mercoledì 16 novembre 2011

Ecco gli effetti nefasti del duo Merkozy e della Bce attendista

Ecco gli effetti nefasti del duo Merkozy e della Bce attendista


Lo spread da primato in tutta Europa. Berlino tra estremismi rigoristi e prime disponibilità sull’Eurotower garante dell’euro


Passato Silvio Berlusconi, resta la crisi europea che intacca l’Italia nonostante l’arrivo del “salvifico” Mario Monti. Europa per una volta unita e per di più da record. Perlomeno se il criterio è quello del livello di febbre raggiunto dai mercati. A confermarlo definitivamente c’è la drammatica giornata di ieri, tra andamento negativo delle Borse, spread da primato in tutti i paesi dell’Eurozona, e segnali tutt’altro che positivi dall’economia reale. L’unico listino ad aver chiuso in terreno positivo è stato infatti quello di Londra, fuori dall’area della moneta unica.

In rosso invece Piazza Affari (meno 1 per cento), Francoforte (meno 0,9), Parigi (meno 1,9) e Atene (meno 4,7). E a certificare che le difficoltà sono decisamente paneuropee, ecco i dati sull’economia reale: negli ultimi tre mesi il pil dell’Eurozona è aumentato soltanto dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente, e anche i dati di Germania e Francia – rispettivamente più 0,5 per cento e più 0,4 per cento – non permettono di sperare in un effetto traino del cosiddetto direttorio. Infine, mai come in queste ore, anche il rischio percepito dagli investitori sul debito pubblico europeo accomuna i paesi che adottano la moneta unica. In Italia – dove ieri si sono concluse le consultazioni del premier incaricato, Mario Monti – il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, considerati più sicuri, è tornato a livelli elevatissimi, a 532 punti per la precisione. Da record però lo spread francese (191 punti), che sfiora la soglia psicologica dei 200 punti che mettono a rischio la tripla A, come anche quello spagnolo (457 punti) e quello belga (318 punti). Addirittura Madrid non è riuscita a collocare i 3,5 miliardi di bond messi all’asta, e si è dovuta accontentare di 3,1 miliardi.

E pensare che nel nostro paese si discuteva, ancora nelle ultime ore, del problema “credibilità” del governo Berlusconi. Come se la crisi non riguardasse tutti. “Oggi il problema non è l’Italia”, ha sintetizzato Laurence D. Fink, a capo di BlackRock, il primo colosso mondiale dell’asset management, anche perché “ci sono molte risorse in Italia”. Il problema, piuttosto, è che il continente sta affrontando un “meltdown”, o tracollo, della liquidità monetaria. Non a caso in questi giorni è la Banca centrale europea (Bce) a essere chiamata sempre più spesso in causa, da economisti e analisti delle più diverse scuole di pensiero: dal premio Nobel liberal Paul Krugman, all’attuale rettore della Bocconi, il liberale Guido Tabellini, per esempio, all’Eurotower si chiede di intervenire in qualità di prestatore di ultima istanza per tranquillizzare i mercati. Bill Gross, gestore del più grande fondo obbligazionario al mondo, Pimco, ieri su Twitter si chiedeva ironico: “Dove sei andato Mario Draghi? Tutti gli investitori globali puntano i loro occhi solitari su di te. Woo woo woo!”.

Mentre la crisi mostra il suo volto più duro, la Germania viene percorsa per la prima volta da significative contraddizioni, alcune delle quali mettono in dubbio la condotta tenuta finora da Angela Merkel. “L’Europa ha imparato a parlare tedesco”, ha detto ieri il capogruppo dei deputati cristiano-democratici (Cdu), Volker Kauder. Tra l’altro partecipando allo stesso congresso, quello del partito della Merkel, che ha avallato una proposta per concedere ai paesi di uscire dall’euro “volontariamente”. E lo scenario di un “euro A” affiancato da un “euro B” rende i mercati ancora più guardinghi. Ma da Berlino, appunto, non arrivano solo ossequi all’ortodossia rigorista e merkeliana. Peter Bofinger, membro del board di economisti-consiglieri della cancelliera, ha spiegato che “l’Italia è un paese con problemi di liquidità” e che per questo “se la politica non ce la fa, allora è la Bce a dover fare tutto il possibile per abbassare i tassi di interesse sul debito a un livello ragionevole”. E ieri anche Thomas Mayer, capoeconomista della Deutsche Bank, ha auspicato che la Bce diventi garante dell’euro. E’ lo spread che apre qualche crepa in una gestione politica finora monolitica e miope.

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