mercoledì 31 ottobre 2012

Scandalosa Grecia, arrestato un reporter smaschera i super-evasori:


Scandalosa Grecia, arrestato un reporter smaschera i super-evasori: 



L’ha fatta franca il deputato neo-nazista che prese a cazzotti una collega comunista in diretta tv, mentre le manette sono scattate per il giornalista che ha osato pubblicare la lista dei duemila super-evasori greci. Tra questi, figurano tre ex ministri, l’attuale presidente del Parlamento, molti funzionari pubblici, diversi uomini d’affari ellenici e giornalisti, nonché un importante consigliere dell’attuale premier Antonis Samaras e lo stesso leader del partito di governo “Nea Dimokratia”. Kostas Vaxevanis, direttore della rivista “Ad Hoc”, è finito in carcere poche ore dopo la diffusione dell’elenco di 2.059 presunti evasori fiscali, accusati di possedere conti in Svizzera. E dire che quella lista, spiega Marco Santopadre su “Contropiano”, era stata trasmessa nel 2010 al governo ellenico dall’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde, «oggi odiata direttrice dell’Fmi».
E la copia originale del documento? Secondo Atene sarebbe “sparita”. «Il governo greco – aggiunge “Contropiano” – ha infatti “richiesto” alcuni giorni Kostas Vaxevanisfa alla Francia di inviare di nuovo il documento», ottenuto due anni fa nell’ambito dell’inchiesta sulle rivelazioni di un ex dipendente della banca svizzera Hsbc. Atene attende una “risposta” da Parigi. In realtà, afferma Santopadre, la polizia ellenica aveva ottenuto i dati già il 2 ottobre, ma il ministero delle finanze di Atene li aveva chiesti di nuovo perché i dati erano stati ottenuti illegalmente dalla fonte originale e dunque il loro utilizzo sarebbe statoanalogo allo spionaggio industriale. Poi, però, l’indignazione popolare «scatenata dalle melina del governo» ha di fatto obbligato il ministro Yannis Sturnaras a darsi da fare. Lo stesso Sturnaras, che sostiene di aver “appreso dai giornali” l’esistenza di quel file, aveva dovuto lanciare una ricerca che ha visto coinvolti anche i servizi segreti per rimettere le mani sul dossier incriminato, dopo che anche la Corte Suprema aveva confermato che i dati provenivano «da un rappresentante ufficiale di uno Stato per via diplomatica», e dunque potevano essere usati senza problemi.
«La stampa ellenica – riferisce “Contropiano” – non ha risparmiato il veleno sulla classe dirigente, affermando che tutti, nel governo attuale e in quelli precedenti, conoscevano benissimo le identità degli evasori e che semplicemente hanno fatto di tutto per non perseguirli». E non si parla di pochi spiccioli: a luglio, lo stesso ministero delle finanze aveva indicato come negli ultimi due anni oltre 16 miliardi di euro siano stati esportati fuori dal paese, il 10% verso la Svizzera. Fatto che sta il giornalista, reo di aver fatto il suo dovere, è stato arrestato per “violazione della privacy”. Secondo l’accusa, «ha pubblicato una lista di nomi senza permesso», e inoltre «non c’è prova che quelle persone abbiano violato la legge», sostengono i magistrati, su cui piovono i fulmini dell’opinione pubblica e del sindacato giornalisti ellenico. Rilasciato in vista dell’udienza, Vaxevanis difende il suo il suo operato in un video-messaggio diffuso su Internet: «Non ho fatto altro che quello che ogni giornalista è obbligato a fare: ho rivelato la verità che stavano nascondendo. Invece di arrestare gli evasori, cercano di arrestare la verità e la libertà di stampa».

L’Angola, ex colonia, ora si compra il Portogallo in mutande


L’Angola, ex colonia, ora si compra il Portogallo in mutande



Ricordo – di nuovo – un vecchio racconto di fantascienza, uno dei tanti: si chiamava “L’inverno senza fine”, di John Christopher, lo stesso autore di “Morte dell’Erba”. Roba catastrofista. Nel racconto, una nuova glaciazione ricopriva l’emisfero boreale e gli europei, ridotti alla fame, emigravano in massa in Africa nelle ex-colonie, dove finivano a fare le domestiche e i camerieri. La fantascienza catastrofica prima o poi trova sempre il modo di avverarsi, ed ecco che un po’ la stessa cosa sta succedendo tra l’europeo Portogallo e l’arretratissima Angola. Secondo l’osservatorio per le migrazioni, sono già 100 mila i giovani portoghesi che hanno fatto le valigie, sono fuggiti dal loro Paese che affonda e si sono diretti a cercare lavoro in Africa nella ex-colonia.
Non ci crederete, ma gli stipendi sono superiori: un ingegnere, un giornalista, un consulente di finanza, a Luanda guadagnano il triplo che a bambina africana (Photopin)Lisbona e con vitto e alloggio pagati. D’altronde, avevamo già letto con stupore che la stessa cosa accade in Spagna, addirittura con i barconi di clandestini spagnoli che tentavano di sbarcare in Algeria alla chetichella, e citavamo ancora l’inevitabile Christopher. Non solo. Il petrolio fa miracoli, e quindi l’Angola con la suacrescita del 12% l’anno si sta comprando il Portogallo. Il ministro portoghese, anche lui in giro col cappello in mano per tentare di vendere i beni pubblici, ha trovato una sponda favorevole nei quattrini angolani.
In soli sette anni, gli investimenti angolani in Portogallo sono passati da 1,6 a ben 116 milioni di euro. Il 3,8 della capitalizzazione azionaria di Lisbona è in mani angolane, secondo “Rotocalco Africano”. Questa crisi, e soprattutto il folle modo in cui la si sta gestendo, cambierà la faccia all’Europa e al mondo. Ma non illudetevi: non esistono popoli poveri che diventeranno ricchi. Garantito è invece il contrario.
(dal blog “Crisis”)

domenica 28 ottobre 2012

CON IL CORTILE DEI GENTILI, AD ASSISI VA IN SCENA LA TEOLOGIA DEL DUBBIO


CON IL CORTILE DEI GENTILI, AD ASSISI VA IN SCENA LA TEOLOGIA DEL DUBBIO
Napolitano e Passera ospiti del cardinal Ravasi nella rassegna dall'inquietante titolo: ''Dio, questo sconosciuto''

di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

"L'elenco dei partecipanti è impressionante": così dice L'Espresso e, per una volta, non lo si può contraddire quando parla di questioni ecclesiali. Anzi, non si riuscirebbe trovare espressione più efficace di quella usata dal laicissimo settimanale romano per presentare la nuova iniziativa sorta sotto l'egida del Cortile dei Gentili guidato dal cardinale Gianfranco Ravasi.
Persino la gazzetta ufficiale dell'intellighenzia laica strabuzza gli occhi, anche se con compiacimento, e, a pagina 93 del numero 39, scrive proprio così: "L'elenco dei partecipanti è impressionante". Non si può certo biasimare l'A.C.P. che sigla il pezzo, visto che poi spiega: "Da Susanna Camusso a Umberto Veronesi, da Massimiliano Fuksas a Gustavo Zagrebelsky, da Enzo Bianchi ad Alex Zanotelli. E poi Lucia Annunziata, Luigi Berlinguer, Franco Bernabè, Giancarlo Bosetti, Vincenzo Cerami, Ferruccio de Bortoli, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Ermanno Olmi, Ermete Realacci... Tutti riuniti ad Assisi, venerdì 5 e sabato 6 ottobre, per una nuova tappa del Cortile dei gentili, la serie di incontri per promuovere in tutto il mondo il dialogo tra cristiani e non credenti avviata dal cardinal Gianfranco Ravasi nel febbraio del 2011. Titolo della due giorni di Assisi ribattezzata "Cortile di Francesco": Dio, questo sconosciuto".
In effetti, il titolo pare azzeccatissimo. Tanto più se si scorre l'elenco dei partecipanti. [...]
Uno splendido parterre che pare quasi l'elenco delle figurine di un gioco di società che potrebbe chiamarsi "Bravo chi trova il cattolico". E invece è qualcosa di serio, di terribilmente serio. O "impressionante", come si compiace L'Espresso. Tanto serio che la due giorni di Assisi si apre con un serissimo dialogo tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il cardinale Gianfranco Ravasi e si chiude con un dialogo tra il ministro Corrado Passera e, naturalmente, il cardinale Gianfranco Ravasi.
Si sarebbe tentati di eccepire subito sul piano dottrinale, sul piano ecclesiale, sul piano culturale, sul piano formale e su svariati altri piani. Ma prima bisogna concedersi una spruzzatina di sana demagogia, un puf di quel censurare che piace tanto alla Chiesa che piace e dovrebbe trovare orecchie sensibili tra organizzatori e partecipanti dell'evento in questione, visto che si apprestano ancora una volta ad abusare di Assisi e del nome del Poverello. Insomma, quanto costa questa faraonica kermesse, nel cui programma c'è di tutto, persino un laboratorio di scrittura creativa, tranne una Messa? Chi paga? Con i soldi di chi? Il presidente Napoletano viene a spese del contribuente italiano, del cattolico che versa l'otto per mille o a spese proprie? E il ministro Passera? Ed Eraldo Affinati? E Lucia Annunziata? E tutti gli altri, in ordine alfabetico, fino ad Alex Zanotelli?
Davanti a queste semplici domande, ci sarà qualcuno così sprovvisto di pudore da gridare effettivamente alla demagogia. Ma chi di demagogia ferisce di demagogia perisce: non sarebbe stato meglio, in tempi di crisi come questi, impiegare in qualche opera di carità i soldi necessari per mettere su un simile simposio? Riesce onestamente difficile immaginare qualche professionista della rampogna alla Chiesa costantiniana trionfalista e collaterale al potere che questa volta si alzi in piedi e osi dire che no, con Napolitano non si può, che questo è meretricio perpetrato con il potere di turno, che è il momento della sobrietà. Lo farà, tanto per fare un esempio, il Priore-di-Bose-Enzo-Bianchi, così avvezzo a bacchettare la Chiesa di tutti i secoli tranne quella a sua immagine somiglianza? Lo farà Alex Zanotelli, l'icona del Vangelo ridotto a sociologismo? Trovandoli nell'elenco degli ospiti della kermesse, si direbbe proprio di no.
Ma, purtroppo, non è questo l'aspetto più inquietante della vicenda. Il problema è un altro, ed è che ad Assisi ci si appresta a mettere in scena una nuova versione riveduta e aggiornata di quella teologia del dubbio che tanto aveva avuto fortuna grazie al cardinale Martini con la Cattedra dei non credenti. E non è un caso che, alla regia, ora vi sia un cardinale cresciuto alla scuola del martinismo come Gianfranco Ravasi. La matrice è evidentissima sin dalla pagina del sito del Cortile dei Gentili in cui si presenta l'iniziativa: "In occasione dell'Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI, il Cortile dei Gentili vuole raccogliere e dare forma al grido spesso silenzioso e spezzato dell'uomo contemporaneo verso un Dio che per un numero crescente di persone rimane un 'Dio sconosciuto'.
Il Cortile dei Gentili intende così proporsi come laboratorio di un dialogo di pari dignità tra atei e credenti  che purifichi gli atteggiamenti profondi di entrambi nei confronti di Dio e della fede. Ci sostiene in questa impresa la nobile figura di Francesco, il Poverello di Assisi, amato dai credenti di ogni confessione e dai 'non credenti', che ci indica sempre di nuovo le vie di questo dialogo attorno alla fede: il grido dei poveri e della Creazione, il grido della pace e della non-violenza, la sfida del dialogo interreligioso e interculturale, una nuova centralità della contemplazione attiva, il grido della bellezza contro la bruttezza e la bruttura".
Una sublime versione 2.0 dell'invenzione martiniana che, una volta innescata, porta il cattolicesimo all'autodissoluzione. Fino a ridurre pastori, intellettuali e semplici fedeli a mendicare in casa d'altri una fugace visione di una verità provvisoria, come un'improbabile vista mare dalla camera d'angolo della pensione Mariuccia.
Ogni casa a cui si bussa è un approdo che durerà lo spazio necessario per incontrare un interlocutore e un pensiero più forte e prepotente del precedente. Ma ormai, se non si pone riparo, manca poco al termine del viaggio, poiché l'interlocutore attuale è il negatore della verità. Non a caso, il titolo della rassegna è un inquietante "Dio, questo sconosciuto", così compiacente nei confronti dell'ateo da mostrare impudicamente tutto il timore e il tremore che il cattolico venuto su a pane, dialogo e Cattedra dei non credenti prova davanti al mondo. Tant'è vero che il clou dei clou dell'evento è l'incontro officiato da Giorgio Napolitano e dal cardinale Ravasi a cui farà da cerimoniere il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli.
Non a caso si dice "officiato", perché questi sono veri e propri riti attraverso i quali si celebra e si diffonde la nuova religione del dialogo. Cerimonie che replicano fin nelle pieghe più intime quelle che vanno di moda nel mondo, red carpet compreso. Naturalmente, la celebrazione dell'inchino davanti al mondo ha la sua massima solennità se viene officiata al cospetto del pontifex maximus della laicità, che in Italia è il presidente della Repubblica in quanto Garante-della-Costituzione. Nel caso presente, riesce difficile immaginare un suo sostanzioso contributo al tentativo, sempre che questo sia lo scopo della kermesse, di rendere Dio un po' meno sconosciuto. A meno che non ci vada a ripensare pubblicamente quanto Napolitano ha fatto nel caso di Eluana Englaro: ma c'è da credere che questo il coofficiante Ravasi e il cerimoniere de Bortoli non glielo chiederanno.
Ancora una volta, abusando di Assisi e di San Francesco, grazie a un'iniziativa cattolica verranno celebrati i fasti della laicità. Laicità "sana", sia ben chiaro, perché quella malata magari mette qualche brivido persino ai teologi del dubbio, in quanto esige di scegliere subito e una volta per sempre, mentre loro preferiscono rimandare e dialogare all'infinito.
È persino tenera l'ingenuità dei cultori del dubbio, i quali fingono di non capire che, sana o malata, la laicità è sempre laicità e il suo scopo è quello portare il cattolico a praticare un'altra religione. È grazie alla "sana laicità", la cui espressione massima si trova nel culto della legalità, che oggi i cattolici considerano peccato ciò che offende il mondo invece di ciò che offende Dio, transigono su qualsiasi eresia ma guai a passare col rosso a non chiedere lo scontrino del caffè. Poveri fedeli e poverissimi pastori che, a forza di dialogare e mettere tra parentesi la propria fede, hanno finito per camminare capovolti. Fino all'assurdo di sacerdoti intimamente scandalizzati davanti ai mafiosi che dicono di credere in Dio invece che davanti a quelle personcine perbene che praticano l'aborto, aspirano all'eutanasia e di Dio non vogliono neppur sentire parlare. Sacerdoti che gridano pubblicamente allo scandalo davanti all'atto di fede di un peccatore invece che davanti alla negazione di Dio di un benpensante. E poi rimproverano la Chiesa di aver smarrito la strada autentica del Vangelo.
L'evento di Assisi pare proprio la celebrazione di questo cristianesimo derubricato ad happening culturale, dove tutto si equivale a tutto, ma il Vangelo cede il passo alla Costituzione. Basta che si faccia cultura e si parli, si parli, si parli tanto fino a mescolare le parole e produrre l'illusione di diventare tutti più colti, di saperne di più su Dio ma senza provarne, in fondo, troppo interesse. Ben diversa è la via tracciata in quell'aureo vademecum che è L'imitazione di Cristo, un testo che non verrà certo distribuito il 5 e 6 ottobre ad Assisi: "Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. (...)
Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione".
Si obietterà che il Cortile dei Gentili "l'ha voluto il Papa". Nell'home page dell'apposito sito, viene spiegato fin dalle prime righe: "Il Cortile dei Gentili è un suggerimento di Papa Benedetto XVI poi sviluppato dal Cardinale Ravasi, con lo scopo di creare uno spazio neutrale d'incontro tra credenti e non credenti".
Ma il punto è proprio questo: circa le ragioni ultime del credere, lo spazio neutrale non esiste. A meno che non si pensi che qualunque opinione su Dio sia equivalente alle altre. Ma questo, in fondo, non lo pensa neanche un ateo.
Fonte: Corrispondenza Romana

ATTENZIONE RICERCATO: CHRISTIAN LAMBERT UN FALSO VESCOVO ROMANO UN TRUFFATORE


ATTENZIONE RICERCATO: CHRISTIAN LAMBERT UN FALSO VESCOVO ROMANO UN TRUFFATORE

                      CHRISTIAN LAMBERT

                                   WANTED
Carissimi amici lettori, io l'ho conosciuto questo soggetto, è un affabulatore, un ammaliatore, sembra che riesca a truffare decine di persone. E' stato anche arrestato dalla Polizia Spagnola delle Asturie, poi sfuggito. Chi ne avesse notizie è pregato di chiamare la polizia spagnola o quella polacca.
Ma ora dedichiamogli qualche istante, il Vescovo di Oviedo aveva ragione è un imbroglione, Lambert carpisce la buona fede dei fedeli e poi li truffa. Che gran uomo di Dio il Vescovo di Oviedo e quanto aveva visto bene, diamogli una mano a fargli sapere dove si trova questo truffatore.
Ora vi racconto una storiella: c'era una volta Lambert vescovo a cui gli vengono affidati 35.000 euro per essere donati all'italia, 5.000 euro alla nascente ex Leone XIII Italia indipendente e 30.000 euro per delle suore che non avevano neanche occhi per piangere. il Lambert fa la donazione dei 5.000 euro alla nascente ex Leone XIII Italia oggi Opera San Michele Arcangelo, ma i 30.000 euro sono spariti... ok direte la solita storia spariscono dei soldi truffatori tutti i giorni... ma attenzione alla sorpresa... ecco che  essendo lui persona non gradita alla Santa Sede per dubbia moralità, ecco che fa? ora richiede all'Opera di San Michele Arcangelo i 5.000 euro... una pazzia? non credo il problema che questi personaggi sono liberi di fare ancora danni su danni.


RAGAZZINE COSTRETTE CON LA FORZA A SPOSARSI... NON STIAMO PARLANDO DELL'ARABIA SAUDITA, MA DELL'ITALIA
Ecco i frutti dell'immigrazione sregolata nel nostro Paese: molte cedono alle violenze, altre si suicidano, altre si ribellano ai genitori, ma devono vivere nel nascondimento cambiando città
di Lorenzo Galliani
«Mio padre ci ha detto: andate dove volete, anche dall'altra parte del mondo. Io vi trovo. Sarebbe capace di uccidermi? Credo di sì». Nel racconto di una giovane pakistana, nel rapporto "Per forza, non per amore" dell'associazione "Trama di Terre", c'è il dramma vissuto dalle vittime dei matrimoni forzati.
Molte cedono a pressioni e violenze, sottomettendosi a un marito non voluto e a un futuro di infelicità; altre si ribellano ai genitori, fuggendo da tutto e da tutti: anche dagli affetti, perché rimanere nella stessa città può essere pericoloso, quando per amore della libertà si è diventati, agli occhi del padre-padrone, un ramo secco da tagliare.
I 'mai più' gridati da una comunità scossa dall'uccisione di Hina, sei anni fa, non sono bastati: nel 2010, in Italia, si sono contati 8 omicidi per il rifiuto alle nozze combinate. Altre donne e ragazze, stremate dalla continua pressione, arrivano a togliersi la vita. «Ho incontrato minorenni disperate convinte che l'unica alternativa al matrimonio non voluto fosse il suicidio – racconta l'avvocato Barbara Spinelli, che collabora con Trama di Terre. – Aggrappandosi all'aiuto dei loro insegnanti, sono riuscite ad attivare un percorso di assistenza, fuggendo dai padri. Per poche che ce la fanno, però, ce ne sono tante che entrano in un incubo che durerà tutta la loro vita. Spesso sono portate nel loro paese con l'inganno, con la scusa di una vacanza, e si ritrovano dopo pochi giorni a essere mogli di uomini che non avevano mai visto. Più vecchi di 20 o 30 anni, o appartenenti alla stessa famiglia, con rischi di malattie».
Ma quante sono le 'Hina' che soffrono oggi? La Svizzera ha stimato 17mila matrimoni forzati all'anno nel suo territorio; mentre le autorità italiane, spiega l'avvocato Spinelli, «alla 49esima sessione del Cedaw (Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne) delle Nazioni Unite, hanno affermato che 'i dati sui matrimoni precoci e sui matrimoni forzati non vengono raccolti perché si tratta di una pratica rara in Italia, come negli altri paesi europei'». Così, l'unico censimento resta quello di Trama di Terre, che nel 2011 contò 33 casi di matrimoni forzati nella sola Emilia-Romagna, di cui 10 in famiglie marocchine e 7 pakistane.
Ma le violenze subìte e la paura di non essere protetti, oltre all'eventuale presenza dei figli, frenano il desiderio di cambiare vita. Per questo il sommerso è altissimo: portarlo a galla si può, ma servirebbero ben altre indagini; sulle famiglie immigrate che vivono la frattura tra due generazioni (i genitori attaccati alle tradizioni, i figli che hanno scoperto in Italia il valore della libertà di scelta), e sui ricongiungimenti familiari: «Almeno il 30% di quelli che riguardano alcuni paesi è frutto di matrimoni forzati – va avanti l'avvocato Spinelli – e il problema è che spesso viene etichettato tutto come una 'questione culturale', quando invece si è in presenza di una violazione dei diritti umani ». Serve una maggiore sensibilità: quella richiesta dalla 'Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne', che prevede – per i 17 paesi firmatari – l'introduzione del reato di matrimonio forzato (già presente in alcuni Stati) e l'adozione di misure legislative per consentire l'annullamento delle nozze senza che i costi siano a carico della vittima. Rashida Manjoo, relatrice speciale dell'Onu per la 'Violenza contro le donne', è stata chiara: «L'attuale situazione politica ed economica dell'Italia non può essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza su donne e bambini in questo paese». Considerare il dramma dei matrimoni forzati come una questione che riguarda solo le comunità immigrate rischia di essere il primo passo verso il fallimento del processo di integrazione.

L'ISLAM CONSIDERA LA DONNA INFERIORE ALL'UOMO: ECCO LE CONSEGUENZE PER CHI SPOSA UN MUSULMANO


L'ISLAM CONSIDERA LA DONNA INFERIORE ALL'UOMO: ECCO LE CONSEGUENZE PER CHI SPOSA UN MUSULMANO
Una ragazza che si innamora di un islamico dovrebbe tenere a mente le 7 differenze giuridiche che priveranno della libertà lei e i suoi figli (anche se abitano in Occidente)

di Gianfranco Trabuio

Un approccio corretto alla conoscenza della antropologia culturale di popolazioni diverse da quelle occidentali, deve necessariamente fare riferimento alla religione di quelle popolazioni.
La dimensione religiosa è certamente quella più importante e più pervasiva presso tutti i popoli, per l'Islam addirittura è la religione che regolamenta anche la vita civile, il diritto civile e penale, la politica. [...]
La concezione occidentale dei diritti universali dell'uomo, come deliberati dall'ONU, non trova riscontro nelle legislazioni dei paesi musulmani. Tanto meno dopo le recenti rivoluzioni popolari che hanno portato al potere i partiti di ispirazione fondamentalista, rigidamente ancorati alla legislazione di derivazione coranica. [...]
E' opportuno illustrare, anche se brevemente, cosa si trova nei testi sacri dell'Islam, per esempio negli Hadith (sentenze) del profeta.
La considerazione di Muhammad per le donne: dagli hadith (editti) del profeta: [...]
Sahih Al Bukhari, Hadith 3826, narrato da Abu Said Al Khudri
Il Profeta disse: "Non è vero che la testimonianza di una donna equivalga alla metà di quella di un uomo?". La donna rispose: "Sì". Lui disse: "Il perché sta nella scarsezza di cervello della donna". [...]

L'AFFERMAZIONE SULLA INFERIORITÀ DELLA DONNA RISPETTO ALL'UOMO, HA CONSEGUENZE IMPORTANTI PER LA VITA DI TUTTI I GIORNI
Non ci si riferisce qui alle disuguaglianze che possono esistere a livello sociologico tra uomo e donna, queste sono purtroppo diffuse in tutte le società, nel mondo musulmano come in altre culture o civiltà. È necessario parlare della disuguaglianza giuridica, che ha delle conseguenze durature perché è normativa, spesso impedendo o comunque ritardando qualunque adeguamento alla mentalità dei musulmani e delle musulmane di oggi. [...]

1. LA DONNA HA SOLO IL RUOLO DI OGGETTO DI PIACERE E DI RIPRODUZIONE
C'è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio. All'uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente sancita significa una differenza radicale tra uomo e donna. All'uomo dà la sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua proprietà che può "arare" come vuole, come afferma letteralmente il Corano (sura della Vacca II, 223).
Se ha la possibilità materiale, ne "acquista" un'altra. La donna si trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…, moglie di…,

2. I FIGLI NATI DA UN MUSULMANO SONO AUTOMATICAMENTE MUSULMANI (LA RELIGIONE DELLA MOGLIE NON CONTA)
La donna musulmana non può sposare un uomo di un'altra fede, a meno che questi non si converta prima all'Islam. Il divieto è dovuto al fatto che, nelle società patriarcali orientali, i figli adottano sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che il padre è il garante dell'educazione religiosa dei figli, e quindi solo se è musulmano può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici. Ricordo a questo proposito che i figli nati da un musulmano sono considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati. Perciò ogni matrimonio misto (tra un musulmano e una cristiana o un'ebrea, gli unici due casi contemplati nella sharia) accresce numericamente la comunità musulmana e riduce la comunità non musulmana. Non mi soffermo in questa sede per approfondire questo argomento così tragico per le conseguenze delle mogli cristiane sposate a un musulmano. I fatti di cronaca sono lì a dimostrare quanta leggerezza, e ignoranza, ci sia da parte delle nostre donne e da parte della Chiesa cattolica nel contrarre e nel concedere la dispensa per questi matrimoni misti.

3. L'UOMO PUO' RIPUDIARE LA MOGLIE QUANDO E COME VUOLE (LA DONNA NON PUO')
Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse "recuperare" nuovamente sua moglie, quest'ultima dovrebbe prima sposarsi con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal caso di mano in mano per rispettare formalmente la Legge. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di riprovazione e la mette in una condizione sociologica molto fragile. Il ripudio è comunque vissuto come un'umiliazione per la donna e si presume sempre che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale.
Infine, la facilità con la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d'animo, con il costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di prenderla con sé.

4. DIVORZIO FACILE SENZA TRIBUNALE
In quarto luogo c'è da considerare la facilità con cui si ottiene il divorzio, che avviene quasi sempre su richiesta dell'uomo. Tradizionalmente, non c'è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che un hadith di Muhammad, il Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite», ma comunque è permesso.

5. I FIGLI SONO CONSIDERATI DI PROPRIETA' DEL PADRE (ANCHE IN CASO DI DIVORZIO)
L'affidamento della prole, in seguito al divorzio, è un altro esempio di disuguaglianza. I figli "appartengono" al padre, che decide della loro educazione, anche se sono provvisoriamente affidati alla madre fino all' età di sette anni. Solo il padre ha la potestà genitoriale.

6. ANCHE NELL'EREDITA' LA DONNA E' CONSIDERATA INFERIORE
C'è poi la questione dell'eredità. Alla femmina ne spetta la metà del maschio, un provvedimento che trova fondamento nella situazione socio-economica in cui la famiglia viveva anticamente: dato che, secondo il Corano, è l'uomo che ha l'obbligo di mantenere la donna e l'intera famiglia, era logico che dovesse disporre di un piccolo fondo a cui attingere. Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta la dipendenza della donna dall'uomo.

7. LA TESTIMONIANZA DI UN UOMO VALE COME QUELLA DI DUE DONNE
Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio vale come quella di due femmine. Questo si basa su un hadith di Muhammad, molto diffuso negli ambienti musulmani nonostante la sua autenticità sia piuttosto discussa, in cui si afferma che «la donna è imperfetta nella fede e nell'intelligenza».
Quando si chiede ai fuqaha, agli esperti della legge, di spiegare il motivo rispondono che la donna è imperfetta quanto alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è dunque imperfetta.
Riguardo la seconda parte dell'affermazione – l'"imperfezione" nell'intelligenza- forse un tempo questo poteva essere spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei tribunali dei Paesi islamici vige ancora questo principio nonostante le proteste delle associazioni femministe.
In alcuni Paesi i fondamentalisti chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei processi in cui sono previste le pene coraniche.

Nota: il Corano prevede esplicitamente che le mogli non ubbidienti vadano picchiate. Si potrebbe obiettare che ci sono anche cristiani che picchiano la moglie, ma il paragone non regge. Infatti il Nuovo Testamento prevede che non si possa mai picchiare la moglie. La lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 5,25.28) nei rapporti tra moglie e marito afferma: "E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. (...) Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso". Dunque il cristiano che picchia la moglie è un cattivo cristiano, mentre un musulmano che picchia la moglie è un buon musulmano. Anzi il musulmano che non picchiasse la moglie ribelle sarebbe un cattivo musulmano che non applica il Corano.
Consigliamo la lettura di un articolo pubblicato in BastaBugie n.170 del 10 dicembre 2010:
IL CORANO PERMETTE AL MARITO DI PICCHIARE LA MOGLIE - Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate, che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto)

sabato 27 ottobre 2012

PADRE NORBERT TRAUB: ORDINA AI FEDELI SE VEDERE O MENO SACERDOTI ITALIANI COME HITLER ORDINAVA I MASSACRI


PADRE NORBERT TRAUB: ORDINA AI FEDELI SE VEDERE O MENO SACERDOTI ITALIANI COME HITLER ORDINAVA I MASSACRI

UNA CHIESA CHE NON VOGLIAMO

Senza Vergogna, senza nessuna remora. Padre Norbert Traub da alcuni mesi sta ordinando a dei fedeli tedeschi di non andare più al "Santuario di Fontanelle" sparando fango su alcuni sacerdoti italiani, screditandoli ed inventando menzogne.
ma parliamo di Padre Norbert Traub, tedesco della diocesi di Essen. siamo andati un pò ad indagare e che cosa scopriamo? lui si definisce un  sacerdote dello staff del Cardinal Segretario di Stato Bertone, ma ad una semplice richiesta se fosse vero fanti del vaticano fanno sapere che prima cosa padre Traub non è mai stato nello staff di Bertone, ma anche in nessun altro organo decisionale vaticano, anzi quando venne inviato a Roma per studi fu subito allontanato dal Centro Studi perchè Gay, Gay dichiarato visto che sono in molti a confermarlo. Gli ambienti omosessuali  non si risparmiano nei particolari, cosa che io invece farò. Il disgusto è molto, ma mi son posto una domanda scrivere ed informare è cosa giusta?... si è la risposta che mi hanno detto molti Prelati. Se la chiesa collassa è per questi squallidi individui che devono essere messi in un angolo.
Nulla di doloroso se fosse un semplice Gay dichiarato, ma  dico io come fa lui il padre Traub a parlar male di sacerdoti italiani, di vietare a fedeli tedeschi di venire in Italia quando lui dovrebbe essere rispettoso delle leggi della Chiesa? Un prete non dovrebbe dire bugie, non dovrebbe inventare storie su dei veri sacerdoti che fanno solo il loro lavoro, mentre altri diciamo che si dilettano in bar gay di Roma. E non solo poi fu inviato a St. Moritz ed anche li "BOOOMMM" il lupo perde il pelo ma non il vizio, lo confermano persone influenti del paese che hanno detto dello spirito "fortemente Libertino" di Norbert Traub... e viene immediatamente rinviato a Essen dove il vecchio vescovo lo inserisce come Segretario, ma poi cambio di vertice di Vescovo ed ecco arrivare quel Santo Uomo di Franz-Josef Overbeck, che lo sostituisce immediatamente, troppe le chiacchiere anche per essere una cittadina del Nord Europa, troppe voci insistenti.

Ora mi domando e dico il vescovo Overbeck conosce cosa sta combinando padre Traub? penso di no, Vorremmo far conoscere al vescovo che abbiamo scritto alla Santa Sede delle offese di Traub a sacerdoti Italiani, che il tempo del Nazismo e della umiliazione è terminato. Esiste l'Europa e tutti i cittadini sono uguali e possono viaggiare liberamente e liberamente frequentare il culto o la Chiesa che più gli aggrada, non si fanno ricatti, "perchè la prima obbedienza per noi cattolici è a Cristo ed al Suo Vicario il Santo Padre, non una obbedienza perchè vescovo o cardinale ma perchè ci deve essere la fratellanza, senza fratellanza non c'è obbedienza c'è solo un brutale padrone" (ndr Cardinal Tonini).

lunedì 1 ottobre 2012


CATTOTECA.COM INTERVISTA IL MASTINO
(fonte: papalepapale.com)
Parte 1:
Quelle ex prostitute che sono gli apologeti
La storia vera del cristianesimo inizia con un “fulmineo” convertito, guardacaso suo persecutore un momento prima: san Paolo. E da san Paolo in poi, dai grandi fondatori agli apologeti, di ieri e di oggi, sono loro, gli “ex”, i convertiti, che hanno fatto la Chiesa e la sua storia. Che cos’era Agostino d’Ippona? E Francesco d’Assisi? Ignazio di Loyola? O, ai nostri giorni, i capi dei grandi movimenti, pensiamo a quel Kiko Arguello fondatore del Cammino Neocatecumenale. “Ex” e “convertiti” che hanno fatto la storia cattolica, che sono stati i veri protagonisti degli ultimi 150 anni cattolici: quei laici, scrittori e giornalisti, “ex” qualunque cosa e poi “convertiti”. Pensiamo a Papini, Giuliotti, Bloy, Veuillot, Chesterton, Chateaubriand, Claudel, Julien Green, per citare solo alcuni. Avevano in comune il fatto che si definissero e si ponessero come “belve”, ringhiose assai: cani da guardia dell’ortodossia.
dialoghi di Matteo Disetti con Antonio Margheriti Mastino
(intervista già apparsa, nella prima puntata, un mese fa sul sito Cattoteca.com, e qui riproposta senza nulla mutare)
Antonio Margheriti “Mastino”, direttore del sito di apologetica e approfondimento cattolico “Papale Papale”, (www.papalepapale.com che proprio in questi giorni è in rifacimento, per un rilancio) con un passato come militante e attivista DS, studioso di storia della Chiesa e non solo… e infatti dovrebbe essere – lui giura e spergiura – il massimo esperto di morte di papi vivente, è un convertito. Nel 2004 inizia la “lenta ma bruciante marcia a tappe” della sua conversione. Da oltre un anno gestisce un sito che articolo dopo articolo ha raggiunto quote di visitatori da fare invidia perfino agli organi di stampa commerciali. Per tutte queste ragioni ho deciso di parlagli: a me interessava estorcergli dei giudizi intimi e personali che altrimenti avrebbero rischiato di rimanere nascosti all’umanità. Ovviamente sappia l’interessato che questa intervista verrà usata contro di lui in ogni processo di beatificazione e canonizzazione. Anche perché il tribunale sarà composto dai fantasmi di Martini, Bello, più vari preti antimafia, al  Mastino così invisi…
M.D.
APOSTASIA E (RI)CONVERSIONE
Come è avvenuta la tua conversione?
Forse io stesso ho creato confusione sul mio caso. Di fatto non c’è stata alcuna “conversione”. Semmai una ri-conversione. Sono nato nella Chiesa, sono cresciuto nelle sacrestie: chierichetto e cerimoniere, persino “generale” di un battaglione di 40 chierichetti, sui 17 anni divenni catechista. Fu in quel momento che qualcosa cominciò a non andare.
Il testosterone in subbuglio dell’adolescente?
No, la politica, semmai! Ricordo perfettamente gli insegnamenti deviati che iniettavo ai miei allievi; quel che non ricordo è se fossi in buonafede. Riducevo la religione ad umanitarismo progressista; dipingevo quest’epoca come “primavera della storia” perché epoca finalmente dei “diritti umani”. Ricordo che a lezione leggevo loro libri, per dirne uno, di Primo Levi, tipo Se questo è un uomo. Questo era il “catechismo”…
Che era successo nel frattempo?
Nel frattempo ero entrato nell’Ulivo, ero diventato militante del PPI, attivista, responsabile giovani popolari nella provincia e via di seguito. Era iniziata la mia marcia per nulla trionfale verso sinistra, dalla Dc (quando crollò avevo 13 anni, ma ero un ragazzino precocissimo e me la ricordo benissimo) per precipitare nell’ex PCI, secondo il classico schema gramsciano percui “compito del democristiano è prendere voti a destra, portarli a sinistra e suicidarsi”. Questo avevo fatto. Mi stavo suicidando come cattolico. Il viaggio non era finito. Mi sarei spostato ancora molto oltre, oltre l’ex PCI, e molto oltre il cattolicesimo: sulle posizione liberal-radicali. Ricordo benissimo, ad un certo punto, che mi entrò in grande antipatia uno dei sommi sacerdoti dell’italica sinistra: Giuliano Amato.
Come mai?
Perché aveva detto di essere dubbioso e di essere stato a suo tempo proprio contrario all’aborto, poi, come non bastasse, si era (aveva fatto finta almeno) dichiarato contrario al Gay Pride di Roma nell’anno del Grande Giubileo. Pensa tu che razza di sedicente “cattolico” ero io!
Il classico catto-progressista, insomma.
Sì, con la consapevolezza, ad un certo punto, di voler distruggere la Chiesa predicando ipocritamente di volerla invece “salvare”… “aggiornandola”. Ma il mio cuore non era sincero: la volevo morta!
Appunto: il classico catto-progressista, catto-comunista, vedi tu il termine…
…Figlio di puttana, mi verrebbe come “termine”!
Se lo dici tu…
Seh! Tutta questa discesa agli inferi spiegava il mio “catechismo” di allora. Così come quel cattolicesimo tutto fatto di “secondo me” e di “rotture”, che va sotto il nome di “progressismo”: altro non è che l’anticamera dell’agnosticismo, dell’ateismo di poi. Si comincia col rinnegare una Chiesa, si finisce poi col rinnegare tutto il resto, Dio compreso.
Vedi infatti che d’improvviso scopersi d’aver perduto del tutto la fede: ero ateo. E solo. Dentro.
Quali furono le conseguenze pratiche nella tua vita?
Anche dentro la metropoli, ero nella solitudine più affollata, circondato da gente la più lontana dal cristianesimo, e perciò solo: fu l’epoca dell’ossessione del sesso, compulsivo, bulimico, in ogni dove, con chiunque, di una fame febbrile e nevrotica di vita artificiale, notturna… e su tutto il resto fia laudabile tacerci, sia mai qualcosa non è ancora caduta in prescrizione. Fu l’epoca dello svuotamento, della furia antiberlusconiana, dell’odio demolitore travestito da “amore costruttivo” per la Chiesa, della dura militanza a sinistra, persino di una collaborazione a L’Espresso. Ricordo che nei momenti d’ira mi capitava spesso di bestemmiare Dio direttamente. Anche se…
Anche se…?
Anche se… un certo timore reverenziale, almeno quello, lo avevo passando davanti i tabernacoli.
Andavi in chiesa allora?
Sì, per turismo artistico. Però quello era il segno di una fioca luce che in fondo all’anima ancora ardeva. Presto sarebbe stato tutto buio. Ma all’improvviso quella lucerna in fondo al cuore, fumigante e prossima a spegnersi, invece divampò. Quasi. Prima in modo lieve, inoffensivo, gentile: davanti al corpo di san Bernardino da Siena, nella chiesa francescana nel centro dell’Aquila, oggi semidistrutta dal terremoto, un capodanno…
San Bernardino da Siena, il celebre e tremendo predicatore popolare del Medioevo… un po’ vi assomigliate, nello stile oratorio, almeno…
Ma magari! Tu bestemmi… comunque, sì, caratterialmente forse: più che un gran apologeta era un gran  moralista il Bernardino. Soprattutto un sanguigno divulgatore delle cose più alte, talora di esplosiva e ruvida comicità. Ne sono devoto, è il mio prediletto… Vabbè! Torniamo a noi… dicevo?
La tua fede s’illumina prima in modo lieve, poi?
Ah sì. Poi divampò in modo bruciante, violento, da far girare la testa. Fu l’incontro con Messori e Ratzinger insieme, nel libro famoso Rapporto sulla fede.Tutto il mio mondo, morale, religioso, politico e intellettuale fu stravolto. Era il 2004. Ma non smisi di votare a sinistra (e di essere antiberlusconiano, attutii solo il mio attivismo). Era iniziato un percorso. La prima tappa: conversione ecclesiologica. La seconda tappa fu ancora in quel 2004: conversione liturgica. [qui forse il Mastino si confonde: quella messa dovrebbe risalire a un anno prima. NdR].
Liturgica” in che senso?
Per caso passando da Santa Maria Maggiore, incappai nella messa in rito antico – della quale nulla sapevo se non… che era in latino – celebrata dal cardinale Castrillon Hoyos: quella messa che per caso e per la prima volta vedevo, la messa antica, mi bruciò il cuore. A me, ragazzo di sinistra, radicale, quasi ancora ateo, ancora non innamorato della Chiesa. Rimasi incantato. Avvertii potente il mistero che irrompeva: non avevo mai visto, sentito, immaginato mai nulla di simile. Eppure… ne avevo servite di messe come cerimoniere!… Era ancora una conversione della testa. Ci saranno altre tappe, lungo gli anni, di conversione dottrinale, morale e politica. Ma siamo ancora e sempre nell’ambito della conversione di testa.
Poi si arriva al momento mistico: la conversione del cuore.
Eh! Lì è dura. Lì molto è compito non tuo ma della grazia. Per la parte che mi spetta, ci sto lavorando tuttora, se è vero come è vero che non sono affatto un cattolico esemplare, e ogni volta mi vergogno di presentarmi davanti al Santissimo: perché lui sa e io so, che le mie prediche non corrispondono al mio razzolare (parliamo però di peccati individuali, privati, non contro la Chiesa). E sa lui e so io che cerco pure di non farmene accorgere da tutti gli altri. L’ultima tappa del cammino di conversione è la santità. Ma qui puoi capire che è un cammino di “perfezionamento” che su questa terra non finisce mai: un continuo convertirsi e riconvertirsi gli uni gli altri, e dentro, fra un dubbio e l’altro.
Morale della favola?
Non è vero che sono il classico convertito che mette per la prima volta piede nella Chiesa: nella Chiesa c’ero sempre stato. Cresciuto in mezzo a suore, preti, vescovi, monaci, bizzoche. E senza accorgermene (?) me ne ero allontanato pur standoci dentro formalmente. E dopo essermene accorto, ufficialmente ci restai da ipocrita: per farle male da dentro. Fino poi alla rottura anche formale e ufficiale. Sapevo (credevo, almeno) cosa lasciavo andandomene. E avevo tutta la pericolosità di quei progressisti che rompono con la Chiesa ma che della Chiesa tutto conoscono: sanno dove è più debole, dove i suoi equilibri sono più delicati, dove è nascosta la pietra angolare: e lì battono duro. Un ateo militante da sempre è più onesto, ma anche meno pericoloso, la sua ingenuità arruffona lo rende inoffensivo per il credente e per una Chiesa che non conosce e dunque non sa in quali suoi centri nevralgici infilare il chiodo. Io lo sapevo, perciò ero pericoloso, e i miei articoli del tempo lo dimostrano. Del resto, diceva Gomez Davila: “Ciò che si pensa contro la Chiesa è privo di interesse, se non lo si pensa da dentro la Chiesa”. È io da lì dentro venivo e avevo maturato il mio pensiero… per niente stupendo.
L’inquinamento della fede e la sua perdita. Cosa è stato, dunque?
La politica. La politica è stata: piegavo e abbassavo il mondo e la Chiesa, per innalzare la politica, quel cattolicesimo democratico che si invaghiva dell’ex comunismo e poi della sua “degenerazione borghese”: l’agenda liberal-radicale. Per giustificare quei “compagni” ero pronto a tutto, sino a diventare io stesso “compagno” e più compagno dei compagni stessi. Compagni che ad un certo punto – con lo scetticismo dei comunisti che si vedono arrivare quei cattolici sfranti che si infervorano della loro causa più di loro stessi – scuotevano la testa e dicevano “calma”, “non esagerare”, dopotutto “sei un cattolico”, “non conviene andare così duro contro la Chiesa”. Succede che proprio i comunisti invochino un minimo di serietà e se non coerenza almeno decenza da questi (di fatto) ex cattolici: che mostrano tutto quel tipico clericale zelo entusiasta e a scoppio ritardato per cause che, essendo anacronistiche, gli scafati comunisti, senza più illusioni, s’apprestano ad abbandonare.
L’UNICA CHIESA MISSIONARIA
Il Mastino di papalepapale
Da ex cattolico arrivi al paradosso di diventare ex-ex cattolico e dunque ex cattocomunista. Da ridere, se non fosse un miracolo! Dicono che gli “ex” siano i più agguerriti…
Sì, e si portano dietro anche le acidità, le asprezze, non di rado i rancori e le smanie di rivalsa di tutti gli ex… coniugi compresi. Ma si capisce: perché hanno visto l’errore da vicino, con i loro occhi, l’hanno toccato, sperimentato. Sanno da dove viene e dove porta; ne conoscono la disperazione, e tutte le sue seduzioni e inganni, sanno che dopo i fuochi d’artificio si ripiomba in quello che l’ha preceduti: silenzio e buio, un deserto nella notte, il nihil, e la festa è finita. Perciò difficilmente un convertito ricadrà nel suo errore: lo conosce troppo bene, nessuno lo può incantare. Non servono a niente più, non con lui, i “fuochi d’artificio”. È una causa persa in partenza per i nemici della Chiesa, suoi ex colleghi di ventura: ai quali non resta, in genere, che liquidarlo come matto, eccentrico i più benigni; destabilizzante prima che ripugnante ai loro occhi.
Prendi te… e il tuo furor devastante contro comunisti e soprattutto catto-liberal-comunisti… Cioè contro il Te Medesimo appena trascorso: cerchi di uccidere il Mastino Rosso che fu, non gli perdoni nulla.
Quando la sinistra politica o i cattocomunisti, i progressisti in religione, ci propinano le loro ricette “salva-vita”, indistintamente per la “società” e per la “Chiesa”, a me non mi fanno fesso, perché io prima di loro proponevo quelle cose, e le proponevo consapevole di millantare che fossero “per il bene della Chiesa”: ma nello scrigno del mio cuore, in realtà, sapevo benissimo di dare un’esca avvelenata a quei boccaloni di cattolici che avessero voluto cascarci, di poi con le loro stesse mani collaborando alla decostruzione del Santo Edificio. L’uomo di sinistra, il cattocomunista odia la Chiesa, ne desidera la distruzione, la riduzione a una religione civile, e infine la sua dissoluzione nella società civile, com’è successo coi protestanti europei e storici: un odio (e un disegno) che non osa dire il suo vero nome. Che si traveste di struggente e tremulo e ansiogeno “amore”. Come diceva Shakespeare: “Nei processi, quale causa disonesta e corrotta che, sostenuta da una voce graziosa, non maschera il volto del male? Nella religione, quale colpa tanto maledetta che una fronte grave non la benedica e approvi usando un testo sacro, con una bella frase celando l’ignominia? Non c’è vizio elementare che non assuma qualche segno di virtù sulle sue parti esterne”.
Gli “ex”, dici. Qual è stato il loro ruolo nel cattolicesimo?
La Chiesa, missionaria per natura, è fatta per gli ex: vive di convertiti. Si moltiplica grazie ad essi. Che sono il suo grande tesoro. L’unica chiesa missionaria, l’unica! Quando ci penso mi commuove ‘sta cosa…
L’unica? Pure le altre convertono… altrimenti che chiese sarebbero?!
E no, e no!, caro mio. Convertire significa accettare un’adesione spontanea, dopo che ti sei andato a cercare una persona e hai spiegato tutto della tua fede, le hai reso ragione delle tua speranza. È persuadere, fare in modo che l’uomo conosca il tuo Dio, lasciandolo liberamente innamorare dell’Unico.
La musulmana, invece, non prevede questa “missionarietà” o addirittura “rendere ragione”: Allah non si spiega, è assurdo farlo, Esso è “un’evidenza in cielo come il sole”, solo un pazzo, a sentire l’islamico, può non credergli: possiamo noi non credere all’esistenza del sole se lo vediamo lassù? Perciò l’islamico, in nome di Allah, non deve convertire, ma piegare, dominare, schiacciare, se è il caso, “l’infedele”: vedi infatti che ad oggi non esistono una vera teologia ed esegesi islamica, tanto più che il Corano è intraducibile in lingue diverse dall’arabo antico, va preso alla lettera, anche perché la sua copia originale sta in cielo e non è mai scesa: del resto l’islam è un’espressione geografica, chiunque è l’islam, ognuno è un islam a sé, ogni imam lo è: non è una chiesa.
L’islam “non è una chiesa”, dici, e ci suona nuova. Ma le ortodosse e le protestanti lo sono. E mò come la metti?
Le chiese ortodosse e protestanti poi, legate alle rispettive corone, ai poteri costituiti, religioni di stato, sono anche religione nazionali: non hanno interesse a svolgere fuor di patria attività di proselitismo. Solo spinti dalla necessità e dalla concorrenza cattolica, i protestanti si decisero a metà ’800 a fare un po’ di “missione”, ma solo nelle terre dei rispettivi imperi coloniali. E senza assimilare gli indigeni nel proprio clero, diversamente da come facevano i cattolici, universali per antonomasia: erano razzisti quanto i loro padroni in parlamento e sui troni, i protestanti.
Il buddismo lo vogliamo salvare?
Se l’islam non è una chiesa, il buddismo non è manco una religione, è una filosofia, se non un “autoerotismo” – come ebbe a dire il cardinale Ratzinger – che privo com’è di reali aspetti soprannaturali e di redenzione, non è interessato, fisiologicamente, alla missione.
Così come l’animismo è legato strettissimamente a territori, caste, situazioni circoscritte e tribali, alle tradizioni autoctone e così via.
L’ebraismo poi, non ne parliamo: guarda con orrore il proselitismo missionario, che è la negazione del giudaismo: legato com’è alle questioni di solo sangue e, oggi, tipicamente di elite culturale ed economica: si è ebrei per il sangue e per il censo, non per il cuore. Infatti, se c’è qualche simpatizzante dell’ebraismo che non ha sangue giudeo, lo confinato in un cortile apposito di “gentili”, separato dai “veri ebrei”. E così via…
Beh, i protestanti americani sembrano agire diversamente: sono più missionari dei cattolici.
Solo il cosiddetto “protestantesimo impazzito” americano, che è una mezza milionata di sette, è interessato al proselitismo, ed è molto aggressivo: ma lì non si tratta manco più di chiesa e di religione, è un business come un altro: è questione di soldi non di fede, non si cercano fedeli ma clienti (e grossi finanziamenti pubblici riconosciuti a ogni realtà religiosa, anche composta da poche centinaia di persone). Non è un caso adoperino le tecniche e la logica persuasive della pubblicità e della televisione commerciale. Non è neppure un caso che per vendere un aspirapolvere si usino negli Usa le stesse tecniche, prediche, scenografie, copioni, predicatori che vendono “spiritualità” a pagamento: si cambia solo la parola “Dio” contro “l’anticristo”, con quella di “aspirapolvere”… contro quegli altri “anticristi” invisibili degli “acari” immaginari, pronti a scatenare “l’apocalissi” nei nostri letti, bambini, case, cessi. Vendono un prodotto, comunque si chiami, dio o aspirapolvere: purché paghino. Sono commercianti non apostoli!
QUELLE EX PROSTITUTE CHE SONO GLI APOLOGETI
Kiko Arguello e Benedetto XVI
Abbiamo divagato parecchio: abbiamo lasciato in sospeso la domanda su quale è stato il ruolo dei “convertiti” o degli “ex” nella storia cattolica.
La storia vera del cristianesimo inizia con un “fulmineo” convertito, guardacaso suo persecutore un momento prima: san Paolo. E da san Paolo in poi, dai grandi fondatori agli apologeti, di ieri e di oggi, sono loro, gli “ex”, i convertiti, che hanno fatto la Chiesa e la sua storia. Che cos’era Agostino d’Ippona? E Francesco d’Assisi? Ignazio di Loyola? O, ai nostri giorni, i capi dei grandi movimenti, pensiamo a quel Kiko Arguello fondatore del Cammino Neocatecumenale…
Kiko, la bestia nera dei “tradizionalisti”. Ti piace?
Bestia nera dei farisei! Sì, mi piace la sua opera: sugli uomini, è Cristo stesso che ci ammonisce a non confidare, a non chiamare alcuno “maestro perché uno solo è il Maestro”: Gesù. Ma sto con Kiko, con tutti i suoi limiti e la sua generosità, sto dalla parte dei neocatecumenali: perché, al fondo, sono dei neofiti pure essi, degli “ex”, che stanno dalla parte di Cristo e del Papa, suo vicario. Sempre!, non quando gli fa comodo come certo farisaico arcipelago tradizionalista (o almeno quello vicino alla setta lefebvriana).
Ehhh adesso stai dando addosso ai tradizionalisti per entusiasmarti per i neocatecumenali: rischi di diventare un ex-ex-ex… e anche parecchio ingeneroso.
Non me ne frega niente e in ogni caso non è vero, sono cattolico e il cattolicesimo vuole tutto e c’è spazio per tutto, fermo restando i fondamentali comuni: per il tradizionalista, il carismatico, il neocatecumenale. Ma sto con Kiko…
Aridaje… ma te vuoi arrivare alle mani coi tradizionalisti…
Arriverei anche alle manette, se questo è dovere di giustizia. Sto con Kiko e i suoi amici in Cristo. Sono un popolo di santi. Per questo sono così scomodi, indigesti, disprezzati, incomprensibili a certo establishment cattolico anche ortodosso: anche loro sono dei convertiti, e dei convertiti si portano il fuoco sacro e profano insieme, le sbavature non di rado. Il disprezzo che suscitano in molti cattolici non dico “adulti” (ché quelli non sono manco più cattolici… adult…erati come sono, sono solo tossine maledette nel corpo santo della Chiesa, tossine da espellere per la salute del “corpo”) ma almeno perbenisti e “moderati”, imborghesiti sazi e indifferenti, è comprensibile, per i motivi succitati. Aaahh che liberazione: mi sono sfogato finalmente!!
Ci sono laici “normali”, dei civili diversi da Kiko, senza movimenti dietro, che, “ex” e “convertiti” hanno fatto la storia cattolica?
Caspita! Sono stati i veri protagonisti degli ultimi 150 anni cattolici! Quei laici, scrittori e giornalisti, “ex” qualunque cosa e poi “convertiti”. Pensiamo a Papini, Giuliotti, Bloy, Veuillot, Chesterton, Chateaubriand, Claudel, Julien Green, per citare solo alcuni.
Avevano in comune il fatto che si definissero e si ponessero – con la loro penna cruenta ma al fondo pura, talvolta esagerando ma sempre per eccesso e non per difetto di zelo, ma tuttavia efficacissima e che lasciava cicatrici sulla pelle – si definissero e ponessero, dicevo, come “belve”, ringhiose assai: cani da guardia dell’ortodossia.
Mastini…
Naturaliter! Contro l’errore e l’orgoglio che porta con sé l’errante. Mai però fecero i farisei nel tempio contro qualcuno che versasse in stato di peccato individuale ma che tuttavia mai si sognò di fare teologia della sua colpa; per il “pubblicano” che consapevole delle sue colpe stava in ginocchio nello stesso tempio del fariseo, si batteva il petto e non osava alzare gli occhi al cielo perché si vergognava delle sue debolezze, dinanzi a Dio. Ecco, questa loro durezza bestiale sul principio e sull’orgoglio infernale di chi vuol fare del suo peccato principio, s’accompagnava sempre alla misericordia e alla delicatezza verso i singoli peccatori che riconoscevano il loro peccato per quel che era. Sta in questa loro amicizia per il “pubblicano” di tutti i tempi, la loro grandezza. Sta nel riconoscersi essi stessi “pubblicani nel tempio”.
Louis Veuillot, il grande apologeta e defensor fidei dell’800
Parlaci di qualcuno di questi “mastini”… del cattolicesimo, di questi convertiti “belve”…
Di uno di questi “mastini”, il più virulento e appassionato di essi, il più onesto anche, che assunse, odiato e amato, fama internazionale nel periodo peggiore del cattolicesimo, a fine ’800, ergendosi in sua difesa (e su di lui poi cadde, anche da parte cattolica, la congiura del silenzio), Louis Veuillot, dirà un altro grande cattolico, lo scrittore e suo amico Ernest Hello: “Per il peccatore non ebbe che indulgenza. Per il dottore del peccato, fu terribile. Era pieno di misericordia e di solidarietà per la debolezza umana che cede al male. Ma si indignava per la perversità di chi non solo fa il male ma lo glorifica. La pratica del vizio lo trovava pronto a scusare e a perdonare. Ma l’apologia del vizio gabellato per virtù lo rendeva furibondo”. Non a caso, nota Messori, questo Veuillot, scambiato per implacabile moralista ebbe invece per amici speciali implacabili peccatori. E ai tanti farisei cattolici in piedi nel tempio che pregavano Dio dicendo “ti ringrazio di non essere come loro e di essere perfetto”, il mastino Veuillot replicava: “Pentirsi è un dono di Dio. A me basta che, pur peccando, riconoscano che questo non è bene, che non sono innocenti. Quando il peccatore, pur impenitente, non cerca di scusarsi, come è grande e saggio! Per me, è già sulla via della salvezza”.
Di più vicini ai nostri giorni?
Magari in tono meno “cagneso”… “mastiniano”, meno da “belva” insomma rispetto ai predecessori, pensiamo a “convertiti” ed “ex” che si sono trasformati in formidabili apologeti: Messori (il co-autore terreno della mia conversione e poi responsabile della mia smania di fare apologetica, prendendolo ad esempio), Frossard, Muggeridge…
Quei laici e atei convertiti di un secolo fa che si fecero apologeti formidabili e quelli di oggi, cosa hanno ancora in comune?
Hanno in comune un’altra cosa: quando la Chiesa è rimasta sola, attaccata e perseguitata dall’esterno e soprattutto dall’interno, quando tutti, anche i più insospettabili che si erano beccata la febbre di qualche moda ideologica, la davano per sconfitta, anacronistica, spacciata e magari morta e sepolta, sono rimasti i soli, sulla barca senz’olio e controvento di Pietro nella tempesta, a battersi a petto nudo contro tutto e tutti per l’onore della Chiesa, del papa, per la fede e la sua ragionevolezza. E alla fine, la storia (la Provvidenza, ossia) gli ha dato ragione. Sono loro che hanno mantenuto laicamente accesa la piccola fiaccola ormai fumigante, che hanno raccolto i cocci di tutto quanto era stato mandato in frantumi… e piano piano li hanno rincollati…
Perché allora questi qui, tanto utili, danno così fastidio all’interno della Chiesa? Perché sono stati perseguitati in vita e poi, morti, su di loro è caduta la congiura del silenzio?
Nemo propheta in patria! La radicalità dà fastidio perché è destabilizzante, divelle la tua poltrona prenotata comoda comoda in prima fila in Chiesa, svilisce il tuo cattolicesimo imborghesito e senza più avventura e scommessa, prima che degeneri in fariseismo. E quando lo diventa, il “convertito” sta lì proprio a fartelo notare, a gridarlo se necessario, davanti a tutti, e chiama pure Dio a testimone. E questo fa saltare i nervi. Il convertito è quell’eterno bambino che, contro la menzogna ipocrita e il quieto vivere dei più, punta in alto il dito e grida meravigliato “il re è nudo!”: e niente alla gente dà più fastidio di chi nota l’evidenza, di chi non nega la realtà, di chi non cede alla semantofobia rinunciando alle parole che evocano fantasmi proprio perché sono quelle giuste, di chi dice la verità oggettiva così com’è. Può dar fastidio a certo cattolicesimo clericale e borghese, magari buonista e “adulto” il tratto ispido e il parlare apertis verbis di questi soggetti. Epperò è Cristo stesso, quel Cristo che sposta sempre gli ostacoli e ti fa nomade, che in Giovanni dice “a voi mediocri, a voi né carne né pesce, né caldi né freddi, a voi dico: vi vomiterò dalla mia bocca”, e soprattutto “il vostro parlare sia sì-sì no-no, il di più viene dal demonio”.
Sembrano la sola Chiesa militante, a sentire te, questi “ex”… che si sono fatti “cattolici belve”. Ma non ti stai autocostruendo se non un monumento l’immunità con licenza d’uccidere?
Io non conto un cazzo, parlo degli altri. Ma poi da dove sono venuti i grandi nemici della Chiesa? Dal suo interno, da chi nella Chiesa c’era stato sempre: Ario era un presbitero e teologo berbero, Lutero era un monaco agostiniano, quell’ipocrita infido e agnostico di Erasmo da Rotterdam molti lo ignorano che era un prete agostiniano, Voltaire era un allievo dei gesuiti (infallibili nello sfornare i peggiori nemici del cattolicesimo, sino a diventarlo, infine, da se medesimi), Stalin un seminarista ortodosso…
E nel post-Concilio…
… ecco, lì pure: chi ha devastato la Chiesa e poi magari abiurato tacitamente o rumorosamente il cattolicesimo? I Dossetti, i Kung, i Suenens, i Balducci, i Franzoni, Schillembeeckxy, Congar, Ranher, Alfrink e via proseguendo: in comune hanno una cosa: sono sempre stati cattolici, erano tutti preti e frati. Le punte di diamante della chiesa docente e delle gerarchie ecclesiali. E mentre questi dalle loro cattedre lussuose demolivano il Santo Edificio, dalla Spagna un giovane “convertito”, un laico senza né cattedre né pulpiti, a mani nude, il succitato Kiko Arguello, concentrato sull’Essenziale, ricostruiva il Tempio partendo dalle bidonvilles di Madrid.
Ancora Kiko: ancora una volta laici “convertiti”… proprio non ti vanno giù i preti.
E che ci posso fare: sono anticlericale, perché sono realista… Il clericalismo, è il primo passo verso la morte dell’apostolato.
I convertiti, queste ex prostitute redente misteriosamente, senza ragione apparente a volte, quasi, diresti, per “caso”. Pensaci…
Ci penso, se ti fa piacere…
Questi qui, molto spesso, irrompono nel Tempio, difficilmente docili bussano sull’uscio in attesa che qualcuno apra: è come quando vinci i mondiali di calcio… devi urlare la tua gioia, manifestarla a tutti, fare casino, prenderti soddisfazione sugli sconfitti. Sono scomodi perché irritanti: strepitano, gioiscono, perché per loro il cattolicesimo è una scoperta ogni giorno, e hanno tanta voglia di mettersi in “gioco”, di provarlo radicalmente. Molto più di chi cattolico è sempre stato e magari guarda con struggimento quella mondanità che il “convertito”, l’”ex” si è lasciato disilluso alle spalle, e sono smaniosi di scappare alla prima occasione (e se ci restano, lo fanno solo per la forza dell’inerzia o per pigrizia o perché mancò l’occasione più che il coraggio). Insomma, danno fastidio, rompono le palle.
Anche perché creano pure guai e incidenti.
Incidenti diplomatici, sì. Guardàti, dunque, da chi già stava “dentro” – assuefatto allo “scandalo” del cristianesimo sino alla sua banalizzazione – con diffidenza se non con disprezzo, sospettati di “fanatismo” ed “esaltazione”, non di rado sono perseguitati, messi in quarantena, castigati. In genere, a correre in loro difesa e salvarli, ieri come oggi, sono stati proprio i papi in persona… anche perché il loro rapporto di affetto e devozione verso il Vicario di Cristo è immenso, quasi ingenuo, con un che di infantile. Il papa, paternamente capisce, apprezza, prima gli dà qualche buffetto sulla faccia a mò di rimprovero per le monellate e vere e proprie cazzate compiute, ma poi gli carezza il capo, lo scuote esso stesso, gli dà una pacca sulle spalle e dice “andate andate, ma non fate troppo chiasso la prossima volta”, e poi, vedendoli allontanare, borbotta fra sé e sé: “ma sono dei bravi ragazzi, in fondo… lasciamoli sfogare!”. Come bambini. E i bambini sono fastidiosi, fanno i capricci, sono dispettosi, certe volte pisciano persino per terra; soprattutto dicono sempre le verità più imbarazzanti in faccia ai grandi, e sono sinceri, innocenti al fondo: terribili e temibili. Ma è proprio essendo “come bambini”, ammonisce Cristo, che di noi sarà il regno dei cieli.