sabato 7 gennaio 2012

LE IMPRONTE DEL DIAVOLO

Le impronte del diavolo


Il caso che mi accingo a descrivere è uno di quei casi unici del suo genere e raramente commentato se non per questi pochi elementi a disposizione. I resoconti che si trovano in rete sono quasi sempre copie di altri resoconti o di vecchissimi articoli di giornale.
L’unica raccolta conosciuta è una raccolta di documenti che accuratamente raccolse il reverendo H.T. Ellacombe della parrocchia di St. George dal 1850 fino alla sua morte nel 1885.
Nel 1952, lo storico Antony Gibbs fornì questi appunti all’esperto di folklore Theo Brown che li raccolse in un libro nello stesso anno.
Questi documenti raccolgono un numero di lettere indirizzate ad Ellacombe dai suoi amici e conoscenti dalle quali si deduce come lo stesso Ellacombe abbia osservato per bene il fenomeno, descrivendolo nei minimi particolari ed ottenendo addirittura dei campioni di escrementi che invio al noto naturalista Richard Owen, senza mai avere risposta.
Questi documenti inoltre riportano l’esatta posizione delle impronte inclusi i segni che il parroco crede appartenessero ad artigli.
Ugualmente degne di note furono una serie di lettere pubblicate dal giornale ‘Illustrated London News’. La prima di queste, ad opera di un corrispondente che si firma ‘South Devon’, è forse quella più esaustiva sulle tracce.
Per cominciare, ‘South Devil’ fornisce una lista completa di dove sono state ritrovate queste impronte fino a località 12 miglia lontane dal luogo di inizio.
Uno degli elementi che subito sorprende è la esatta dimensione e distanza delle impronte nei diversi luoghi di ritrovamento che continuano nonostante un muro alto 14 piedi.
Nessuno seppe mai chi fosse ‘South Devon’ ma a leggere con attenzione le sue lettere al giornale, si comprende come possa trattarsi facilmente di una persona esperta della zona e di caccia su ambienti innevati.
Grazie alle lettere del reverendo Ellacombe si è potuto dedurre che ‘South Devon’ fosse un certo William D’Urban.
Un altro testimone fu il reverendo G.M. Musgrave che allo stesso modo dei precedenti, annotò posizione e forma delle impronte.
La lettera successiva a questa non portava firma, ma sembra essere stata scritta da un dottore di Topsham che conclude la sua analisi supponendo che si tratti di impronte lasciate da una lontra anche se ammette di non avere conoscenza in materia.


Queste le prime, singolari prove documentali sul caso: due uomini di chiesa, un ragazzo di diciannove anni e un dottore di Topsham.
Il documento allegato a questo articolo, la particolare e molto completa analisi da parte di Mike Dash fornisce importantissimi dati ma spiega anche come dei resoconti e delle illustrazioni, siano stati fatte solo dopo un bel po’ di anni, riportando informazioni sbagliate o dimenticandone altre.
L’esperienza più facilmente reperibile sul web è la vicenda vissuta da un professore di Topsham, Davon che deduco possa essere la stessa persona che molto probabilmente ha inviato la lettera anonima di cui abbiamo letto prima.


Ci troviamo in Inghilterra e precisamente a Topsham, nel Davon.
La mattina dell’8 febbraio 1885, Albert Brailsford, preside della scuola locale, si ritrovò ad osservare qualcosa di unico affacciandosi da una delle finestre di casa sua.


Delle impronte solcavano la neve. Impronte inspiegabili.


Erano poste su di una linea retta e sembravano essere di origine ‘caprina’ cioè arcate a ferro di cavallo ma con una interruzione centrale. I primi esami mostrarono la lunghezza della singola orma pari a 10 cm con un intervallo regolare di 16 cm tra loro.
Ciò che sembrò davvero assurdo fu sicuramente la disposizione a linea retta, possibile solo se un animale avesse camminato con una sola zampa o avesse avuto due zampe facendo attenzione di camminare su una linea retta. Altro elemento sconvolgente fu la continuità delle impronte nonostante reti, recinti, mura, tetti ed un fiume. In tutto circa 50 Km ed una ventina di paesi coinvolti.
Escludendo l’opera di un burlone sia per la lunghezza dell’evento che per la difficoltà del percorso come per il clima particolarmente rigido.


Supposizioni e teorie
Cosa o chi ha creato queste impronte? Troppo difficile dirlo con certezza. Di sicuro possiamo fare delle supposizioni.


Si può ipotizzare che le cause siano molteplici e cioè create da più azioni contemporanee o successive riflettendo sulla molteplicità delle stesse impronte e per la già analizzata varietà di ambienti. Ci sono inoltre alcuni fattori che bisogna considerare e che hanno contribuito a fare crescere il mistero di quel febbraio 1855.


In Italia.

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