha scelto Satana. E stancherà il Signore, che ammonisce, rincuora, provvede, ma alla fine stanga". L'Italia si è affidata a Monti, che cosa ne pensa? "che è un capo massone, un massone che vuole distruggere la Chiesa o affamarla. Piaccia o meno, è uno strumento nella mani di Satana. Come la crisi finanziaria". La crisi ? "certo, come considerate i suicidi che stanno avvenendo? Il suicidio è una delle conseguenze del piano satanico. L'uomo ripone tutto nella mani degli altri uomini, dell'economia e della finanza e dimentica che chi comanda ... è Dio. Da questo punto di vista, l'attuale crisi è una insidia satanica per dividere l'uomo da Dio".

Ma chi vincerà?
"Dio. Del resto a Fatima le cose erano chiare. La Madonna aveva previsto tante di quelle cose, però alla fine avrebbe vinto il suo cuore Immacolato. Ma attenzione che nei piani di Satana ci sta anche la guerra atomica".
La guerra atomica?
"indubbiamente. Come spiegare le recenti vittime cristiane per mani di fanatici islamici? Non tutti gli islamici sono come quelli, ma il Demonio si scatena e vuole creare lo scontro di civiltà e prima o dopo il fattaccio potrà avvenire". Il nemico ha creato due livelli: allontanare da Dio e fare trionfare l'ateismo. In Europa ci sta riuscendo".
Lei è critico con Monti:
"lo ribadisco: è un capo massone che pensa di risolvere tutto senza pensare a Dio, dunque presuntuoso e orgoglioso, e pretende di affamare la Chiesa. E' uno strumento di Satana".

domenica 8 gennaio 2012

GUERRA PSICOLOGICA CONTRO L'IRAN, GUERRA ECONOMICA CONTRO L'ITALIA

GUERRA PSICOLOGICA CONTRO L'IRAN, GUERRA ECONOMICA CONTRO L'ITALIA

Con tipica tecnica ritorsiva, la propaganda dei media occidentali sta attribuendo all'Iran tattiche di guerra psicologica in relazione alle manovre della Marina iraniana nel Golfo Persico. Si può parlare in effetti di contro-guerra psicologica, dal momento che la spirale delle minacce di attacco è stata iniziata da Israele molto tempo fa, come viene sottolineato dalla stampa mondiale non legata alla NATO. [1] 
L'Iran è infatti l'unico tra i tanti Paesi attualmente bersaglio del sedicente Occidente, ad aver assunto la categoria di guerra psicologica come fondamento della sua strategia anticoloniale, dato che il disarmare psicologicamente l'avversario è alla base della strategia della NATO. Le minacce di attacco e le sanzioni economiche hanno lo scopo di indurre l'Iran ad accettare quel calvario di compromessi, mediazioni ed ispezioni che hanno come diretta conseguenza non solo di lasciarsi invadere da spie, ma soprattutto di consentire alle agenzie dell'ONU, falsamente neutrali, di "lavorarsi" il gruppo dirigente iraniano, favorendo doppi giochi e defezioni. 
Vista l'esperienza dell'Iraq e della Libia, la leadership iraniana (la diarchia Ahmadinejad-Khamenei), sta quindi cercando di evitare la trappola delle mediazioni, poiché ormai vi è la convinzione che la NATO sia determinata ad attaccare, e stia operando di psywar, con sanzioni e continue accuse, solo per potere arrivare a ridurre al minimo i costi ed i rischi dell'attacco. Del resto, cercare di ragionare con un Occidente che lo descrive come il pazzo che vuole l'atomica per cancellare Israele dalla carta geografica, sarebbe per Ahmadinejad del tutto irragionevole. 
Ma nessun gruppo dirigente è compatto ed il grado di corruttibilità è sempre molto elevato, tanto più che le sanzioni possono allontanare la prospettiva di affari a lungo vagheggiati. Anche l'Iran ha infatti in corso le sue brave compromissioni affaristiche, ed il suo principale partner di affari è la British Petroleum, proprio la multinazionale che era dietro il colpo di Stato che rovesciò il primo ministro iraniano Mossadeq ed insediò il regime dello Scià. La partnership riguarda affari esterni all'Iran, dato che le sanzioni non consentono alla British Petroleum di operare direttamente in Iran. Si tratta di sfruttamento di giacimenti in Azerbaijan e nel Mare del Nord. Quest'ultimo affare potrebbe essere vittima delle imminenti sanzioni.[2] 
Ad avvantaggiarsi di una eventuale ricolonizzazione dell'Iran sarebbe soprattutto la British Petroleum. In Gran Bretagna vari giornali hanno fatto circolare documenti ufficiali che dimostrano il diretto coinvolgimento di questa multinazionale nell'organizzazione della guerra contro l'Irak del 2003, ed il suo ruolo di predominio nello sfruttamento del petrolio irakeno.[3] 
Il fatto che la British Petroleum intrattenga queste relazioni d'affari con l'Iran, non va quindi inteso come una sua disobbedienza alla disciplina NATO. Anzitutto la NATO opera da sempre come una sorta di agenzia di lobbying della British Petroleum, ed il supremo organo dirigente della stessa NATO, il Consiglio Atlantico, arriva a diffondere informative in cui le proposte di "pipeline" della British Petroleum vengono magnificate come ancore di salvezza per l'Occidente.[4] 
La British Petroleum è inoltre in rapporto diretto con i servizi segreti statunitensi e britannici, perciò gli agenti di questi servizi beneficiano di una cordiale accoglienza nella multinazionale, dove vengono immediatamente assunti in qualità di lobbisti non appena lascino le loro agenzie. La stampa statunitense e quella britannica hanno segnalato vari di questi casi di "porta girevole" tra servizi segreti e British Petroleum, che riguardano la CIA ed il MI6.[5] 
Quindi, la NATO fa da agenzia di lobbying per la British Petroleum, ma questa a sua volta fa da cavallo di Troia per i servizi segreti della NATO. Il lobbying in questa versione hard extreme è attualmente del tutto legalizzato, tanto che viene da chiedersi quale sia l'effettivo grado di commistione tra strutture militari e di intelligence con il sistema delle imprese. 
Su istruzioni della NATO, anche il governo italiano, con la Legge 124/2007, ha conferito ai rapporti tra imprese private e servizi segreti una veste istituzionale. L'articolo 25 della Legge 124/2007 consente inoltre ai servizi segreti di costituire proprie imprese private a carattere "simulato", mettendole a carico dei propri fondi riservati; un articolo che sa di sanatoria per il passato, più ancora che di indicazione per il futuro.[6] 
In più, il Consiglio Atlantico può permettersi di pubblicare senza pudore un elenco delle multinazionali che lo sponsorizzano; un elenco reperibile sul suo sito ufficiale. Chissà quante di queste multinazionali erano nate a loro tempo come "imprese a carattere simulato". C'è anche da rilevare che attualmente un'istituzione ufficiale - come è il Consiglio Atlantico - viene citata talmente di rado dai media, che risulta molto più segreta alle masse dell'ormai sputtanatissimo gruppo Bilderberg. [7] 
La prospettiva di perdere degli affari potrebbe aprire delle brecce nel regime iraniano, e le attuali relazioni con la British Petroleum comportano il trovarsi costantemente a rischio di essere infiltrati dai servizi segreti della NATO. Ma se qualcuno gli affari rischia di perderli, qualcun altro li sta già perdendo, come nel caso dell'Italia. 
Mentre il Presidente del Consiglio Monti, in pura malafede, blatera di "crescita", intanto l'effetto deprimente delle sanzioni contro l'Iran si fa sentire sull'economia italiana, tanto che persino il quotidiano confindustriale "Il Sole -24 ore" ha segnalato che i pagamenti iraniani alle aziende italiane non possono pervenire a causa del blocco delle banche occidentali. In questa guerra del lobbying, molte imprese esportatrici italiane stanno soccombendo. Si vede che non sono nelle grazie del Consiglio Atlantico.[8] 

FONTI:
[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http%3A%2F%2Fwww.srilankaguardian.org%2F2011%2F11%2Firan-israeli-psywar-indicates-lack-of.html
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http%3A%2F%2Fwww.time.com%2Ftime%2Fnation%2Farticle%2F0%2C8599%2C1996921%2C00.html&ei=0uIBT767JaaQ4gTC7f2SCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CD4Q7gEwAg&prev=%2Fsearch%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Biran%2Bazerbaijan%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[3] html&ei=0vH2ToHPGYfk4QTI5M2NCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CC8Q7gEwATgo&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Billegal%2Blobbying%26start%3D40%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http%3A%2F%2Fwww.dailymail.co.uk%2Fnews%2Farticle-1378428%2FIraq-war-documents-reveal-talks-Government-oil-giants-BP-invasion3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http%3A%2F%2Fwww.guardian.co.uk%2Fbusiness%2F2011%2Fjul%2F31%2Fbp-stranglehold-iraq-oilfield-contract&ei=01z3TtefN6OQ4gTNlMWNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=8&ved=0CHAQ7gEwBzgK&prev=%2Fsearch%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Bassad%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvnsb
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http%3A%2F%2Facus.org%2Fnew_atlanticist%2Fbp-pipeline-late-good
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http%3A%2F%2Fwww.cbsnews.com%2F8301-31727_162-20006472-10391695.html&ei=6u_2TvWNEM724QSm4sGNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CEMQ7gEwAg&prev=%2Fsearch%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Billegal%2Blobbying%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns 
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http%3A%2F%2Fwww.dailymail.co.uk%2Fnews%2Farticle-2015538%2FRevolving-door-row-ex-MI6-spy-lands-BP-job.html&ei=N6btTtHZL_D34QScleilCQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CCsQ7gEwAQ&prev=%2Fsearch%3Fq%3Dbp%2Bmi6%26hl%3Dit%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Dimvns
[6] http://www.camera.it/parlam/leggi/07124l.htm
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http%3A%2F%2Fwww.acus.org%2Fabout%2Fsponsors
[8] http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-12-18/freno-banche-iran-081543.shtml?uuid=AYwmxnsC


sabato 7 gennaio 2012

Ripiombati nell’Italia dei misteri e dell’associazionismo segreto? Ben poco da festeggiare

Ripiombati nell’Italia dei misteri e dell’associazionismo segreto? Ben poco da festeggiare con la Massoneria


Gli ultimi giorni del 2011 si chiudono con una serie di notizie da lasciare esterefetti chi ha ancora memoria di cosa ha passato nei decenni trascorsi questo Paese, che faccia una riflessione. Muore a 91 anni Don Verzè nel suo letto. Portandosi dietro i segreti di quel gigantesco coagulo formatosi attorno al San Raffaele di affari, leciti e soprattutto illeciti, di corruzione (morale e reale), di buoni sentimenti che nascondevano pulsioni che definire egoistiche sarebbe un eufemismo, di rapporti spuri, soci occulti, latrine finanziarie. Morte inevitabile vista l’età ma altrettanto comoda per chi ancora non è stato trascinato nell’inchiesta giudiziaria oppure se vi è entrato ora ha molte più opportunità di uscirne illeso. Poi c’è il tentato suicidio di Lele Mora e l’accostamento con il suicidio di Cagliari, dell' ex vertice ENI, nel periodo di Tangentopoli.
C'è invece tanta preoccupazione nel leggere l’intervista (meglio definirla una chiacchierata) rilasciata dall’ex ministro Rotondi (democristianissimo superstite di innumerevoli Repubbliche) a Telese che senza fare un nome spiega che Berlusconi sarebbe caduto su richiesta della massoneria internazionale, di incontri di due ex ministri a Berlino con esponenti della massoneria, di un vero e proprio ricatto esercitato all’ultimo momento su Berlusconi che ricordiamo essere persona molto addentro alla massoneria, anche deviata, essendo stato iscritto a una loggia come la P2 di Licio Gelli. E questo preoccupa si. Rotondi è abile a non fare nomi, ma lo scenario che traccia è tutt’altro che improponibile. Che certi ambienti massonici siano più che influenti nell’attuale governo italiano è evidente a chi di questi argomenti abbia trattato.
Se sommiamo poi questa ricostruzione di Rotondi con lo scenario offertoci ieri dal Wall Street Journal sulle pressioni (e richieste esplicite) esercitata dalla cancelliere Merkel sul presidente della Repubblica Napolitano per togliere di mezzo Berlusconi, la questione diventa ancora più complicata e allarmante.
Allarmante sì, anche senza sapere, come sappiamo, della presenza massiccia di iscritti alla massoneria nei partiti che ora “responsabilmente” sostengono Monti. Il Pdl, ed era scontato, e il Pd. Perché quasi nessuno se ne ricorda ma poco più di un annetto fa un indagine interna al partito fece emergere un dato ben poco rassicurante: almeno 500 degli eletti nelle liste del Pd erano iscritti a Logge Massoniche
Dietrologo? Allarmista? Questa mattina leggendo i giornali e seguendo le agenzie mi sembrava essere tornato indietro di decenni, ai bei tempi di Sindona e Licio Gelli, allo scandalo sui c130, alle logge di via Roma, e poi indietro drammaticamente alla morte di De Mauro, a quella di Mattei e a quella di Calvi. Ovviamente in chiave moderna, e più quindi più tamarra, Ma sempre quella storia là sembra riproporci oggi la cronaca.
Se penso ai circa 2000 euro che le famiglie saranno costrette a pagare nel 2012 per soddisfare lo strano concetto di equità che ci propone Monti, se ricordo l’assenza di una vera traccia di patrimoniale dalla manovra finanziaria appena approvata, se misuro i provvedimenti di riordino goernativi della professione giornalistica in questo paese dove si creeranno decine di migliaia di abusivi e si terrà sotto ricatto l’intera informazione italiana attraverso i “pareri” del governo in relazione ai finanziamenti pubblici (libertà di stampa adieu), ammetto di essere molto più che allarmato. E quindi con questo senso di inquietudine mi accingo a farvi, e farmi, gli auguri per il 2012. Che sia un anno in cui, fosse solo per sopravvivenza, l’italiano medio ricominci a pensare con la propria testa e non con la pancia.