lunedì 7 febbraio 2011
CACCIA AI REPORTER, NOI ARRESTATI E PESTATI PER POI ESSER VIVI GRAZIE A QUEI 400 EURO
Tra gli arrestati di stamattina oltre noi cinque (poi liberati per soli 400 euro, la vita non vale più nulla qui), ci sono l'inviato di Human Rights Watch di (Hrw) Daniel Williams (marito della giornalista Lucia Annunziata), un dipendente francese di Amnesty International e una dozzina di avvocati egiziani militanti per i diritti umani.
Una vera e propria caccia ai cronisti, foto-giornalisti, cameraman e operatori umanitari egiziani e stranieri è stata lanciata da tempo , ma oggi al Cairo e ad Alessandria il via allo sport nazionale, le milizie del regime di Mubarak con l'evidente intenzione di impedire la copertura mediatica delle aggressioni portate dai loro colleghi contro i manifestanti anti-Mubarak. Bande di violenti hanno preso d'assalto diversi alberghi nei pressi di piazza Tahrir alla ricerca di giornalisti. Fino ad ora olte a noi cinque, si è appreso del pestaggio di due giornalisti turchi, di due squadre della Cnn e della Reuters aggredite, di giornalisti olandesi minacciati, con coltelli e pistole alle tempie. Ma anche dell'arresto della capo dell'ufficio del Cairo del Washington Post e del suo fotografo e di un interprete, di una troupe della tv polacca Tvp fermati dalla polizia, di sei troupe delle tv francesi Tf1 e France 24. Ieri una squadra canadese era stata salvata dal linciaggio dai militari. Sempre ieri, ma lo si è appreso oggi, un cronista greco stato pugnalato alla gamba e un inviato della tv danese Tv2 attaccato e legato ad un palo e picchiato da manifestanti con cartelli inneggianti a Mubarak. Due giornalisti turchi sono stati il primo pestato e il secondo strattonato e molestato e scippato di tutto l'equipaggiamento. Alcuni giornalisti olandesi hanno denunciato di essere stati circondati e minacciati da manifestanti filo-regime. Uno svedese è stato pugnalato. E ancora: cinque giornalisti della tv Al Jazira sono stati oggi arrestati e in serata i loro obiettivi su piazza Tahrir sono stati di nuovo oscurati. Una troupe televisiva spagnola ha denunciato di essere stata aggredita e derubata di tutto. Lo studio di produzione della tv pubblica austriaca è stato attaccato da «una squadraccia di dieci picchiatori», respinti poi da un intervento dei militari dopo una strenua difesa del personale con bastoni ed estintori. Una corrispondente del giornale austriaco Kurier racconta dal canto suo di essere stata derubata, anche del passaporto. Raid punitivi e intimidatori sono stati compiuti dalle stesse bande di lealisti anche contro le sedi dei giornali di opposizione al Cairo e ad Alessandria. E due dei grandi alberghi in prossimità di piazza Tahrir, l'Hilton Ramses e il Conrad, che ospitano noi giornalisti, cameramen e fotografi, sono stati presi di mira con sassaiole e lanci di bombe molotov da sostenitori del presidente Mubarak. Questo mentre il suo vice, il generale Omar Suleiman, rilasciava un'intervista alla tv di Stato egiziana, dichiarandosi «rattristato per le offese che alcune emittenti satellitari di Paesi fratelli (arabi) hanno arrecato all'Egitto». «Il governo egiziano sta impiegando una strategia per eliminare testimoni delle sue azioni», ha replicato Mohammed Abdel Dayem, responsabile per il Medio Oriente e il Nord Africa del Comitato per la protezione dei giornalisti che ha il suo quartier generale a New York. La volontà di oscurare i mezzi d'informazione da parte del regime egiziano non ha risparmiato nemmeno gli operatori umanitari: almeno quindici attivisti dei diritti umani sono stati portati via stamani dall'Hisham Mubarak Law Centre del Cairo da «membri della forza di intelligence Mukhabarat».
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