pubblicata da Michel Upmann il giorno venerdì 19 agosto 2011 alle ore 18.29
Nota creata.
LA SINDONE DI PADRE PIO: Su un fazzoletto i volti di Cristo e Padre Pio
Compare un nuovo mistero che in molti già lo hanno ribattezzato come un nuovo miracolo. Nessuno, forse, avrebbe più sentito parlare del misterioso fazzoletto di Francesco Cavicchi, custodito fino a un anno nella casa di via Croce. Se non fosse che il professor Giulio Fanti, grande esperto della vera Sindone, è giunto a conclusioni... sorprendenti.
Le conclusioni delle ricerche condotte del professor Giulio Fanti, super-esperto in materia, autore di libri sulla Sindone e professore di Misure meccaniche e termiche alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova, sono anticipate dal settimanale Oggi in edicola da ieri.
è spuntato un fazzoletto di un devoto sul quale si sarebbe formata inspiegabilmente una doppia immagine: quella del frate cappuccino da una parte e quella di Gesù dall’altra. I due volti impressi inspiegabilmente sono molto simili.
Per quarant’anni la stoffa di cotone con le immagini è appartenuta al commendatore trevigiano Francesco Cavicchi e a sua moglie. Dopo la morte dei due, avvenuta qualche anno fa, il misterioso fazzoletto è stato affidato nelle mani di alcuni frati veneti che lo hanno sottoposto ad analisi prima di poter diffondere la notizia.
Gli studi sul reliquiario condotti dal professor Giulio Fanti, docente di Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova, hanno confermato, per il momento, la tesi dell’inspiegabilità. Il professore dalle prime analisi fatte, ha dichiarato che sul fazzoletto non c’è nessuna traccia di colore artificiale, non ci sono pigmenti. Però non è possibile ancora gridare al miracolo perché bisogna fare studi aggiuntivi appena ci sarà il permesso di tirar fuori il panno di cotone dalle teche che lo contengono.
Inoltre ha affermato che dall’esame fatto, l’occhio destro di Gesù, diverso da quello di Padre Pio, sembra avere la palpebra tagliata proprio come quello della sacra Sindone.
Si racconta che i coniugi Cavicchi andarono in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo nel 1967 e in questa occasione incontrarono Padre Pio. Dopo l’incontro col santo, al commendatore cadde il fazzoletto che Padre Pio raccolse con le sue mani e lo porse al signor Francesco.
Ritornati dopo alcuni anni per commemorare la morte del frate, Cavicchi dopo aver sognato Padre Pio prese il fazzoletto in chiesa per asciugarsi il volto e da quel momento notò i due volti impressi.
Il professore ha aggiunto che si tratta di un’immagine achiropita, ovvero non prodotta da mano d’uomo. Intanto la Chiesa non si pronuncia sul caso e se ulteriori esami saranno fatti per chiarire l’inspiegabilità della circostanza, il fazzoletto potrebbe essere ostenso a San Giovanni per la fine dell’anno o agli inizi del 2011.
Noi l’abbiamo raggiunto telefonicamente, e ci ha confermato i risultati del suo lavoro. «Come già avevo fatto per la Sindone, ho innanzi tutto verificato se sul fazzoletto ci fossero tracce di colore artificiale tali da giustificare un prodotto creato ad arte, una contraffazione, ma non ho trovato pigmenti - spiega il docente - i volti, in tonalità grigio scuro, sono fatti di un «non colore».
Quindi, si tratta di un’immagine achiropita, ovvero non prodotta da mano d’uomo, come la Sindone di Torino. Niente pitture, niente del genere. In corrispondenza delle immagini, le fibrille del cotone sono come trasparenti.
Quindi ho pensato che, posizionando un cartoncino scuro dietro al tessuto, le figure avrebbero dovuto essere messe ancora più in risalto. In luce ultravioletta ho notato delle strane strisce sotto gli occhi e sulla fronte dei due volti. L’occhio destro di Gesù, poi, è diverso da quello di Padre Pio: sembra avere la palpebra tagliata, forse da un colpo di flagello, come quello della Sindone di Torino».
Insomma, un caso tutt’altro che chiuso. Il professor Fanti parlerà del fazzoletto coneglianese in un convegno specialistico sulle immagini achiropite che si terrà martedì a Frascati.
La storia del fazzoletto appartenuto dal commendator Francesco Cavicchi, e per tanti anni custodito nella villetta di via Croce a Conegliano, è già di per sè abbastanza misteriosa. Nel 1967 i coniugi Cavicchi andarono in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e incontrarono Padre Pio. Al commendatore cadde un fazzoletto, il frate lo raccolse e glielo consegnò. L’anno dopo il frate morì e i coniugi nel 1969 decisero di tornare a San Giovanni Rotondo. E’ in quell’occasione che, secondo il racconto di Cavicchi, il fazzoletto mostrò improvvisamente ai due lati i volti di Gesù e del frate di Pietrelcina, che non scomparvero mai più, salvo, secondo il racconto di Cavicchi, cambiare tonalità in occasione di eventi eccezionali (come durante la Guerra del Golfo). Il fazzoletto finì sotto teca nella villetta di via Croce immersa nel verde dove abitavano i due anziani, Francesco Cavicchi guidò per alcuni anni i gruppi di preghiera di Padre Pio a Conegliano. Centinaia di fedeli, da Conegliano e dal resto d’Italia, raggiungevano ogni anno la villetta di via Croce per pregare e chiedere qualche grazia davanti al piccolo altare domestico. Il commendatore morì a 90 anni nell’o ttobre del 2005, la vedova Carla Venturelli custodì la teca fino alla morte, l’anno scorso. Da allora la teca è custodita da un convento di frati, che ha chiesto l’anonimato.
Compare un nuovo mistero che in molti già lo hanno ribattezzato come un nuovo miracolo. Nessuno, forse, avrebbe più sentito parlare del misterioso fazzoletto di Francesco Cavicchi, custodito fino a un anno nella casa di via Croce. Se non fosse che il professor Giulio Fanti, grande esperto della vera Sindone, è giunto a conclusioni... sorprendenti.
Le conclusioni delle ricerche condotte del professor Giulio Fanti, super-esperto in materia, autore di libri sulla Sindone e professore di Misure meccaniche e termiche alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova, sono anticipate dal settimanale Oggi in edicola da ieri.
è spuntato un fazzoletto di un devoto sul quale si sarebbe formata inspiegabilmente una doppia immagine: quella del frate cappuccino da una parte e quella di Gesù dall’altra. I due volti impressi inspiegabilmente sono molto simili.
Per quarant’anni la stoffa di cotone con le immagini è appartenuta al commendatore trevigiano Francesco Cavicchi e a sua moglie. Dopo la morte dei due, avvenuta qualche anno fa, il misterioso fazzoletto è stato affidato nelle mani di alcuni frati veneti che lo hanno sottoposto ad analisi prima di poter diffondere la notizia.
Gli studi sul reliquiario condotti dal professor Giulio Fanti, docente di Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova, hanno confermato, per il momento, la tesi dell’inspiegabilità. Il professore dalle prime analisi fatte, ha dichiarato che sul fazzoletto non c’è nessuna traccia di colore artificiale, non ci sono pigmenti. Però non è possibile ancora gridare al miracolo perché bisogna fare studi aggiuntivi appena ci sarà il permesso di tirar fuori il panno di cotone dalle teche che lo contengono.
Inoltre ha affermato che dall’esame fatto, l’occhio destro di Gesù, diverso da quello di Padre Pio, sembra avere la palpebra tagliata proprio come quello della sacra Sindone.
Si racconta che i coniugi Cavicchi andarono in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo nel 1967 e in questa occasione incontrarono Padre Pio. Dopo l’incontro col santo, al commendatore cadde il fazzoletto che Padre Pio raccolse con le sue mani e lo porse al signor Francesco.
Ritornati dopo alcuni anni per commemorare la morte del frate, Cavicchi dopo aver sognato Padre Pio prese il fazzoletto in chiesa per asciugarsi il volto e da quel momento notò i due volti impressi.
Il professore ha aggiunto che si tratta di un’immagine achiropita, ovvero non prodotta da mano d’uomo. Intanto la Chiesa non si pronuncia sul caso e se ulteriori esami saranno fatti per chiarire l’inspiegabilità della circostanza, il fazzoletto potrebbe essere ostenso a San Giovanni per la fine dell’anno o agli inizi del 2011.
Noi l’abbiamo raggiunto telefonicamente, e ci ha confermato i risultati del suo lavoro. «Come già avevo fatto per la Sindone, ho innanzi tutto verificato se sul fazzoletto ci fossero tracce di colore artificiale tali da giustificare un prodotto creato ad arte, una contraffazione, ma non ho trovato pigmenti - spiega il docente - i volti, in tonalità grigio scuro, sono fatti di un «non colore».
Quindi, si tratta di un’immagine achiropita, ovvero non prodotta da mano d’uomo, come la Sindone di Torino. Niente pitture, niente del genere. In corrispondenza delle immagini, le fibrille del cotone sono come trasparenti.
Quindi ho pensato che, posizionando un cartoncino scuro dietro al tessuto, le figure avrebbero dovuto essere messe ancora più in risalto. In luce ultravioletta ho notato delle strane strisce sotto gli occhi e sulla fronte dei due volti. L’occhio destro di Gesù, poi, è diverso da quello di Padre Pio: sembra avere la palpebra tagliata, forse da un colpo di flagello, come quello della Sindone di Torino».
Insomma, un caso tutt’altro che chiuso. Il professor Fanti parlerà del fazzoletto coneglianese in un convegno specialistico sulle immagini achiropite che si terrà martedì a Frascati.
La storia del fazzoletto appartenuto dal commendator Francesco Cavicchi, e per tanti anni custodito nella villetta di via Croce a Conegliano, è già di per sè abbastanza misteriosa. Nel 1967 i coniugi Cavicchi andarono in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e incontrarono Padre Pio. Al commendatore cadde un fazzoletto, il frate lo raccolse e glielo consegnò. L’anno dopo il frate morì e i coniugi nel 1969 decisero di tornare a San Giovanni Rotondo. E’ in quell’occasione che, secondo il racconto di Cavicchi, il fazzoletto mostrò improvvisamente ai due lati i volti di Gesù e del frate di Pietrelcina, che non scomparvero mai più, salvo, secondo il racconto di Cavicchi, cambiare tonalità in occasione di eventi eccezionali (come durante la Guerra del Golfo). Il fazzoletto finì sotto teca nella villetta di via Croce immersa nel verde dove abitavano i due anziani, Francesco Cavicchi guidò per alcuni anni i gruppi di preghiera di Padre Pio a Conegliano. Centinaia di fedeli, da Conegliano e dal resto d’Italia, raggiungevano ogni anno la villetta di via Croce per pregare e chiedere qualche grazia davanti al piccolo altare domestico. Il commendatore morì a 90 anni nell’o ttobre del 2005, la vedova Carla Venturelli custodì la teca fino alla morte, l’anno scorso. Da allora la teca è custodita da un convento di frati, che ha chiesto l’anonimato.
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