sabato 11 giugno 2011

BATTAGLIA PER QUORUM, LA SINISTRA IN PIAZZA URLA "GOVERNO A CASA"

BATTAGLIA PER QUORUM, LA SINISTRA IN PIAZZA URLA "GOVERNO A CASA"

di Michel Upamnn
Centrosinistra in piazza al fianco di movimenti e associazioni, ministri e parlamentari del centrodestra a casa o, come nel caso del premier Silvio Berlusconi a Portofino per il compleanno del nipote, già immersi nel riposo del fine settimana. La battaglia per il quorum è nella presenza o nell'assenza della politica dalla scena pubblica nel giorno di chiusura della campagna referendaria. "Il quorum è a portata di mano", suona la carica Pier Luigi Bersani, a piazza del Popolo insieme a Di Pietro e ai Verdi ma non sul palco per evitare di dare colore politico all'evento allontanando dalle urne gli elettori del centrodestra. E' il quorum il vero scoglio che i sostenitori del referendum puntano a superare con una mobilitazione che ammette ogni forma espressiva, dagli striscioni srotolati sui monumenti simbolo, alle tradizionali manifestazioni di piazza fino ai concerti serali in molte città. Un obiettivo difficile, ammettono centrosinistra e Terzo Polo, usando metafore per descrivere l'impresa ardua. "E' come scalare una montagna ma sono convinto che basta allungare la mano per afferrarlo", afferma Bersani che chiama tutti a mettere la sveglia presto domenica mattina proprio per mandare un segnale agli indecisi. "Siamo come quelli - è l'immagine usata da Antonio Di Pietro - che stanno per arrivare alla riva del risultato e quando qualcuno gli chiede se si sta per arrivare, io rispondo: 'Nuota, fratello, nuota''. E per convincere alle urne Massimo D'Alema cita due figure super partes: "Sono d'accordo con il presidente della Repubblica e con il Papa". La maggioranza sceglie, invece, il basso profilo per depotenziare l'appuntamento referendario. Dopo aver difeso il diritto al non voto, il premier Silvio Berlusconi, così come Umberto Bossi, oggi restano in silenzio. Ma respingono la rappresentazione, che arriva dal centrosinistra, che chi non vota non fa il proprio dovere. "Il non voto è un diritto costituzionale", rivendica il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. E il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto parla di "tendenza alla demonizzazione" verso chi non voterà a favore, replicando a Bersani e Franceschini che avevano definito "disdicevole" e come "un segno di degrado" la decisione di Berlusconi di non votare. In realtà, sotto traccia, la vera battaglia politica nei due fronti va al di là del quorum e della vittoria dei sì. Per convincere al voto anche gli elettori di centrosinistra, il segretario Pd ribadisce che non "é l'ora X" ed il referendum non è la spallata al governo. Ma in realtà, come spiega Rosy Bindi, l'obiettivo è indebolire la maggioranza dopo la sconfitta alle amministrative, "dare un'altra botta al governo". Una sfida che però la maggioranza, già alle prese con un difficile rilancio, non raccoglie. Da giorni Berlusconi assicura che l'esito non avrà alcun effetto sul governo e, come dice oggi Cicchitto, "le chiacchiere stanno a zero per quello che riguarda il confronto politico in corso sul governo e sulla sua tenuta".

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