lunedì 1 ottobre 2012


CATTOTECA.COM INTERVISTA IL MASTINO
(fonte: papalepapale.com)
Parte 1:
Quelle ex prostitute che sono gli apologeti
La storia vera del cristianesimo inizia con un “fulmineo” convertito, guardacaso suo persecutore un momento prima: san Paolo. E da san Paolo in poi, dai grandi fondatori agli apologeti, di ieri e di oggi, sono loro, gli “ex”, i convertiti, che hanno fatto la Chiesa e la sua storia. Che cos’era Agostino d’Ippona? E Francesco d’Assisi? Ignazio di Loyola? O, ai nostri giorni, i capi dei grandi movimenti, pensiamo a quel Kiko Arguello fondatore del Cammino Neocatecumenale. “Ex” e “convertiti” che hanno fatto la storia cattolica, che sono stati i veri protagonisti degli ultimi 150 anni cattolici: quei laici, scrittori e giornalisti, “ex” qualunque cosa e poi “convertiti”. Pensiamo a Papini, Giuliotti, Bloy, Veuillot, Chesterton, Chateaubriand, Claudel, Julien Green, per citare solo alcuni. Avevano in comune il fatto che si definissero e si ponessero come “belve”, ringhiose assai: cani da guardia dell’ortodossia.
dialoghi di Matteo Disetti con Antonio Margheriti Mastino
(intervista già apparsa, nella prima puntata, un mese fa sul sito Cattoteca.com, e qui riproposta senza nulla mutare)
Antonio Margheriti “Mastino”, direttore del sito di apologetica e approfondimento cattolico “Papale Papale”, (www.papalepapale.com che proprio in questi giorni è in rifacimento, per un rilancio) con un passato come militante e attivista DS, studioso di storia della Chiesa e non solo… e infatti dovrebbe essere – lui giura e spergiura – il massimo esperto di morte di papi vivente, è un convertito. Nel 2004 inizia la “lenta ma bruciante marcia a tappe” della sua conversione. Da oltre un anno gestisce un sito che articolo dopo articolo ha raggiunto quote di visitatori da fare invidia perfino agli organi di stampa commerciali. Per tutte queste ragioni ho deciso di parlagli: a me interessava estorcergli dei giudizi intimi e personali che altrimenti avrebbero rischiato di rimanere nascosti all’umanità. Ovviamente sappia l’interessato che questa intervista verrà usata contro di lui in ogni processo di beatificazione e canonizzazione. Anche perché il tribunale sarà composto dai fantasmi di Martini, Bello, più vari preti antimafia, al  Mastino così invisi…
M.D.
APOSTASIA E (RI)CONVERSIONE
Come è avvenuta la tua conversione?
Forse io stesso ho creato confusione sul mio caso. Di fatto non c’è stata alcuna “conversione”. Semmai una ri-conversione. Sono nato nella Chiesa, sono cresciuto nelle sacrestie: chierichetto e cerimoniere, persino “generale” di un battaglione di 40 chierichetti, sui 17 anni divenni catechista. Fu in quel momento che qualcosa cominciò a non andare.
Il testosterone in subbuglio dell’adolescente?
No, la politica, semmai! Ricordo perfettamente gli insegnamenti deviati che iniettavo ai miei allievi; quel che non ricordo è se fossi in buonafede. Riducevo la religione ad umanitarismo progressista; dipingevo quest’epoca come “primavera della storia” perché epoca finalmente dei “diritti umani”. Ricordo che a lezione leggevo loro libri, per dirne uno, di Primo Levi, tipo Se questo è un uomo. Questo era il “catechismo”…
Che era successo nel frattempo?
Nel frattempo ero entrato nell’Ulivo, ero diventato militante del PPI, attivista, responsabile giovani popolari nella provincia e via di seguito. Era iniziata la mia marcia per nulla trionfale verso sinistra, dalla Dc (quando crollò avevo 13 anni, ma ero un ragazzino precocissimo e me la ricordo benissimo) per precipitare nell’ex PCI, secondo il classico schema gramsciano percui “compito del democristiano è prendere voti a destra, portarli a sinistra e suicidarsi”. Questo avevo fatto. Mi stavo suicidando come cattolico. Il viaggio non era finito. Mi sarei spostato ancora molto oltre, oltre l’ex PCI, e molto oltre il cattolicesimo: sulle posizione liberal-radicali. Ricordo benissimo, ad un certo punto, che mi entrò in grande antipatia uno dei sommi sacerdoti dell’italica sinistra: Giuliano Amato.
Come mai?
Perché aveva detto di essere dubbioso e di essere stato a suo tempo proprio contrario all’aborto, poi, come non bastasse, si era (aveva fatto finta almeno) dichiarato contrario al Gay Pride di Roma nell’anno del Grande Giubileo. Pensa tu che razza di sedicente “cattolico” ero io!
Il classico catto-progressista, insomma.
Sì, con la consapevolezza, ad un certo punto, di voler distruggere la Chiesa predicando ipocritamente di volerla invece “salvare”… “aggiornandola”. Ma il mio cuore non era sincero: la volevo morta!
Appunto: il classico catto-progressista, catto-comunista, vedi tu il termine…
…Figlio di puttana, mi verrebbe come “termine”!
Se lo dici tu…
Seh! Tutta questa discesa agli inferi spiegava il mio “catechismo” di allora. Così come quel cattolicesimo tutto fatto di “secondo me” e di “rotture”, che va sotto il nome di “progressismo”: altro non è che l’anticamera dell’agnosticismo, dell’ateismo di poi. Si comincia col rinnegare una Chiesa, si finisce poi col rinnegare tutto il resto, Dio compreso.
Vedi infatti che d’improvviso scopersi d’aver perduto del tutto la fede: ero ateo. E solo. Dentro.
Quali furono le conseguenze pratiche nella tua vita?
Anche dentro la metropoli, ero nella solitudine più affollata, circondato da gente la più lontana dal cristianesimo, e perciò solo: fu l’epoca dell’ossessione del sesso, compulsivo, bulimico, in ogni dove, con chiunque, di una fame febbrile e nevrotica di vita artificiale, notturna… e su tutto il resto fia laudabile tacerci, sia mai qualcosa non è ancora caduta in prescrizione. Fu l’epoca dello svuotamento, della furia antiberlusconiana, dell’odio demolitore travestito da “amore costruttivo” per la Chiesa, della dura militanza a sinistra, persino di una collaborazione a L’Espresso. Ricordo che nei momenti d’ira mi capitava spesso di bestemmiare Dio direttamente. Anche se…
Anche se…?
Anche se… un certo timore reverenziale, almeno quello, lo avevo passando davanti i tabernacoli.
Andavi in chiesa allora?
Sì, per turismo artistico. Però quello era il segno di una fioca luce che in fondo all’anima ancora ardeva. Presto sarebbe stato tutto buio. Ma all’improvviso quella lucerna in fondo al cuore, fumigante e prossima a spegnersi, invece divampò. Quasi. Prima in modo lieve, inoffensivo, gentile: davanti al corpo di san Bernardino da Siena, nella chiesa francescana nel centro dell’Aquila, oggi semidistrutta dal terremoto, un capodanno…
San Bernardino da Siena, il celebre e tremendo predicatore popolare del Medioevo… un po’ vi assomigliate, nello stile oratorio, almeno…
Ma magari! Tu bestemmi… comunque, sì, caratterialmente forse: più che un gran apologeta era un gran  moralista il Bernardino. Soprattutto un sanguigno divulgatore delle cose più alte, talora di esplosiva e ruvida comicità. Ne sono devoto, è il mio prediletto… Vabbè! Torniamo a noi… dicevo?
La tua fede s’illumina prima in modo lieve, poi?
Ah sì. Poi divampò in modo bruciante, violento, da far girare la testa. Fu l’incontro con Messori e Ratzinger insieme, nel libro famoso Rapporto sulla fede.Tutto il mio mondo, morale, religioso, politico e intellettuale fu stravolto. Era il 2004. Ma non smisi di votare a sinistra (e di essere antiberlusconiano, attutii solo il mio attivismo). Era iniziato un percorso. La prima tappa: conversione ecclesiologica. La seconda tappa fu ancora in quel 2004: conversione liturgica. [qui forse il Mastino si confonde: quella messa dovrebbe risalire a un anno prima. NdR].
Liturgica” in che senso?
Per caso passando da Santa Maria Maggiore, incappai nella messa in rito antico – della quale nulla sapevo se non… che era in latino – celebrata dal cardinale Castrillon Hoyos: quella messa che per caso e per la prima volta vedevo, la messa antica, mi bruciò il cuore. A me, ragazzo di sinistra, radicale, quasi ancora ateo, ancora non innamorato della Chiesa. Rimasi incantato. Avvertii potente il mistero che irrompeva: non avevo mai visto, sentito, immaginato mai nulla di simile. Eppure… ne avevo servite di messe come cerimoniere!… Era ancora una conversione della testa. Ci saranno altre tappe, lungo gli anni, di conversione dottrinale, morale e politica. Ma siamo ancora e sempre nell’ambito della conversione di testa.
Poi si arriva al momento mistico: la conversione del cuore.
Eh! Lì è dura. Lì molto è compito non tuo ma della grazia. Per la parte che mi spetta, ci sto lavorando tuttora, se è vero come è vero che non sono affatto un cattolico esemplare, e ogni volta mi vergogno di presentarmi davanti al Santissimo: perché lui sa e io so, che le mie prediche non corrispondono al mio razzolare (parliamo però di peccati individuali, privati, non contro la Chiesa). E sa lui e so io che cerco pure di non farmene accorgere da tutti gli altri. L’ultima tappa del cammino di conversione è la santità. Ma qui puoi capire che è un cammino di “perfezionamento” che su questa terra non finisce mai: un continuo convertirsi e riconvertirsi gli uni gli altri, e dentro, fra un dubbio e l’altro.
Morale della favola?
Non è vero che sono il classico convertito che mette per la prima volta piede nella Chiesa: nella Chiesa c’ero sempre stato. Cresciuto in mezzo a suore, preti, vescovi, monaci, bizzoche. E senza accorgermene (?) me ne ero allontanato pur standoci dentro formalmente. E dopo essermene accorto, ufficialmente ci restai da ipocrita: per farle male da dentro. Fino poi alla rottura anche formale e ufficiale. Sapevo (credevo, almeno) cosa lasciavo andandomene. E avevo tutta la pericolosità di quei progressisti che rompono con la Chiesa ma che della Chiesa tutto conoscono: sanno dove è più debole, dove i suoi equilibri sono più delicati, dove è nascosta la pietra angolare: e lì battono duro. Un ateo militante da sempre è più onesto, ma anche meno pericoloso, la sua ingenuità arruffona lo rende inoffensivo per il credente e per una Chiesa che non conosce e dunque non sa in quali suoi centri nevralgici infilare il chiodo. Io lo sapevo, perciò ero pericoloso, e i miei articoli del tempo lo dimostrano. Del resto, diceva Gomez Davila: “Ciò che si pensa contro la Chiesa è privo di interesse, se non lo si pensa da dentro la Chiesa”. È io da lì dentro venivo e avevo maturato il mio pensiero… per niente stupendo.
L’inquinamento della fede e la sua perdita. Cosa è stato, dunque?
La politica. La politica è stata: piegavo e abbassavo il mondo e la Chiesa, per innalzare la politica, quel cattolicesimo democratico che si invaghiva dell’ex comunismo e poi della sua “degenerazione borghese”: l’agenda liberal-radicale. Per giustificare quei “compagni” ero pronto a tutto, sino a diventare io stesso “compagno” e più compagno dei compagni stessi. Compagni che ad un certo punto – con lo scetticismo dei comunisti che si vedono arrivare quei cattolici sfranti che si infervorano della loro causa più di loro stessi – scuotevano la testa e dicevano “calma”, “non esagerare”, dopotutto “sei un cattolico”, “non conviene andare così duro contro la Chiesa”. Succede che proprio i comunisti invochino un minimo di serietà e se non coerenza almeno decenza da questi (di fatto) ex cattolici: che mostrano tutto quel tipico clericale zelo entusiasta e a scoppio ritardato per cause che, essendo anacronistiche, gli scafati comunisti, senza più illusioni, s’apprestano ad abbandonare.
L’UNICA CHIESA MISSIONARIA
Il Mastino di papalepapale
Da ex cattolico arrivi al paradosso di diventare ex-ex cattolico e dunque ex cattocomunista. Da ridere, se non fosse un miracolo! Dicono che gli “ex” siano i più agguerriti…
Sì, e si portano dietro anche le acidità, le asprezze, non di rado i rancori e le smanie di rivalsa di tutti gli ex… coniugi compresi. Ma si capisce: perché hanno visto l’errore da vicino, con i loro occhi, l’hanno toccato, sperimentato. Sanno da dove viene e dove porta; ne conoscono la disperazione, e tutte le sue seduzioni e inganni, sanno che dopo i fuochi d’artificio si ripiomba in quello che l’ha preceduti: silenzio e buio, un deserto nella notte, il nihil, e la festa è finita. Perciò difficilmente un convertito ricadrà nel suo errore: lo conosce troppo bene, nessuno lo può incantare. Non servono a niente più, non con lui, i “fuochi d’artificio”. È una causa persa in partenza per i nemici della Chiesa, suoi ex colleghi di ventura: ai quali non resta, in genere, che liquidarlo come matto, eccentrico i più benigni; destabilizzante prima che ripugnante ai loro occhi.
Prendi te… e il tuo furor devastante contro comunisti e soprattutto catto-liberal-comunisti… Cioè contro il Te Medesimo appena trascorso: cerchi di uccidere il Mastino Rosso che fu, non gli perdoni nulla.
Quando la sinistra politica o i cattocomunisti, i progressisti in religione, ci propinano le loro ricette “salva-vita”, indistintamente per la “società” e per la “Chiesa”, a me non mi fanno fesso, perché io prima di loro proponevo quelle cose, e le proponevo consapevole di millantare che fossero “per il bene della Chiesa”: ma nello scrigno del mio cuore, in realtà, sapevo benissimo di dare un’esca avvelenata a quei boccaloni di cattolici che avessero voluto cascarci, di poi con le loro stesse mani collaborando alla decostruzione del Santo Edificio. L’uomo di sinistra, il cattocomunista odia la Chiesa, ne desidera la distruzione, la riduzione a una religione civile, e infine la sua dissoluzione nella società civile, com’è successo coi protestanti europei e storici: un odio (e un disegno) che non osa dire il suo vero nome. Che si traveste di struggente e tremulo e ansiogeno “amore”. Come diceva Shakespeare: “Nei processi, quale causa disonesta e corrotta che, sostenuta da una voce graziosa, non maschera il volto del male? Nella religione, quale colpa tanto maledetta che una fronte grave non la benedica e approvi usando un testo sacro, con una bella frase celando l’ignominia? Non c’è vizio elementare che non assuma qualche segno di virtù sulle sue parti esterne”.
Gli “ex”, dici. Qual è stato il loro ruolo nel cattolicesimo?
La Chiesa, missionaria per natura, è fatta per gli ex: vive di convertiti. Si moltiplica grazie ad essi. Che sono il suo grande tesoro. L’unica chiesa missionaria, l’unica! Quando ci penso mi commuove ‘sta cosa…
L’unica? Pure le altre convertono… altrimenti che chiese sarebbero?!
E no, e no!, caro mio. Convertire significa accettare un’adesione spontanea, dopo che ti sei andato a cercare una persona e hai spiegato tutto della tua fede, le hai reso ragione delle tua speranza. È persuadere, fare in modo che l’uomo conosca il tuo Dio, lasciandolo liberamente innamorare dell’Unico.
La musulmana, invece, non prevede questa “missionarietà” o addirittura “rendere ragione”: Allah non si spiega, è assurdo farlo, Esso è “un’evidenza in cielo come il sole”, solo un pazzo, a sentire l’islamico, può non credergli: possiamo noi non credere all’esistenza del sole se lo vediamo lassù? Perciò l’islamico, in nome di Allah, non deve convertire, ma piegare, dominare, schiacciare, se è il caso, “l’infedele”: vedi infatti che ad oggi non esistono una vera teologia ed esegesi islamica, tanto più che il Corano è intraducibile in lingue diverse dall’arabo antico, va preso alla lettera, anche perché la sua copia originale sta in cielo e non è mai scesa: del resto l’islam è un’espressione geografica, chiunque è l’islam, ognuno è un islam a sé, ogni imam lo è: non è una chiesa.
L’islam “non è una chiesa”, dici, e ci suona nuova. Ma le ortodosse e le protestanti lo sono. E mò come la metti?
Le chiese ortodosse e protestanti poi, legate alle rispettive corone, ai poteri costituiti, religioni di stato, sono anche religione nazionali: non hanno interesse a svolgere fuor di patria attività di proselitismo. Solo spinti dalla necessità e dalla concorrenza cattolica, i protestanti si decisero a metà ’800 a fare un po’ di “missione”, ma solo nelle terre dei rispettivi imperi coloniali. E senza assimilare gli indigeni nel proprio clero, diversamente da come facevano i cattolici, universali per antonomasia: erano razzisti quanto i loro padroni in parlamento e sui troni, i protestanti.
Il buddismo lo vogliamo salvare?
Se l’islam non è una chiesa, il buddismo non è manco una religione, è una filosofia, se non un “autoerotismo” – come ebbe a dire il cardinale Ratzinger – che privo com’è di reali aspetti soprannaturali e di redenzione, non è interessato, fisiologicamente, alla missione.
Così come l’animismo è legato strettissimamente a territori, caste, situazioni circoscritte e tribali, alle tradizioni autoctone e così via.
L’ebraismo poi, non ne parliamo: guarda con orrore il proselitismo missionario, che è la negazione del giudaismo: legato com’è alle questioni di solo sangue e, oggi, tipicamente di elite culturale ed economica: si è ebrei per il sangue e per il censo, non per il cuore. Infatti, se c’è qualche simpatizzante dell’ebraismo che non ha sangue giudeo, lo confinato in un cortile apposito di “gentili”, separato dai “veri ebrei”. E così via…
Beh, i protestanti americani sembrano agire diversamente: sono più missionari dei cattolici.
Solo il cosiddetto “protestantesimo impazzito” americano, che è una mezza milionata di sette, è interessato al proselitismo, ed è molto aggressivo: ma lì non si tratta manco più di chiesa e di religione, è un business come un altro: è questione di soldi non di fede, non si cercano fedeli ma clienti (e grossi finanziamenti pubblici riconosciuti a ogni realtà religiosa, anche composta da poche centinaia di persone). Non è un caso adoperino le tecniche e la logica persuasive della pubblicità e della televisione commerciale. Non è neppure un caso che per vendere un aspirapolvere si usino negli Usa le stesse tecniche, prediche, scenografie, copioni, predicatori che vendono “spiritualità” a pagamento: si cambia solo la parola “Dio” contro “l’anticristo”, con quella di “aspirapolvere”… contro quegli altri “anticristi” invisibili degli “acari” immaginari, pronti a scatenare “l’apocalissi” nei nostri letti, bambini, case, cessi. Vendono un prodotto, comunque si chiami, dio o aspirapolvere: purché paghino. Sono commercianti non apostoli!
QUELLE EX PROSTITUTE CHE SONO GLI APOLOGETI
Kiko Arguello e Benedetto XVI
Abbiamo divagato parecchio: abbiamo lasciato in sospeso la domanda su quale è stato il ruolo dei “convertiti” o degli “ex” nella storia cattolica.
La storia vera del cristianesimo inizia con un “fulmineo” convertito, guardacaso suo persecutore un momento prima: san Paolo. E da san Paolo in poi, dai grandi fondatori agli apologeti, di ieri e di oggi, sono loro, gli “ex”, i convertiti, che hanno fatto la Chiesa e la sua storia. Che cos’era Agostino d’Ippona? E Francesco d’Assisi? Ignazio di Loyola? O, ai nostri giorni, i capi dei grandi movimenti, pensiamo a quel Kiko Arguello fondatore del Cammino Neocatecumenale…
Kiko, la bestia nera dei “tradizionalisti”. Ti piace?
Bestia nera dei farisei! Sì, mi piace la sua opera: sugli uomini, è Cristo stesso che ci ammonisce a non confidare, a non chiamare alcuno “maestro perché uno solo è il Maestro”: Gesù. Ma sto con Kiko, con tutti i suoi limiti e la sua generosità, sto dalla parte dei neocatecumenali: perché, al fondo, sono dei neofiti pure essi, degli “ex”, che stanno dalla parte di Cristo e del Papa, suo vicario. Sempre!, non quando gli fa comodo come certo farisaico arcipelago tradizionalista (o almeno quello vicino alla setta lefebvriana).
Ehhh adesso stai dando addosso ai tradizionalisti per entusiasmarti per i neocatecumenali: rischi di diventare un ex-ex-ex… e anche parecchio ingeneroso.
Non me ne frega niente e in ogni caso non è vero, sono cattolico e il cattolicesimo vuole tutto e c’è spazio per tutto, fermo restando i fondamentali comuni: per il tradizionalista, il carismatico, il neocatecumenale. Ma sto con Kiko…
Aridaje… ma te vuoi arrivare alle mani coi tradizionalisti…
Arriverei anche alle manette, se questo è dovere di giustizia. Sto con Kiko e i suoi amici in Cristo. Sono un popolo di santi. Per questo sono così scomodi, indigesti, disprezzati, incomprensibili a certo establishment cattolico anche ortodosso: anche loro sono dei convertiti, e dei convertiti si portano il fuoco sacro e profano insieme, le sbavature non di rado. Il disprezzo che suscitano in molti cattolici non dico “adulti” (ché quelli non sono manco più cattolici… adult…erati come sono, sono solo tossine maledette nel corpo santo della Chiesa, tossine da espellere per la salute del “corpo”) ma almeno perbenisti e “moderati”, imborghesiti sazi e indifferenti, è comprensibile, per i motivi succitati. Aaahh che liberazione: mi sono sfogato finalmente!!
Ci sono laici “normali”, dei civili diversi da Kiko, senza movimenti dietro, che, “ex” e “convertiti” hanno fatto la storia cattolica?
Caspita! Sono stati i veri protagonisti degli ultimi 150 anni cattolici! Quei laici, scrittori e giornalisti, “ex” qualunque cosa e poi “convertiti”. Pensiamo a Papini, Giuliotti, Bloy, Veuillot, Chesterton, Chateaubriand, Claudel, Julien Green, per citare solo alcuni.
Avevano in comune il fatto che si definissero e si ponessero – con la loro penna cruenta ma al fondo pura, talvolta esagerando ma sempre per eccesso e non per difetto di zelo, ma tuttavia efficacissima e che lasciava cicatrici sulla pelle – si definissero e ponessero, dicevo, come “belve”, ringhiose assai: cani da guardia dell’ortodossia.
Mastini…
Naturaliter! Contro l’errore e l’orgoglio che porta con sé l’errante. Mai però fecero i farisei nel tempio contro qualcuno che versasse in stato di peccato individuale ma che tuttavia mai si sognò di fare teologia della sua colpa; per il “pubblicano” che consapevole delle sue colpe stava in ginocchio nello stesso tempio del fariseo, si batteva il petto e non osava alzare gli occhi al cielo perché si vergognava delle sue debolezze, dinanzi a Dio. Ecco, questa loro durezza bestiale sul principio e sull’orgoglio infernale di chi vuol fare del suo peccato principio, s’accompagnava sempre alla misericordia e alla delicatezza verso i singoli peccatori che riconoscevano il loro peccato per quel che era. Sta in questa loro amicizia per il “pubblicano” di tutti i tempi, la loro grandezza. Sta nel riconoscersi essi stessi “pubblicani nel tempio”.
Louis Veuillot, il grande apologeta e defensor fidei dell’800
Parlaci di qualcuno di questi “mastini”… del cattolicesimo, di questi convertiti “belve”…
Di uno di questi “mastini”, il più virulento e appassionato di essi, il più onesto anche, che assunse, odiato e amato, fama internazionale nel periodo peggiore del cattolicesimo, a fine ’800, ergendosi in sua difesa (e su di lui poi cadde, anche da parte cattolica, la congiura del silenzio), Louis Veuillot, dirà un altro grande cattolico, lo scrittore e suo amico Ernest Hello: “Per il peccatore non ebbe che indulgenza. Per il dottore del peccato, fu terribile. Era pieno di misericordia e di solidarietà per la debolezza umana che cede al male. Ma si indignava per la perversità di chi non solo fa il male ma lo glorifica. La pratica del vizio lo trovava pronto a scusare e a perdonare. Ma l’apologia del vizio gabellato per virtù lo rendeva furibondo”. Non a caso, nota Messori, questo Veuillot, scambiato per implacabile moralista ebbe invece per amici speciali implacabili peccatori. E ai tanti farisei cattolici in piedi nel tempio che pregavano Dio dicendo “ti ringrazio di non essere come loro e di essere perfetto”, il mastino Veuillot replicava: “Pentirsi è un dono di Dio. A me basta che, pur peccando, riconoscano che questo non è bene, che non sono innocenti. Quando il peccatore, pur impenitente, non cerca di scusarsi, come è grande e saggio! Per me, è già sulla via della salvezza”.
Di più vicini ai nostri giorni?
Magari in tono meno “cagneso”… “mastiniano”, meno da “belva” insomma rispetto ai predecessori, pensiamo a “convertiti” ed “ex” che si sono trasformati in formidabili apologeti: Messori (il co-autore terreno della mia conversione e poi responsabile della mia smania di fare apologetica, prendendolo ad esempio), Frossard, Muggeridge…
Quei laici e atei convertiti di un secolo fa che si fecero apologeti formidabili e quelli di oggi, cosa hanno ancora in comune?
Hanno in comune un’altra cosa: quando la Chiesa è rimasta sola, attaccata e perseguitata dall’esterno e soprattutto dall’interno, quando tutti, anche i più insospettabili che si erano beccata la febbre di qualche moda ideologica, la davano per sconfitta, anacronistica, spacciata e magari morta e sepolta, sono rimasti i soli, sulla barca senz’olio e controvento di Pietro nella tempesta, a battersi a petto nudo contro tutto e tutti per l’onore della Chiesa, del papa, per la fede e la sua ragionevolezza. E alla fine, la storia (la Provvidenza, ossia) gli ha dato ragione. Sono loro che hanno mantenuto laicamente accesa la piccola fiaccola ormai fumigante, che hanno raccolto i cocci di tutto quanto era stato mandato in frantumi… e piano piano li hanno rincollati…
Perché allora questi qui, tanto utili, danno così fastidio all’interno della Chiesa? Perché sono stati perseguitati in vita e poi, morti, su di loro è caduta la congiura del silenzio?
Nemo propheta in patria! La radicalità dà fastidio perché è destabilizzante, divelle la tua poltrona prenotata comoda comoda in prima fila in Chiesa, svilisce il tuo cattolicesimo imborghesito e senza più avventura e scommessa, prima che degeneri in fariseismo. E quando lo diventa, il “convertito” sta lì proprio a fartelo notare, a gridarlo se necessario, davanti a tutti, e chiama pure Dio a testimone. E questo fa saltare i nervi. Il convertito è quell’eterno bambino che, contro la menzogna ipocrita e il quieto vivere dei più, punta in alto il dito e grida meravigliato “il re è nudo!”: e niente alla gente dà più fastidio di chi nota l’evidenza, di chi non nega la realtà, di chi non cede alla semantofobia rinunciando alle parole che evocano fantasmi proprio perché sono quelle giuste, di chi dice la verità oggettiva così com’è. Può dar fastidio a certo cattolicesimo clericale e borghese, magari buonista e “adulto” il tratto ispido e il parlare apertis verbis di questi soggetti. Epperò è Cristo stesso, quel Cristo che sposta sempre gli ostacoli e ti fa nomade, che in Giovanni dice “a voi mediocri, a voi né carne né pesce, né caldi né freddi, a voi dico: vi vomiterò dalla mia bocca”, e soprattutto “il vostro parlare sia sì-sì no-no, il di più viene dal demonio”.
Sembrano la sola Chiesa militante, a sentire te, questi “ex”… che si sono fatti “cattolici belve”. Ma non ti stai autocostruendo se non un monumento l’immunità con licenza d’uccidere?
Io non conto un cazzo, parlo degli altri. Ma poi da dove sono venuti i grandi nemici della Chiesa? Dal suo interno, da chi nella Chiesa c’era stato sempre: Ario era un presbitero e teologo berbero, Lutero era un monaco agostiniano, quell’ipocrita infido e agnostico di Erasmo da Rotterdam molti lo ignorano che era un prete agostiniano, Voltaire era un allievo dei gesuiti (infallibili nello sfornare i peggiori nemici del cattolicesimo, sino a diventarlo, infine, da se medesimi), Stalin un seminarista ortodosso…
E nel post-Concilio…
… ecco, lì pure: chi ha devastato la Chiesa e poi magari abiurato tacitamente o rumorosamente il cattolicesimo? I Dossetti, i Kung, i Suenens, i Balducci, i Franzoni, Schillembeeckxy, Congar, Ranher, Alfrink e via proseguendo: in comune hanno una cosa: sono sempre stati cattolici, erano tutti preti e frati. Le punte di diamante della chiesa docente e delle gerarchie ecclesiali. E mentre questi dalle loro cattedre lussuose demolivano il Santo Edificio, dalla Spagna un giovane “convertito”, un laico senza né cattedre né pulpiti, a mani nude, il succitato Kiko Arguello, concentrato sull’Essenziale, ricostruiva il Tempio partendo dalle bidonvilles di Madrid.
Ancora Kiko: ancora una volta laici “convertiti”… proprio non ti vanno giù i preti.
E che ci posso fare: sono anticlericale, perché sono realista… Il clericalismo, è il primo passo verso la morte dell’apostolato.
I convertiti, queste ex prostitute redente misteriosamente, senza ragione apparente a volte, quasi, diresti, per “caso”. Pensaci…
Ci penso, se ti fa piacere…
Questi qui, molto spesso, irrompono nel Tempio, difficilmente docili bussano sull’uscio in attesa che qualcuno apra: è come quando vinci i mondiali di calcio… devi urlare la tua gioia, manifestarla a tutti, fare casino, prenderti soddisfazione sugli sconfitti. Sono scomodi perché irritanti: strepitano, gioiscono, perché per loro il cattolicesimo è una scoperta ogni giorno, e hanno tanta voglia di mettersi in “gioco”, di provarlo radicalmente. Molto più di chi cattolico è sempre stato e magari guarda con struggimento quella mondanità che il “convertito”, l’”ex” si è lasciato disilluso alle spalle, e sono smaniosi di scappare alla prima occasione (e se ci restano, lo fanno solo per la forza dell’inerzia o per pigrizia o perché mancò l’occasione più che il coraggio). Insomma, danno fastidio, rompono le palle.
Anche perché creano pure guai e incidenti.
Incidenti diplomatici, sì. Guardàti, dunque, da chi già stava “dentro” – assuefatto allo “scandalo” del cristianesimo sino alla sua banalizzazione – con diffidenza se non con disprezzo, sospettati di “fanatismo” ed “esaltazione”, non di rado sono perseguitati, messi in quarantena, castigati. In genere, a correre in loro difesa e salvarli, ieri come oggi, sono stati proprio i papi in persona… anche perché il loro rapporto di affetto e devozione verso il Vicario di Cristo è immenso, quasi ingenuo, con un che di infantile. Il papa, paternamente capisce, apprezza, prima gli dà qualche buffetto sulla faccia a mò di rimprovero per le monellate e vere e proprie cazzate compiute, ma poi gli carezza il capo, lo scuote esso stesso, gli dà una pacca sulle spalle e dice “andate andate, ma non fate troppo chiasso la prossima volta”, e poi, vedendoli allontanare, borbotta fra sé e sé: “ma sono dei bravi ragazzi, in fondo… lasciamoli sfogare!”. Come bambini. E i bambini sono fastidiosi, fanno i capricci, sono dispettosi, certe volte pisciano persino per terra; soprattutto dicono sempre le verità più imbarazzanti in faccia ai grandi, e sono sinceri, innocenti al fondo: terribili e temibili. Ma è proprio essendo “come bambini”, ammonisce Cristo, che di noi sarà il regno dei cieli.

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