Democrazia autoritaria d'alto stile
Il direttore scrive parole che gli fanno onore. Mostrano la sua consapevolezza della strategia necessaria per uscire da un’Italia costruita sulla Resistenza e l’Antifascismo e che mise, in contemporanea, nel ghetto della storia due terzi degli italiani. Infatti, questo è il cuore del problema, scrive;”… è da sempre che il Foglio è appassionato dell’idea di una sinistra capace di svolgere un ruolo di governo oltre le ideologie e le faziosità che la ammorbano”. Passione da condividere e sostenere con forza. In teoria la cosa non sembrerebbe complicata: è un processo già accaduto nella sinistra di tutto il mondo occidentale. Ma da noi ancora pesano, eccome, mi si perdoni la banale semplificazione, non solo il rifiuto di Bad Godesberg, allora quasi inevitabile, ma anche il fatto di avere avuto una sinistra che coincideva, nei fatti e nell'immaginario pubblico, col più grande partito comunista dell’occidente; con tutti gli annessi e connessi di puntuta, sostanziale rigidità culturale e interessi terreni stratificatosi nel tempo. Le conseguenze sono politiche e di fondo, infatti, uno dei tanti esempi: il bipolarismo italiano non ha avuto e non ha niente a che fare, con quello tedesco, inglese, francese, spagnolo, per non citare quello americano. La nostra Repubblica è nata culturalmente asimmetrica e conflittuale ed è stata politicamente consociativa e, tale è rimasta. Con radici ancora profonde. Sed, per aspera ad astra.
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